Titolo: Animo gentile e fragile.
Parole: 582
Genere: DrammaticoGiorgio quella notte si sentì male, si sentì morire dentro. Era triste, senza più speranze di sopravvivenza, era vuoto e stanco. In quelle due ore in seguito alla litigata con la sua ormai ex ragazza, Giorgio non aveva fatto altro che accendersi una canna dopo l'altra, nella speranza di sentire qualcosa, ma non si era risolto nulla.
Quella ragazza era tutto per lui, era il suo mondo, era la sua bimba, era il suo sorriso e l'unico appiglio in quel mondo così ingiusto. Ma a quanto pare lei preferiva divertirsi con altre persone, Giorgio non era abbastanza per lei, non la soddisfava e non la rendeva felice. Ma lui avrebbe dato anche la sua vita per lei, se solo ne avesse avuto l'occasione.
"Alison" continuava a ripetere la vocina stronza nella sua testa. Giorgio stava lentamente impazzendo, voleva solo porre fine alla sua vita, semplicemente non trovava più un senso alle cose.
Giorgio in quel momento era solo nel bagno, seduto nella vasca vuota e aveva gli occhi rossi dalle canne e dalle lacrime, che ancora scendevano e solcavano le sue guance umide.
Era stanco di piangere e sentirsi così, era stanco di sopravvivere e non di vivere.
L'unico pensiero che in quel momento attraversava la sua mente era il sorriso di quella ragazza, il sorriso che aveva mentre teneva la mano a quel ragazzo. Si sentì il mondo crollare addosso in quel momento, lei non aveva mai sorriso così con lui, e lui credette di non averla mai resa felice. Giorgio si stava addossando la colpa, non voleva più esistere: non era riuscito a fare quello in cui impiegava davvero tutto sé stesso, ovvero renderla felice, per lui contava solo quello.
Lui quella sera non aveva più guardato il cellulare che continuava a vibrare, non gli interessava nessuno, erano tutti falsi, a nessuno importava realmente, lui aveva questo presentimento.
A quel punto si alzò dalla vasca e si diresse verso il cassetto delle lamette di ricambio, aveva un piano. Aprì il cassetto con la mano tremante e ne prese una delle tante, erano quasi tutte nuove. Si accasciò al mobile e si guardò esitante il braccio già pieno di cicatrici, quei fottuti segni indelebili che mai più se ne sarebbero andati.
"Vai vai, vai" urlava quella sua voce in testa. Non ce la faceva più, sapeva che avrebbe superato il limite, ma poco gli importava. Iniziò con un taglio superficiale e lento, per aumentare la profondità e la rabbia in pochi secondi.
Il suo braccio era diventato come una bistecca per un macellaio, lo stava massacrando, lo stava letteralmente aprendo.
"Fanculo" pensò quando sentì la porta aprirsi, ma ormai era troppo tardi, lui iniziò a vedere a pallini neri e a sentire freddo.
-Giorgio, porcodio che cazzo hai fatto?- sentì il ragazzo, che in risposta mugulò dal dolore. Era suo fratello, Edoardo.
-Merda- disse il fratello, prendendo in braccio Giorgio. Il ragazzo pesava davvero poco, era semplice trasportarlo.
-Giorgio ti prego non morire- piangeva Edoardo in macchina. Giorgio intanto respirava e basta, non parlava e non si muoveva, non ne aveva le forze. Si sentiva terribilmente in colpa, per tutto. Avrebbe voluto non farlo, ma era troppo tardi, si stava sentendo mancare.
-Siamo arrivati, resisti fratello- sentì come ultime parole Giorgio, dopo di ché non sentì più nulla se non il freddo impressionante della morte: era venuta a fottersi quel ragazzo dall'animo così gentile e fragile.
Giorgio morì, tra le braccia del fratello che non si accorse del suo cuore fermarsi.