★sharing boredom

2.2K 82 7
                                    

Una tua amica ha organizzato una cena con parecchia gente e ti ha chiesto di venire. È una di quelle cene a cui si aggiungono persone man mano che l'evento si avvicina e, anche se non conosci gran parte degli invitati, decidi di andare.
Spesso, in queste occasioni, ti annoi, perché finisci a parlare con gente poco interessante; ti è capitato raramente di incontrare qualcuno con cui sia valsa davvero la pena di mantenere un contatto. Però ci vai, perché non hai di meglio da fare e la tua amica ci tiene parecchio.
-
Come avevi predetto, ti stai annoiando a morte: sei seduta al tavolo del locale prescelto per quella cena, assieme ad altre persone con cui scambi sporadiche conversazioni. Ti senti come una barca che ondeggia in modo ripetitivo e nostalgico, quando è ormeggiata in un molo.
Ad un certo punto noti un ragazzo nelle tue stesse condizioni, che ogni tanto ti lancia qualche sguardo: sta giocando con un bicchiere, facendolo roteare sulla tovaglia in un moto concentrico e ripetitivo, segno evidente che si sta annoiando almeno quanto te, se non di più.
Osservi i suoi capelli ricci, soggetti a piccoli movimenti quando il ragazzo sposta la testa e rimani affascinata dalle dinamiche che il suo viso acquista ogni volta che cambia posizione; presto si accorge che lo stai fissando, così comincia a fare lo stesso con te. Ti senti in imbarazzo, ma decidi di non farglielo notare, così sostieni il suo sguardo, finché non ti alzi.
Lui sembra sorpreso, vedendoti avvicinare, ma non si sposta, aspetta che tu lo raggiunga e ti metta sulla sedia vuota accanto a lui.
Da così vicino, ti prendi un attimo per osservarlo ancora, prima di parlare.
Adesso puoi distinguere il colore dei suoi occhi, celato dagli occhiali alla distanza in cui ti trovavi prima. Sono scuri come i suoi capelli, annoiati come il resto del suo corpo dà a vedere, dalla postura rilassata al broncio delle pallide labbra.

-Andiamo via?-.
È una semplice domanda, eppure il tono della tua voce la fa sembrare una richiesta quasi supplichevole, che lo stupisce ancora.
Sorridi, ti piace stupire le persone.
Così, nonostante la tua domanda sia incredibilmente poco originale, il ragazzo annuisce e ti guarda pensieroso. -Va bene.- .
Insieme, vi alzate ed uscite dal locale. Tra di voi c'è una sorta di complicità implicita, che vi porta a capire subito ciò che l'altro vuole, senza parlare.
Raggiungete la tua macchina, lo inviti a salire con un gesto. Lui esegue senza dire una parola.

Venti minuti dopo, siete in campagna.
Parcheggi l'auto vicino ad un grande albero; l'aria fresca della sera agita i suoi rami e ti fa rabbrividire, così indossi la felpa che ti eri portata.
Lui scende dal veicolo e cammina fino al tronco dell'albero, appoggiandovisi con la schiena.
Ha lasciato aperta la portiera; non la chiudi, ma apri la tua e, prima di scendere accendi la radio ed alzi il volume.
È strano, ma ti senti incredibilmente a tuo agio con lui, nonostante tu non l'abbia mai visto prima. Potrebbe essere uno psicopatico, un killer o chissà quale altra categoria di pericolo pubblico, e tu lo hai portato in un posto buio e sperduto, eppure sei tranquilla. Ti senti bene.
Ti metti a cantare e ti avvicini a lui, porgendogli la mano. Un debole vento ti sfiora i capelli sciolti e ti rinfresca il viso, dandoti una sensazione di piacere.
Lui prende la tua mano e si lascia trasportare da te, che intanto, oltre a cantare, hai cominciato anche a ballare. Non sei molto brava, eppure lo fai, senza preoccuparti di quello che il tuo nuovo amico potrebbe pensare.
Quando alzi lo sguardo su di lui, noti che ti sta osservando con interesse e sorride.

Nel momento in cui smetti di ballare, riprendete a fissarvi. Siete uno davanti all'altra, le braccia lungo il corpo, gli occhi fissi l'uno sull'altra. Non hai mai agito così tanto d'impulso come quella sera; ne sei profondamente felice. Ti riprometti di cominciare a seguire di più il tuo istinto, d'ora in poi.

La radio continua a passare canzoni diverse, che vi scivolano lente addosso come acqua; non avete ancora detto una parola da quando siete usciti dal locale.

Finalmente lui muove dei passi verso di te, ti prende per i fianchi e tu porti le braccia sulle sue spalle. Automaticamente ricominciate a ballare, stavolta un lento, a ritmo della canzone che proviene dalla tua macchina. Le note risuonano nell'aria intorno a voi, che vi stringete sempre di più l'uno all'altra. E' vero, non vi siete mai visti prima, ma state condividendo uno dei momenti più intimi della vostra vita, ve ne rendete conto nel momento in cui tornate a guardarvi negli occhi, senza smettere di ballare.

Tra di voi aleggia la sensazione che qualsiasi gesto voi possiate compiere da quel momento in poi, sarà sempre giusto, perché in quel momento non esistono parole o azioni sbagliate. Non esistono mai, quando si tratta di istinto.

Canti a bassa voce, muovendo le labbra lentamente, gli occhi ancora incollati ai suoi, che non accennano a darti un minimo di tregua. E' come se, per tutta la sua vita, non avesse aspettato altro che quella fuga notturna e quei tuoi occhi da guardare. E tu ti senti allo stesso identico modo, senti che domani mattina rimpiangerai quelle iridi scure e quei capelli ricci che adesso ti accarezzano la fronte.

-Nelson.- ti dice, e tu deduci che sia il suo nome. Che ti abbia dato quest'informazione perché vuole rivederti? Dovresti dirgli il tuo nome anche tu? Hai paura che, svelandogli quel piccolo mistero, la magia possa finire, che tutto svanisca nel nulla nel tempo di una canzone, di un ballo, di un sospiro. Puoi permetterti di rischiare, così decidi di dirglielo lo stesso.

-t/n.- rispondi.

Ti sorride, stringe le mani sui tuoi fianchi e ti avvicina a sé. Ti sbagliavi, nulla è svanito, niente si è dissolto, tutto è rimasto com'era: il suo corpo premuto contro il tuo, i capelli soffici sulla tua fronte, il debole respiro sulle tue labbra. Adesso sei felice di aver condiviso il tuo nome con lui, e che lui abbia fatto lo stesso con te.

Siete complici di una fuga dal mondo, compagni di spensieratezza ed impulsività. Anche ora, che i vostri movimenti sono così lenti da confondersi gli uni con gli altri, mentre lui ti porta una mano alla guancia e tu accarezzi i suoi capelli, abbandonandoti alla sensazione di quei ricci tra le dita, non riesci a programmare nemmeno un movimento. E, quando chiudi gli occhi, ti sembra di galleggiare sulla superficie dell'acqua, esausta dal continuo navigare alla cieca, senza sapere realmente dove andare. Finalmente puoi riposarti e naufragare in mezzo al buio e alla musica ed alle sue braccia, che ti sostengono come se dovessi cadere da un momento all'altro.

Entrambi siete grati l'uno all'altra per quella fuga, che ha giovato ad entrambi, nata da due ragazzi che stavano condividendo la noia.


post capitolo

non so se mi piace questo capitolo, è la prima volta che non sono sicura di aver scritto davvero qualcosa di bello per quanto riguarda questa fanfiction, spero che vi piaccia comunque, in caso contrario probabilmente lo cancellerò e lo riscriverò. fatemi sapere che ne pensate;

arriverenze:)

Space Valley || immagina & preferenzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora