«Quel maledetto giovedì sera»

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Titolo: «Quel maledetto giovedì sera»
Parole: 518
Genere: Amore/Triste

Giorgio era sdraiato in un lettino d'ospedale, ed al corpo aveva attaccati mille tubicini, che gli trasmettevano diverse sostanze di aiuto.
Alla sua destra c'era Andrea, il suo fidanzato, che si era addormentato: seduto sulla sedia, con la testa poggiata nel lettino, e le sue mani che stringevano quella destra di Giorgio.
Aveva passato la notte al suo fianco, sveglio ad aspettare che Giorgio desse qualche segnale di vita, ma sembrava una remota possibilità, un fatto che non sarebbe più accaduto.
Fu il dottore a svegliarlo:
-Ragazzo, mi perdoni, ma bisogna fare le analisi al paziente- disse freddo, scostando Andrea.
Lui alzò il capo, ancora un po' intontito per le poche ore di sonno, e lasciò la mano del fidanzato.
Osservò attentamente il medico, che dava un occhio a Giorgio, poi al suo block notes, dove annotava parole illeggibili allo sguardo di Arrigoni.
-Quali sono le sue condizioni?- domandò il ragazzo, con un tono di preoccupazione nella voce.
Aveva il timore di sentire che non si sarebbe più svegliato, che sarebbe stato meglio staccare la spina.
-Sta peggiorando, ogni giorno che passa ci sono sempre meno possibilità che un giorno possa svegliarsi nuovamente- sentenziò continuando a scrivere. Il suo tono incolore era da pelle d'oca: aveva detto quella frase come se avesse appena letto la lista della spesa, come se non stesse distruggendo la stabilità mentale del piccolo Arrigoni. Poi se ne andò, con una nonchalance impressionante.
Negli occhi di Andrea si stavano insidiando delle lacrime, che minacciavano di uscire e dominare il suo volto corrucciato dalla tristezza.
Erano tre giorni che Giorgio era in coma; soffriva di depressione, ed era veramente difficile per lui controllare gli istinti suicida.
Quella sera però, quel maledetto giovedì sera, proprio non rispondeva più a sé stesso, era uscito di senno, completamente.
Provò a togliersi la vita buttandosi da un palazzo, uno dei più alti di tutta Roma.
-Giorgio, amore mio- mormorò il ragazzo, accarezzandogli la mano.
Una lacrima scivolò nel suo volto, precipitandosi nel petto di Giorgio. Una macchiolina scura si poteva distinguere nella maglietta grigia che gli aveva offerto l'ospedale.
-Spero tu possa sentirmi..- continuò cercando di sorridere. Voleva smettere di piangere, era una cosa che non sopportava fare.
-Stanotte ti ho sognato, sai? Eri bellissimo, come sempre.. avevamo fatto l'amore. Mi manca farlo, mi manca averti..- mormorò ancora, tra i singhiozzi.
Il suo sguardo correva sul suo volto, poi si fermò sulle labbra, quelle che Andrea amava tanto baciare.
-Permettimi di darti ancora un bacio prima che me ne vada- gli disse, come se effettivamente potesse ricevere una risposta in cambio. Aspettò alcuni secondi: nella sua testa si immaginò Giorgio sorridere e prenderlo per i fianchi, non gli avrebbe permesso di andarsene.
Si chinò e gli lasciò un casto bacio colmo d'amore e tristezza, poi si rialzò.
-Dopo scuola torno a trovarti amore, ti amo- gli disse, prima di uscire dalla stanza numero 17c del quinto piano.
Andrea non sapeva che Giorgio in quelle cinque ore in cui stava a scuola morì, e che al suo ritorno non l'avrebbe più trovato nel lettino.
Avrebbe dovuto chiedere di lui all'obitorio.


𝐎𝐧𝐞 𝐒𝐡𝐨𝐭𝐬 ;; 𝐌𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora