9. "ACCETTO LA SFIDA"

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Farsi una doccia in catene non è proprio l'esperienza più bella da fare, ma comunque è sempre meglio di non farsela per niente e rimanere col sangue che ti scorre dalla fronte lungo tutto il corpo. La ferita effettivamente non era profonda, ma era bella visibile. E il mio viso era molto stanco. Stanco di tutto. In realta, forse, anche stanco della vita. Sotto quella doccia pensai e ripensai a ciò che era diventata la mia vita da quando Valente era entrato a far parte di essa. La nostra relazione poteva definirsi una relazione veramente, ma veramente strana, ma sicuramente genuina. Se dicevamo di amarci, lo era per davvero. Non avevamo bisogno di tutte quelle cose sdolcinate, no. Eravamo semplicemente noi stessi. Fino a qualche tempo fa. E ricordai anche di come Marco mi aveva avvertito di quanto era pericoloso stare con lui. Probabilmente voleva allontanarmi dal suo mondo, un mondo molto complicato. E in effetti non aveva tutti i torti. Infatti eccomi qua, a combattere per qualcosa che non mi toccava personalmente, è vero, ma che toccava personalmente lui, l'uomo che mi aveva fatto provare sentimenti indescrivibili. Non avevo voluto fare l'eroina, no. Io non ero un'eroina. Semplicemente mi ero sentita di fare questa cosa per lui. Punto. Anche a costo della mia vita. Sì. Lo amavo fino a quel punto e ne andavo fiera. Lacrime amare scesero dal mio viso mischiate con lo spruzzo della doccia. Mi mancava un casino. Potevo ancora sentire il suo profumo, era ormai dentro di me. Lui era dentro di me. E a ciò sorrisi. Oddio Chloe, stai veramente perdendo la testa...

Persi un bel po' di tempo lavandomi e occupandomi dei miei bisogni fisici e infatti qualcuno era impaziente fuori la porta.

'24!!' Bussò alla porta. 'Il tuo tempo è scaduto da un bel pezzo! Esci fuori di lì se non vuoi che ti venga a trascinare fuori io!!' Monteiro arrivava subito al dunque.

Perciò mi asciugai e indossando ancora addosso solo gli slip, non avendoli potuti togliere a causa delle catene, aprii la porta a testa bassa ovviamente. Guai se avessi guardato in alto.

'Ci hai messo il tuo tempo.' Constatò.

'Donne.' Feci un'alzata di spalle.

'Mi piacciono i tuoi capelli bagnati, bocconcino...' Rieccolo.

'Passo.' Gli dissi cercando di camminare, o almeno saltellare a causa delle catene, più in là. Lui mi prese per un braccio e mi bloccò.

'Cosa ti ho detto prima che tu entrassi in quel bagno, 24?' Disse di nuovo al mio orecchio.

'Sembra di ricordare qualcosa, signore. Che voleva essere mezzo uomo?' Lo provocai. Lui rise. Psicopatico.

'Proprio così, bocconcino. Ho capito che ormai il tuo modo di fare è questo, perciò non vuol dire che devo ascoltare ciò che dici...'

'Tipico di chi è un uomo a metà, signore.' Continuai a provocarlo.

Lui mi scosse improvvisamente e mi afferrò per il collo, stando sempre vicino al mio orecchio.

'Ascoltami bene bocconcino: se non vuoi che ti tagli quella tua lingua lunga, ti conviene stare zitta.' Disse con voce tremendamente severa.

'È questo che sai fare, Tristan? Minacciare? Ricattare? Fare del male alle persone più deboli? Se è solo questo che sai fare, beh, dovresti essere deluso da te stesso...' E con un semplice gesto, mi strinse il collo, mi alzò in alto e mi sbatté violentemente al muro creandomi una fitta di dolore alle vertebre centrali della schiena. Ouch! 'Questa ne è la...dimostrazione...' Dissi sentendomi mancare il fiato.

'E che ne dici di te, Chloe, eh? Anche tu hai paura, anche se vuoi fare la spavalda. Altrimenti non abbasseresti lo sguardo. Mi guarderesti negli occhi.' Mi disse lui ancora al mio orecchio. Il suo corpo era completamente attaccato al mio, compresa una parte del corpo che preferivo non nominare.

Craving My Boss - Il Mio Capo 3 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora