Chapter 16

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Erano da poco scoccate le cinque del pomeriggio, quando Hoseok consumò fino alla punta arancione la decima sigaretta di quel pomeriggio: era nervoso, forse un po' troppo.
Di Hyungwon nemmeno l'ombra; il moro continuava a controllare il telefono, ma, puntualmente, non riceveva nessun messaggio, nessuna chiamata, niente. Al posto di Hyungwon, però, erano arrivati a dominare il cielo dei grigi e pesanti nuvoloni che minacciavano di scatenare la loro rabbia sulla città.
Hoseok sospirò, pentendosi di non essersi portato con sé una felpa: di lì a poco avrebbe diluviato e lui era l'unico stronzo a non avere qualcosa con cui coprirsi.
Guardava a terra, quando sentì dei passi lenti e pesanti farsi sempre più vicini: era lui, era Hyungwon; il cuore cominciò a martellargli nel petto, il rosa si sedette di fianco a lui e fu solo allora che Hoseok alzò lo sguardo verso l'altro ragazzo.
Cazzo.
Era stupendo.
Meglio di tutte le stelle che facevano da imperatrici nella notte, meglio del sole, meglio di qualunque altra cosa potesse venirgli in mente.
"Hyungwon" disse Hoseok "pensavo non saresti più venuto."
Hyungwon non riusciva a reggere lo sguardo di quel ragazzo dai capelli scuri, ormai il suo amore segreto si era trasformato in una vera e propria agonia: era arrivato così in ritardo perché aveva pianto così tanto da non accorgersi di aver sbagliato strada minimo 4 volte "ho avuto... ho avuto un contrattempo." sussurrò poi, giocando con le maniche di quella felpa troppo larga per il suo fisico asciutto.
"Hyungwon, stai bene?" Chiese Hoseok, esaminando ogni millimetro del profilo del rosa.
Merda.
Doveva sfoggiare le sue doti da attore, adesso.
"Sì, sono solo stanco: abbiamo provato tanto in questi giorni e i manager non volevano farci staccare nemmeno un giorno." Disse tutto d'un fiato. Pessima recitazione, non ci avrebbe creduto nemmeno Hyungwon stesso.
Quando Hoseok si alzò dalla sua postazione, il più giovane si diede mentalmente uno schiaffo in faccia; Hoseok si protese in avanti, avvicinando il suo viso a quello dell'altro e lo esaminò ancora una volta. Lo studiò e si accorse di bramare le sue labbra carnose e rosee.
"Avanti, Hyungwon, non puoi mentirmi. Sono uno psicanalista, ho imparato a leggere le emozioni" disse il moro, avvicinando la sua mano alla guancia di Hyungwon "sembri... afflitto." Disse infine, provando ad accarezzare la guancia del ragazzo che, però, si scostò brutalmente: quel gesto doveva essere puro e dolce, ma era stato respinto e quel rifiuto fece spezzare il cuore di Hoseok.
Hyungwon si alzò bruscamente e cominciò a scendere gli scalini, mentre della fredda e tagliente pioggia cominciava a scendere dal cielo bagnando ogni cosa; i tuoni rombarono e i lampi illuminavano i loro corpi in mezzo a quella pioggia torrenziale che li stava inzuppando così velocemente che nemmeno se ne resero conto.
"Hyungwon, dove vai?! Dove scappi?!" Gridò Hoseok, compiendo ogni sforzo possibile per non piangere, afferrò il polso magro del rosa e quello si girò: era disperato, quasi quanto lui.
"Perché ti ostini tanto a seguirmi, sono diverso, una persona completamente differente dagli standard sociali!" Gli sputò Hyungwon, cercando di liberarsi dalla presa del più anziano che, invece, si fece più stretta e, senza neanche poter pensare al come, l'idol si ritrovò fra le braccia di Hoseok.
"H-Hoseokkie..." sussurrò il rosa, ma non fece in tempo a sussurrare qualcos'altro che si ritrovò le soffici labbra del moro premute contro le proprie. Un semplice bacio a stampo, casto e dolce.
Quando il psicanalista si staccò da quelle labbra carnose che tanto desiderava, scrutò gli occhi da cucciolo dell'altro ragazzo "forse, ti seguo, perché anch'io non rispecchio i normali standard sociali. O forse... non voglio rispecchiarli." Disse e, poi, avvolse la vita di Hyungwon baciandolo ancora: questa volta cominciò a succhiare e mordicchiare le labbra del rosa, facendo sfociare un calore nei corpi di entrambi che fecero dimenticare dell'acqua fredda che li inzuppava, del vento gelido che danzava di fianco a loro. In quel momento... il fuoco predominava su tutto.
Hyungwon passò le mani fra i morbidi e vellutati capelli scuri di Hoseok, tirandoli leggermente, mentre lasciava che la sua lingua si unisse a quella dell'altro; fu tutto così dannatamente bello, ma Hoseok, quando dovette far riprendere fiato all'idol, quest'ultimo fu colto dalla vergogna e spinse il più anziano lontano da lui.
Fuggì.
Certo, l'unica cosa che poteva fare era fuggire.
Hoseok lo aveva appena baciato, per giunta due volte, e lui che faceva? Fuggiva.
Stava piangendo, stava gridando, ma era come se non potesse udire la sua voce, né le lacrime rigargli le sue guance, unendosi alle goccioline di pioggia.
"Devo allontanarmi da te, Hoseok!" Gridò, infine, prima di scomparire all'orizzonte.
Hoseok.
Hoseok seguilo.
Hoseok, lo hai perso. Per sempre.
Il moro rimase immobile, i brividi si fecero di nuovo strada nel suo corpo, la sensazione di vuoto riprese a radicare all'interno del suo cuore. Era definitivamente distrutto. Si sentiva perso.
"Beh, in fondo, a cosa speravo precisamente?!" Si chiese, strofinandosi gli occhi mentendo a sé stesso perché lui non stava piangendo, quelle non erano lacrime. Si portò una mano fra i capelli scuri che gocciolavano, si morse il labbro e si convinse ad andarsene da quel posto.

Era da due mesi esatti che, né Hyungwon né Hoseok si facevano più vedere: i loro rispettivi migliori amici erano disperati, non sapevano di ciò che era successo fra i due ma non volevano certo lasciarli da soli in un momento come quello.
"Hyungwon, dai, non fare il bambino!" Gli gridava, da dietro la porta del suo appartamento, Kihyun portandosi sempre appresso un sacchetto di cibo che preparava lui stesso: era un bravo cuoco.
"Dai, non vuole aprire, penso che voglia proprio stare da solo." Disse Hyunwoo, la prima volta che accompagnò il suo ragazzo.
"Gli lascerò il cibo qui, allora." Si rassegnò Kihyun e appese alla maniglia il sacchettino con il pranzo e/o la cena per Hyungwon. E fece così per i successivi due mesi in cui Hyungwon non si fece più vivo nemmeno all'Università.
Quel giorno, Kihyun, tornò a parlargli da dietro la porta, questa volta era da solo: aveva bisogno d'intimità con il suo migliore amico da tutta una vita. Gli mancava così dannatamente tanto.
"Hyungwon" disse, appoggiandosi con la schiena sulla porta, guardando il cielo "so che sei lì dietro ad ascoltarmi. Ti ho portato anche oggi il pranzo, ti ho preparato il tuo piatto preferito. Udon con pollo, verdure saltate e uova strapazzate." Continuò, sorridendo al ricordo di un piccolo Hyungwon che strillava con gli occhi lucidi perché la madre gli aveva preparato ciò che voleva "io non so cosa sia successo, ma volevo solo ricordarti che ci eravamo sempre promessi di esserci l'un per l'altro: noi siamo fratelli non di sangue, ma per scelta. Ricordi? Quando tu ti facevi sempre male ed io ti prendevo in braccio e ti portavo a casa? Oppure quando io piangevo per colpa dei bulli e tu strillavi così tanto che quelli se la davano a gambe?" Si mise a ridere, ma qualche lacrima tradì il suo sorriso "mi manchi Hyungwon, mi manchi così tanto. Le giornate sono vuote se non ci sei tu, se non ci sono i tuoi sbuffi, i tuoi numerosi libri che ti porti sempre a dietro... manchi a tutti Hyungwon. Aprimi, te ne prego." E a quelle parole la serratura della porta scattò e un Hyungwon piangente accolse fra le sue braccia un Kihyun pronto a soccorrerlo.
E a casa di Hoseok? Cosa accadde?
Minhyuk, appena tornato, lo andò a trovare bussando insistentemente e chiamandolo "troia" o "puttana": lui teneva in mano un pacchetto color glicine, gli aveva preso un regalo dal suo viaggio a Los Angeles.
"Troia, che ti prende?! Vuoi fare la principessina?!" Al decimo pugno tirato alla porta bianca dell'appartamento del più anziano, mise a terra il pacchettino e scese di corsa le scale: convinto di vederlo l'indomani.
Ma l'indomani e i mesi seguenti Hoseok non si fece vivo, non uscì mai di casa e il pacchettino se ne stava ancora lì in attesa di essere raccolto. Ogni giorno Minhyuk gli ricordava di averlo portato, e puntualmente quello rimaneva lì.
"Hoseok" cominciò a dire il castano, guardando il pacchettino che stringeva fra le mani "Hoseok mi dispiace per tutto, sono stato un incosciente e lo sai pure tu: sapevo che non dovevo lasciarti da solo, soprattutto in un momento come questo, ma io l'ho fatto pensando che la tua forza d'animo potesse sovrastare ogni cosa." Disse, asciugandosi con il polso le lacrime amare che gli erano sfuggite "non so nemmeno da quanto tempo, ormai, siamo migliori amici: chiamarci troie e comportarci da perfetti stronzi è sempre stato il nostro modo per comunicarci che ci vogliamo bene; ricordo quando tutti i sabati, fino alle superiori, giocavo da solo fuori in giardino aspettando che tu tornassi da scuola, ogni volta che tornavi, come dispetto, correvo per tutto il nostro quartiere con la bici mentre tu mi seguivi correndo e gridando. Ricordo la vecchia signora Park che ci minacciava di bucarci i palloni se finivano nel suo prato incolto e noi puntualmente glielo lanciavamo nell'unico cespuglio di rose appassite che si trovavano in quel giardino." Aveva la voce tremolante dal pianto che stava trattenendo, e questo Hoseok lo sapeva benissimo "ti ricordi la nostra prima sbronza, quando io ti dissi che avrei tanto voluto baciarti e allora tu, ridendo come un pazzo, mi avvicinasti il viso al tuo? Beh, quello è stato il primo bacio peggiore che abbia mai ricevuto! Stupida puttana." Guardò la maniglia e le ultime parole furono cruciali "sei la parte migliore di me." E allora la porta si aprì e Minhyuk fu tirato per il colletto della sua maglietta addosso al petto di Hoseok. Solo in quel momento se ne accorse: stavano piangendo in sintonia.
I due ragazzi raccontarono ai rispettivi migliori amici tutto ciò che era successo e si sentirono svuotati e liberati da un grosso peso: rimaneva solo... incontrarsi. Vedersi di nuovo dopo quei baci sotto la pioggia.
"Ma quindi... se ti ha baciato, vuol dire che gli piaci." Disse Kihyun, cercando lo sguardo del suo migliore amico.
"Non... non lo so. Sono fuggito via, poi, l'ho lasciato là da solo." Balbettò il rosa, cercando di ingoiare i suoi stessi sensi di colpa, oltre che il cibo.
"Bisogna che vi parliate, Wonnie." Disse il più anziano, alzandosi e dirigendosi alla porta "a Natale organizzo una festa, qualcosa di intimo, solo noi 7, ma tu" e marcò bene quel tu "dovrai esserci e parlare con Hoseok. Altrimenti ti costringo io con i miei modi e sai benissimo che i miei modi non sono i migliori."
Hyungwon si limitò ad annuire e scortò il moro fino alla porta: sapeva benissimo che non era il caso di ribattere.
"Allora, ci si vede." Disse Kihyun, prima di salutarlo con una pacca sulla spalla e sparire dopo il portone principale che dava accesso al condominio.

oɴʟʏ ʏoᴜ - ʜʏᴜɴɢwoɴʜo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora