Capitolo 13

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I raggi del sole gli stavano davvero dando fastidio. I suoi occhioni da cerbiatto verdi non erano pronti a quell'impatto luminoso. Altri cinque minuti se li sarebbe meritati, e invece nemmeno quelli gli erano stati concessi. Ma chi era quel cretino che aveva lasciato la tapparella alzata?

Piano piano aprì gli occhi. Mai ne fu così grato. La visuale di fronte a lui era a dir poco paradisiaca. Levi era girato di spalle, cercando qualcosa da mettersi nel suo armadio. Solo i boxer aveva indosso, nient'altro se non quel sottile strato di stoffa, il che lasciava in bella vista tutti i muscoli presenti sulla sua schiena e sulle sue spalle. Che bel risveglio.

«Smettila di osservarmi.» disse, di tutto punto, il moro, senza mai voltarsi a guardarlo nemmeno per un attimo.

Eren era confuso. Come diavolo faceva a sapere che lo stesse osservando? «Ma... Ma come hai...?»

«Io ho occhi ovunque, moccioso, ricordalo sempre.» Quella risposta sembrava una minaccia a tutti gli effetti. «E ora alzati. Abbiamo tante cose da fare.»

Eren era sempre più confuso, probabilmente era complice il fatto che fosse appena sveglio. Solo in quel momento il moro si girò verso di lui, notando un cipiglio frastornato sul suo viso. Si ritrovò a pensare al fatto che il castano, appena sveglio, gli faceva quasi tenerezza. «Alle 8:00 devi essere a scuola.» spiegò, cercando di chiarire i suoi dubbi.

Il ragazzo strabuzzò gli occhi. Si era completamente dimenticato di dover andare a scuola. E se fosse stato troppo tardi? Non poteva permettersi di fare ritardo dopo un intero mese di convalescenza.

«Muovi il culo che dobbiamo anche passare a casa tua a prendere i libri.» disse nuovamente Levi, con il suo solito tono duro, nel mentre che finiva di abbottonarsi la camicia.

Il castano aveva capito il senso della frase, ma, nonostante ciò, era stato solo un piccolo dettaglio ad attirare la sua attenzione. «Dobbiamo hai detto?»

«Se preferisci andare da solo...» Solo lui sapeva quanto amasse provocarlo, ormai conosceva a memoria le possibili reazioni del ragazzo.

«No no no no non intendevo quello!»

Levi si fece scappare un ghigno compiaciuto. Tormentare il più piccolo stava diventando un hobby. «I tuoi vestiti sono lì.» indicò un pouf bianco posizionato in un angolo della stanza, su cui erano posati i vestiti che ieri aveva levato di dosso a Eren, perfettamente piegati e ordinati, dopodiché uscì dalla stanza, lasciando un Eren perplesso per l'ennesima volta nell'arco di quei pochi minuti.
Quest'ultimo si alzò e cominciò a vestirsi. I vestiti erano piegati nel migliore dei modi, nemmeno nei negozi di abbigliamento venivano posti con tanta cura. Ora che ci faceva caso, ogni centimetro di quella stanza era perfettamente ordinato, la notte precedente non ci aveva assolutamente fatto caso, per ovvi motivi. Probabilmente anche nel resto della casa non c'era nulla fuori posto, magari solo nelle camere dei suoi coinquilini.

I suoi coinquilini.

E se avessero sentito tutto? Che imbarazzo. Non ci poteva pensare. In caso avessero sentito tutto, sperava solo di non doverli vedere appena avrebbe raggiunto Levi.
Si fece coraggio e uscì dalla camera. Non ricordava nulla di come fosse fatta quella casa. Probabilmente avrebbe dovuto scendere le scale, ma poi?

«Ciao! Tu devi essere Eren!»

Il ragazzo rischiò la morte in quel momento.

Si girò di scatto, udendo quella voce femminile squillante proprio dietro di lui. Fin troppo squillante per essere primo mattino.
Di fronte a se vide un volto sorridente, contornato da tanti capelli rossi disordinati e in cui spiccavano due brillanti occhi verdi.
Eren non riuscì a dire nulla, era ancora scosso da quella comparsa improvvisa.

Underground - EreRi/RiRen - ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora