°26° Sechsundzwanzig.

168 7 0
                                    

Indefinito. 

Rinizierei questa storia con questa parola. Indefinito. 

Indefinita è stata la mia vita, la mia esistenza e la mia malattia. Essere fatta completamente da disturbi alimentari non è come avere la febbre. Una settimana, un pò di riposo e via, tutto torna ok. Avere questo disturbo è come essere continuamente divorati dalla fame, dai dubbi, dalle paranoie e dalle voci. Quelle voci che ti prendono in ostaggio, accarezzandoti il cervello e sussurrando come una ninna nanna che andrà tutto bene, nulla di cui preoccuparsi, nulla da temere, loro ci penseranno per te.

Eppure dopo tanti anni, ho capito solo ora quanto male facessero quelle voci ,quei sussurri. Proprio ora, dopo aver perso tutto, ho capito dove era l'errore.
Nella mia testa.

Persi la salute fisica,mentale, i capelli, le fibre muscolari e tanto altro. La fame mi aveva letteralmente divorato. Ogni mia cellula non faceva in tempo a generasi, che in poco tempo si ammalava. Resoconto del medico, non stavo più guarendo,non potevo più. Il mio corpo non rispondeva più alle cure mediche.

Ero destinata a morire?

Non lo sapevo, come non sapevo come uscirne. Ero intrappolata fra due mondi, la cosa peggiore era che non volevo uscirne.

Fisso il mio riflesso nella mia tazza di tea, aggiungo una pasticca di dolcificante (10) e aspetto che si sciolga nell'acqua bollente. Il vapore si poggia sul mio viso come tante goccioline. Mi accarezza e mi sfiora. Lui sa.

Sorseggio lentamente e la mia mano trema, i nervi non reggono nemmeno la tazza di tea. Il liquido mi brucia l'esofago e scende come una palla infuocata nel mio stomaco. Vorrei solo scaldarmi. Vorrei che il calore di questo tea mi attraverssasse, scaldando i polmoni, le ossa, i muscoli e tutto cio' che e' ghiacciato ormai da tempo. 

Delle mani si poggiano sulle mie spalle, un bacio si posa sulla mia testa, coperta da un cappello di lana. 

-dovresti essere a letto.- cautamente mi accarezza una guancia.

-dovresti essere in Francia.- rispondo amaramente. 

Sospira, il suo odore di sigarette e camomilla mi porta indietro di qualche anno. Ancora una volta, io e lui, la panchina,le chiacchiere senza un vero e proprio filo logico. I sorrisi nascosti e le mani sporche di peccati e sangue.

 La patente appena presa, il viaggio fino alla spiaggia, io,lui e le stelle. Le chiamate disperate. 

-per favore Viktor, sto impazzendo, ho bisogno di respirare.- singhiozzavo nel telefono. Poco dopo lui era li, pronto a farmi scappare dalla clinica. 

- sei venuto..- 

-mi hai chiamato..- 

I polmoni e il cervello che mi bruciavano sotto ogni suo tocco. Le sue mani sulla mia pelle, quando ancora avevo consistenza, quando ancora la pelle era morbida e rosea, non come adesso, tirata e dura, secca.  

-adoro il mare in inverno! tu no?- gridavo con i piedi gia' nudi e infilati nella sabbia. Viktor scrollo' le spalle e si avvicino' con lentezza a me. 

- preferisco la montagna.-

-sei un bugiardo, lo so che ti piace il mare.-  sorrise con ancora il filtro della sigaretta in bocca e un sopracciglio alzato. 

Ci sediamo nella sabbia umida e inspiro a fondo l'aria salmastra del mare e della notte.

-ci pensi mai al futuro?- gli chiedo. 

-mh, spesso. Perche'?-

-pensi che staremo mai insieme?-

Fa spallucce e mi mette un braccio sulle spalle. 

-perche'? Ora non siamo insieme?-

-scemo, lo sai che intendo. -  rido e gli do un buffetto sulla guancia. 

-non lo so Mich, quando imparerai a non avere paura di te stessa, allora nemmeno io avro' paura di te, ma questo potrebbe non accadere. O forse si, dipende solo da te. Vorrei obbligarti a farti mangiare, cosi da non doverti far uscire di nascosto dalla clinica ogni sera. Cosi da non doverci nemmeno mettere piede li dentro. Vorrei obbligarti cosi da non dover ogni volta rabbrividire al solo pensiero che potresti morire.-

Deglutii a fatica, mi sentivo cosi colpevole. 

-vorrei cosi tanto farcela. Vorrei che tu rimanessi con me, per sempre, vorrei vedere i tuoi occhi ogni volta che mi sento persa, e succede cosi spesso. Vorrei avere le tue mani sempre sulla mia pelle, sei l'unico con cui non mi sento uno schifo dopo che mi hai toccata. Non sento il bisogno di fare due docce quando mi baci, quando mi sfiori. Non puo' essere solo  e solamente un'amiciza. Io ti amo..-

Poggio la tazza di tea sul tavolino e mi alzo, lentamente, e mi dirigo verso la camera da letto. Viktor mi sistema il cuscino sotto la testa e si siede accanto a me, sul bordo del letto. 

-mi hanno detto che stai meglio, quanti kg hai preso?- 

Chiusi gli occhi e  sospirai. 

-abbastanza da poter sopravvivere e con il tempo, se Dio vuole, vivere.-

Ridacchio', prendendomi la mano e stringendola cautamente. 

-sono cosi fiero di te. Stai guarendo, sicuramente guariari fino alla fine, vedrai.- 

Scossi la testa. 

- non ce l'avrei mai fatta senza di te. Ero cosi persa. Adesso  basta giochi, voglio davvero guarire, non voglio piu' perdermi nulla di questa vita. Spero che la tua lei ti perdoni, per essere venuto qui da me. Immagino non sia stato facile per lei accettarlo.- 

Viktor cambio' espressione. Erano passati cosi tanti anni, sembrava un'altra persona. Il tempo aveva lasciato dei segni sul suo volto. Ma i suoi occhi verdi, erano ancora meravigliosi come li ho sempre ricordati. 

-io e lei non stiamo piu' insieme. Non eravamo piu' felici e abbiamo deciso di prendere strade differenti.-

-capisco.- 

Mi infilai ancora di piu' sotto le coperte e mi girai su di un fianco, maledicendo il materasso troppo duro. 

-puoi rimanere, se vuoi.-  mormorai. 

-questa notte?-

-per sempre.- 

Le bambole di porcellana possono piangere e diventare umane. 







Wonderwall.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora