Chapter 15

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Era sera, una normale serata estiva: cicale che cantano, neanche un filo d'aria, luci accese in ogni dove e la gente che camminava tranquilla per le strade. Jooheon si era infilato in una viuzza proprio per evitare quella gente, non che fosse timido o avesse una fobia sociale, ma quella sera preferì non incontrare gli sguardi delle persone, dato che aveva appena smesso di piangere.
Quella via era deserta, era solo una piccola traversa che si dirigeva verso la periferia della città dove tutto era diroccato e dove tutto puzzava d'immondizia e di pipì di qualche essere vivente, cani, gatti e anche esseri umani: era proprio dove abitava il giovane ragazzo.
Jooheon, da quando si era trasferito a Seoul, aveva sempre abitato in quella zona tanto dimenticata e mal frequentata: non aveva mai avuto i soldi per affittare una casa vicino al centro né tantomeno aveva mai trovato qualcuno che fosse disposto a condividere l'affitto con lui: lui era quello strano.
Il biondo si ritrovò, pensando, davanti un distributore automatico: stava fissando intensamente una bottiglietta di latte al cacao: adorava quella bevanda. Inserì le monetine nella fessura della macchinetta e digitò il numero e guardò la bottiglietta cadere giù a peso morto; aprì lo sportelletto e raccolse il suo bottino, ma qualcuno, nel mentre che si rimetteva dritto, lo abbraccio da dietro facendogli prendere un colpo.
Su un primo momento, più per istinto, pensò fosse Minhyuk, ma il suo ragazzo stava via ancora per due settimane... ecco un'altra fitta al cuore, che però fu subito interrotta dalla voce della persona che lo stava ancora abbracciando.
"Jooheon!" Gridò Inseong, stringendolo di più al suo petto.
"I-Inseong...?" Il più giovane era confuso, onestamente confuso "come facevi a sapere che..."
Il rosso rise, non consentendo all'altro di poter finire la frase "stavo tornando a casa da lavoro, abito nella penultima casa sulla sinistra. Dio, eri così tenero con quell'espressione da cucciolo smarrito stampato in volto!"
L'ultima frase gliela diceva spesso pure il suo ragazzo, quando si perdeva in un bicchier d'acqua mentre si parlavano; generalmente Jooheon, si perdeva di rado, ma quando capitava assumeva una smorfia a dir poco adorabile, gli occhi aperti, quasi spalancati e la bocca semiaperta giusto per far entrare un filo d'aria.
Il biondo tentò di liberarsi dalla presa del più anziano, ma fu tutto inutile Inseong era nettamente più forte.
"Vieni un po' a casa mia?" Chiese il rosso, appoggiando il mento sulla testa bionda dell'altro, inalando a pieni polmoni il profumo dello shampoo alle rose che utilizzava Jooheon.
Il più giovane non sapeva se, in caso avesse risposto di sì, si sarebbe messo in un mare di guai al che decise di utilizzare una banalissima scusa "vado piuttosto di corsa... fra poco deve arrivare un mio amico a casa mia e devo finire di sistemare le stanze. Scusa."
La presa dell'altro si allentò e Jooheon ne approfittò per allontanarsi dal più anziano, ma con la coda dell'occhio vide che aveva tirato fuori dalla tasca dei suoi jeans neri il suo cellulare.
"Passami il numero, dai." Gli intimò Inseong, picchiettando il braccio del più giovane con il telefono "se mi dirai di no, lo chiederò ai tuoi amici che vedo spesso all'Università."
Jooheon decise di non fare storie e di fare quanto gli fu chiesto, tanto era sicuro che il rosso si sarebbe stancato subito di dedicargli attenzioni; dopo essersi scambiati i numeri, il biondo fece un sorriso di cortesia e scappò verso casa sua, meno male che Inseong non era il tipo maniaco che seguiva la gente.
Arrivato a casa, Jooheon, appoggiò le chiavi sul vecchio mobiletto in metallo grigio topo e si trascinò verso il suo divano anni '80 dai colori improbabili. Si buttò e si fece coccolare dalla morbida stoffa, avrebbe potuto addormentarsi in quel preciso istante se non fosse stato per la vibrazione del suo telefono.

Inseong:
Jooheon, cucciolo, ciao!💗

Jooheon alzò gli occhi al cielo, "ma non può andare a dormire?!" Pensò mentre sospirava vistosamente; digitò frettolosamente sul tastierino del suo iPhone nero pece, non voleva essere troppo freddo ma, caspita, era davvero stanco quella sera e di chiacchierare con uno sconosciuto non ne aveva troppa voglia.

Jooheon👻:
Scusa, Inseong, ma io e il mio amico stiamo parlando di cose serie. Non ho tempo.

Bloccò lo schermo, lo buttò sul divano in malo modo e Jooheon si alzò con l'intento di dormire; si sfilò la maglietta bianca, buttandola  sul freddo pavimento, e si buttò sul materasso ormai sfondato del letto vecchio di almeno 10 anni.
"Buonanotte, Jooheonie." Sussurrò, imitando il modo dolce di Minhyuk e poi, piano piano, i suoi occhi si fecero pesanti.

Hoseok aveva parcheggiato la sua Toyota Yaris bianca proprio davanti al garage, scese dall'auto e tirò fuori la sua valigia e un sacchettino arancione: dentro c'erano dei souvenir per i suoi amici e un tappeto a fantasie indiane per i suoi genitori: sua madre adorava i tappeti indiani.
Aprì la porta col gomito ed entrò in casa, profumava ancora di menta nonostante nessuno fosse entrato per dar una ripulita; posò le sue cose in entrata e si avviò in cucina,  prese un bicchiere e lo riempì di acqua che bevve, non ne aveva davvero bisogno ma era un modo per distrarsi dal pensiero costante di Hyungwon.
La suoneria lo fece sobbalzare, afferrò in fretta il telefono e rispose bruscamente con un "Oh!" Tossendo leggermente, per colpa dell'acqua con cui si era appena strangolato.
"Puttana!" Gridò Minhyuk, dall'altro capo della cornetta "come va la vita?!" In sottofondo si sentivano parecchi passi e macchine che sfrecciavano lungo la strada.
"Sono appena tornato dalle vacanze, domani torno a lavoro." Rispose Hoseok, appoggiandosi al bancone con la schiena e guardando in alto: si sentiva stremato.
Il suo migliore amico rise, forse perché lui si trovava a Los Angeles più per una vacanza pagata che per lavoro "e Hyungwon?" chiese poi, dopo aver smesso di ridere.
"Non è... non è venuto con me in vacanza." La nota dolente.
Merda.
Quell'argomento non avrebbe voluto tirarlo fuori.
"Capisco..." sembrava che Minhyuk lo avesse letto nel pensiero, perché evitò di approfondire l'argomento "Los Angeles è bellissima, dovremmo andarci insieme un anno!" Esclamò, il più anziano sapeva, dal tono di voce del castano, che quest'ultimo stava sorridendo mentre lo diceva.
"Senti, troietta, devo disfare le valigie e poi, forse, mi riposo un po'." Si sentiva un pessimo amico, ma era distrutto sia dalla stanchezza, sia dal pensiero di Hyungwon: era anche preoccupato, e se gli fosse successo qualcosa?
Sbatté con forza la valigia sul suo letto ad una piazza e mezza e tirò fuori i vestiti, meglio dire che li lanciò un po' ovunque. No. Doveva vedere Hyungwon. Adesso.
Prese di nuovo il telefono e scorse le chat, scovando il nome "Wonnie💕" e ci cliccò sopra: i messaggi erano sempre meravigliosi, lo facevano sorridere ogni volta che li leggeva.

Wonho🍜:
Ehi... sei libero, oggi pomeriggio?

Aspettò per minuti che sembrarono ore e poi la risposta arrivò, il cuore aveva iniziato a martellargli nel petto scolpito, quasi volesse frantumarlo come se fosse composto da semplice vetro delicato e sensibile.

Wonnie💕:
Okay... per che ora?

Sembrava che Hyungwon non avesse molta voglia di vederlo, sembrava che non gli importasse nulla se quel pomeriggio, dopo una settimana che non si guardavano negli occhi, si sarebbero rivisti; Hoseok ci stette seriamente male, era come aver ricevuto un pugno dritto allo stomaco, la sensazione di nausea gli pervadeva tutto il corpo e il sangue era fermo in un unico punto: il cervello.
Ma non era rabbia.
Non era il sangue della rabbia.
Era il sangue della delusione.
Rispose, nonostante tutto rispose, nonostante stesse provando un'irrefrenabile voglia di piangere, rispose.

Wonho🍜:
Per le cinque, davanti al municipio.

E così era fatta: aveva un appuntamento col ragazzo che amava, che però, sembrava non volesse nemmeno vederlo.

oɴʟʏ ʏoᴜ - ʜʏᴜɴɢwoɴʜo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora