comincio questo capitolo avendo in testa solo il sentimento; spero ne verrà fuori qualcosa di leggibile e non solo i miei pensieri sconclusionati che vanno troppo veloci per essere raggiunti.
"Scusami." è tutto quello che ti dice, dopo averti spiegato il problema.
Problema? Forse no. Forse è meglio così, che lui si senta libero di potersi innamorare di qualcun altro. Ma non vuol dire forse che tu non sia stata capace di renderlo felice? Lui dice di no, assolutamente, il problema non sei tu. Che strano, questa frase non è inedita, mi sa. Eppure Dario odia le frasi di circostanza che vengono pronunciate con frequenza da chi cerca una scusa per interrompere un rapporto. Le odi anche tu, ma che c'entra? Non sei tu quella che vuole interrompere. O sì? Forse Dario si è innamorato di qualcun altro perché tu hai cercato di sabotarvi, inconsciamente.Lo vedi lì, davanti a te, che ti guarda con quegli occhi che sembrano rassegnati e capisci che quella sensazione di speranza che ti ha stretto lo stomaco fino ad ora non ha più motivo di esistere. Ormai lo hai perso, tanto vale lasciarlo andare; improbabile che a questo punto ci ripensi, che decida di non lasciarti.
Così il nodo si scioglie, abbandoni le braccia sui fianchi. Vuoi andartene, sai che è il caso che tu lo faccia, ma ancora, come nei primi tempi in cui vi frequentavate, non riesci a fare a meno di guardarlo un momento di più, prima di andare.Quando fa per dire qualcosa, decidi che è il momento di andare, di allontanarti. Sei stranamente tranquilla; forse te lo aspettavi, forse ti sei sentita in ansia perché ti aspettavi che questo momento sarebbe arrivato, prima o poi. E adesso che è successo, il peso è scomparso.
Quando arrivi a casa, ti muovi lentamente, girando le chiavi nella porta.
La apri, appoggi le chiavi sul tavolo, accanto il telefono che tiri fuori dalla tasca. La giacca sul divano, l'ombrello aperto vicino al tavolo.
Poi vai in bagno.Appoggi le mani sul lavandino, nonostante sia una di quelle posizioni così spesso viste nei film da sembrare quasi innaturale. Ti guardi allo specchio, il nodo non c'è più. Ma non ti senti per niente leggera.
Ora la senti, la tristezza nera, il dolore cieco. Senti le lacrime arrivare senza avvisare e il petto comincia ad avere dei leggeri spasmi.Stai lì, ad osservare il tuo viso deformarsi al volere del dolore, allo specchio. Dario non c'è, non puoi chiamarlo questa volta. Non puoi nemmeno rammentare i ricordi felici per evitare di sentirti disperata, sola, perché anche quelli ti fanno stare male. Ti provocano un senso di nostalgia quasi insostenibile e allora è quasi meglio pensare al fatto che non lo rivedrai più, che non ti starà più accanto, che se n'è andato.
Continui a stringere le braccia, le spalle, come se volessi raggomitolarti: forse così smetteresti di sentire questa sensazione che spinge, spinge insistente contro il petto e gli organi. Vorresti vomitare e poi urlare forte, così forte da farti sentire anche da Dario, che adesso se ne va dalla piazza sotto al suo ombrello nero.
Come si fa a non pensare a quanto sei stata bene con lui? Come è possibile dimenticarsi di essere stata felice? Perché non ti basta?Hai così paura di non poter mai più provare con nessun altro quello che hai provato con lui. Ma tu non vuoi nessun altro. Vuoi solo lui. Vuoi che non ti abbia lasciata, che torni. Che entri da quella porta, ti abbracci e ti dica di non starci male, che andrà tutto bene. Sono cose banali.
Ma quanto vorresti le sue braccia intorno al tuo corpo.
Senti la sua mancanza come quando sei sott'acqua per troppo tempo ed hai un bisogno disperato di respirare.Ancora quella sensazione che ti schiaccia il petto e sale, cerca di uscire dalla tua bocca. Singhiozzi. Ti stringi il braccio con la mano.
Basta, per favore, basta. Non vuoi più stare così male, non ce la fai più, sei stanca. Com'è possibile che una persona crei questo in un'altra?
Come si può stare così male per qualcuno? Di dolore, si può morire?Non riesci più a guardarti in faccia, guardi fisso un particolare della tua maglietta, poi la collana che ti accarezza la clavicola, poi le braccia. Mai più in viso.
Te lo vedi davanti che ti sorride, che ti sfiora una mano, che sposta leggermente la testa, che cammina. Che ti viene incontro. Che ti sorride complice.
Non lo vuoi più nella tua testa, ma come lasciarlo andare? Come non pensarci più?
Fa così male, ma non vuoi guarire.
Vuoi smettere di stare male, ma resti aggrappata a lui, al suo ricordo, a quello che ti ha fatto provare.Eppure ci sarà un modo per ricominciare a vivere. Lo vuoi sapere, ma non vuoi. Non vuoi smettere di pensare a lui, ma sei stanca di questo dolore straziante.
Non hai più forze, le lacrime continuano a scendere, ma il respiro è quasi regolare adesso.Il sole tornerà, lo sai, smetterà di piovere. Ma la pioggia ti piace, non è vero? Magari riesce a lavare via il senso di assenza.
vi devo delle scuse;
ho paura di non essere riuscita a restituire un'immagine vera. mi sembra impossibile esprimere i sentimenti a parole, a volte: se fosse possibile, cosa li renderebbe così speciali?
vi chiedo scusa perché non sono riuscita a darvi un lieto fine, questa volta. ci ho provato, ma, se temo che questo che ho scritto possa risultare non vero, i tentativi di lieto fine suonavano ancora più falsi e non sono qui per ingannare voi o me stessa.
vi chiedo scusa perché ho abusato della vostra attenzione per quello che a tutti gli effetti sembra (e in un certo senso è) uno sfogo personale; di questo posso scusarmi fino ad un certo punto, perché la prima persona per cui scrivo ed ho sempre scritto sono io.
perciò lo pubblico lo stesso.
spero comunque che a qualcuno sia piaciuto, sebbene non abbia l'arroganza di sperare che qualcuno abbia potuto riconoscere i propri sentimenti nei miei, che ho cercato così maldestramente di tradurre in parola.
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Space Valley || immagina & preferenze
Fanficsi, ho messo la copertina al contrario perché altrimenti non si vedeva :/ ¡#1 in Space Valley! (a una certa)