Capitolo 3: Trenta Secoli nel Passato

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Anno 3441 della Seconda Era della Terra di Mezzo
La battaglia tra l'Ultima Alleanza e le forze di Sauron, Oscuro Sire di Mordor
Valico di Cirith Ungol

Il dedalo di caverne era umido, e permeato dal fetido afrore di cadaveri in decomposizione, intrappolati nelle tele di Shelob, il colossale demone femmina dalle sembianze di ragno, figlia di Ungoliant, colei che aveva avvelenato i sacri Alberi di Valinor, e che in seguito, permeata dalla fame e dal desiderio di distruzione nati dalla sua stessa empietà, era morta divorando se stessa.
Ma la sua stirpe viveva ancora in Shelob, e nei di lei figli bastardi, nati dagli accoppiamenti con ragni comuni, e perciò non dotati della medesima maligna intelligenza demoniaca della genitrice.

Ma la sua stirpe viveva ancora in Shelob, e nei di lei figli bastardi, nati dagli accoppiamenti con ragni comuni, e perciò non dotati della medesima maligna intelligenza demoniaca della genitrice

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Un uomo stava osservando: un uomo dalla pelle scura e corti e ispidi capelli bianchi come la neve, vestito di pelle nera, con una lunga giacca rossa come il sangue.
Come già molte volte aveva fatto in passato, giunto nella Terra di Mezzo non aveva usato il suo vero nome: dopo aver ascoltato cosa avrebbe destato pochi sospetti in quel mondo, aveva optato per presentarsi come "Crinebianco".

Faceva bene attenzione a non toccare le ragnatele sparse per il labirinto: non voleva allertare la padrona di casa.
Sotto il suo sguardo vigile, migliaia e migliaia di ragni giganti, i figli di Shelob, di ogni taglia, specie e forma, sciamavano zampettando fuori dalla caverna: dagli agili Saltatori grandi come un uomo, fino ai torreggianti Ragni ad Imbuto che avrebbero potuto essere comodamente cavalcati da un Troll, e passando per i Ragni Lupo, le Vedove Nere, le Vedove Rosse, le Malmignatte, mentre a sovrastarli tutti incedevano con passo pesante gigantesche, mostruose tarantole, grosse come i Mumakil e deformati dalle chele e dalle code degli scorpioni.

Crinebianco non sapeva con esattezza quanti fossero, aveva perso il conto dopo i primi ventimila, ma vedeva anche che non erano soli.
Brandendo asce, tridenti e sarisse proporzionate alla loro taglia, gli Abitatori delle Tenebre, esseri cornuti e alati alti come tre uomini, dalla pelle nera come pece, e dalle delineature dei muscoli ardenti come lava, marciavano in formazione, frustando l'aria con le lunghe code.

Subito fuori, la terra tremava, scossa dai tremori dei crateri aperti dai Draghi di Caverna, esseri serpentini dalle zampe corte, adatte per scavare, le fauci grondanti d'acido, e lunghe corna affusolate, incurvate all'indietro.
Almeno due dozzine di adulti, ognuno accompagnato da decine di cuccioli, ancora non letali quanto i genitori, ma già alti al garrese quanto un uomo, e pronti ad uccidere.

La prole di Shelob era comandata da un essere pallido, più piccolo della madre ma con pedipalpi straordinariamente sviluppati, terminanti in mani umane con cui brandiva uno spadone dentellato, simile ad una mannaia da macellaio.
Era accolto da un Re dei Goblin, un mostro deforme dal braccio destro ipertrofico, con cui brandiva un'ascia-martello; dietro di lui veniva un esercito di migliaia di altri Goblin, accompagnati dai Troll di Caverna alti il triplo di un uomo e perfino da alcuni Giganti, armati di grosse rocce legate a tronchi d'albero.

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