Suonò la campanella di ricreazione.
-Ari, hai fatto i compiti di fisica?- Guardai Elisa, la mia compagna di banco fidata e scoppiai a ridere: -Secondo te faccio i compiti di fisica, io?-
Eli mi guardò storta:-Tanto prendi 100 lo stesso, accidenti a te.-
Uscii dalla classe insieme a me e mi accompagnò a salutare i miei amici del secondo piano.
Girovagai tra la gente con un solo scopo, mossi la testa di qua e di là in ricerca, i miei occhi veloci e fugaci cercavano una persona sola, da un anno a questa parte.
Da quando ero arrivata al liceo mi ero fissata con Pietro Giordano, non il più bello di Roma, ma sicuramente uno dei più belli.
L'anno prima aveva colto il mio sguardo appena arrivata, purtroppo a novembre avevo ricevuto un bel colpo: si era fidanzato con la mia migliore amica. Con lei risolsi poi, grazie a lei strinsi la sua mano e ci presentammo: la stava aspettando insieme a un suo amico sotto casa per andare a cenare al McDonalds di piazza di Spagna. Quel momento, in cui avevo toccato la sua pelle per la prima volta, era stato memorabile. Era il 23 dicembre, alle 19:45.
In ogni caso la lasciò dopo un mese, anche abbastanza male: non le scrisse più, di punto in bianco e smise di salutarla, non si presentò all'appuntamento con lei. Sì, era un tipino un po' così, ma era bellissimo.
Viso tondissimo, due occhi enormi, rotondi e nerissimi, un naso da bambino, e le labbra quasi sempre schiuse in un sorriso furbesco. Camminava in modo strano, assomigliava vagamente a un pulcino, alto e magro, ma non troppo. Sapeva di essere bello, e si aggirava per i corridoi con una tale sicurezza che, ai miei occhi, lo elevava a divino. Rideva con i suoi amici e facevano a gara a chi riusciva a mettersi più bounty in bocca, eroorgogliosa di dire che lui vinceva sempre e iniziava sistematicamente a scompisciarsi in modo buffo e goffo, mentre cercava di inghiottire il numero esagerato di bounty che si era infilato in gola.
Pochi erano stati i segnali che lui sapesse chi sono e che gli importasse l'anno scorso, ma sfortunatamente io ci ero impazzita e ne vedevo dappertutto, prima che riuscissi a capire che i ragazzi, se ti vogliono cercare, te lo fanno capire, senza bisogno di segnali.
C'erano stati però, degli episodi che non mi sono mai spiegata, per esempio, l'anno prima io venivo a scuola con mia sorella, e lui sapeva benissimo che lei fosse mia sorella. Insomma, un giorno lei era andata in bagno e l'aveva visto alle macchinette a parlare con dei suoi amici, lui l'aveva vista. Uscita dal bagno, lui aveva fatto in modo che lei sentisse che stava nominando il mio nome: Vanessa mi giurò che aveva alzato la voce e aveva detto il mio nome, non aveva idea di che contesto si potesse trattare, fatto sta che mi chiamava per nome davanti ai suoi amici, e solo il fatto, la possibilità che lui potesse parlare a volte di me e mi chiamasse "Arianna" e non "Sala" (il mio cognome), come di solito si usa, mi faceva rabbrividire.
Oppure, l'ultimo giorno di scuola io ero con i miei amici fuori dall'istituto e avevo inziato a sentire il rombo delle moto dei ragazzi. Avevo cercato fra le persone in moto un mio amico, che non avevo trovato, ma mi ero puntata su questo ragazzo con la felpa bianca, su una moto enorme e potentissima, rossa, bianca e nera. Avevo iniziato a fissarlo insistentemente e lui aveva ricambiato, ci eravamo guardati per tutti i cinque secondi che aveva impiegato a percorrere il viale d'accesso, poi si era voltato per mantenere lo sguardo, e alla fine aveva girato l'angolo, momento nel quale avevo realizzata che era proprio lui. Non mi ero mai spiegata quello scambio di occhiate.
L'ultimo episodio, in realtà, accadde qualche mese prima. Ero andata in libreria per comprare l'ultimo libro che mi mancava per completare la collezione di Stephen Hawking, e alla cassa mi ero guardata intorno, in attesa del resto e avevo visto questo ragazzotto che mi guardava, con i bermuda neri e una maglietta bianca e rossa, ma non mi ero soffermata. Dopo aver ricevuto i miei soldi insieme allo scontrino, mi ero girata, quando, accortami del fatto che fosse proprio Pietro Giordano, avevo visto lui che mi guardava. Avevo ricambiato lo sguardo per uno, forse due secondi, poi me ne ero andata.
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Lovestories
ChickLitL'amore è bello. L'amore fa soffrire. L'amore inizia. L'amore finisce. L'amore è giovane. L'amore è antico. L'amore soffoca. L'amore ci sazia. L'amore è bello, sempre.