Titolo: Vederlo sorridere fu la cosa più bella.
Parole: 878-Giorgio, a te va la stanza 106c, mh?- disse la donna al mio fianco, usando un tono gentile. La guardai e sorrisi leggermente, con un po' di curiosità. Chissà chi mi sarebbe capitato.
Annuii e mi fu data la mia "divisa", che indossai immediatamente, seguita dagli accessori e dal trucco, fatto da Anastasia, una ragazza della mia età, che però faceva questo da anni. Ero ammirato dal suo gran cuore: mi capitò spesso di vederla in situazioni nella quali io avrei dato di matto, a cui lei rispondeva solo con qualche respiro profondo ed un sorriso.
-Sei pronto?- mi domandò Anastasia. Annuii, ero felice, non stavo più nella pelle.
-Ti avverto: non è un bambino, ma un adolescente, ha un anno meno di te e si chiama Giulio ed è un po' scontroso, ma sono sicura che con le tue capacità riuscirai a farlo ridere.. ha un cancro maligno ai polmoni e gli rimane poco- continuò lei, sistemando gli ultimi dettagli del trucco.
-Non sono tutto sto granché.. tu sei molto più brava di me, poi con la malattia che ha..- controbattei un po' afflitto. Se avessi continuato a fumare così, tempo qualche mese e sarei finito lì a fargli compagnia.
Lei mi rivolse uno sguardo severo, ma poi mi concesse un sorriso d'incoraggiamento:
-Giorgio, sei uno dei ragazzi con più potenziale che abbia mai conosciuto, credi di più in te stesso- e detto ciò, mi sistemò il naso rosso, concedendosi una risatina, che poi fu seguita dalla mia.
-Bene Dottor Zampina, vada pure dal signor Giulio- mi ordinò scherzosa Anastasia. Risi nervosamente e fui accompagnato davanti alla sua stanza, mentre i miei colleghi nelle loro.
Bussai e tirai un respiro a pieni polmoni, aspettando una risposta.
-Avanti- udii dall'interno. La voce che aveva detto questa semplice parola mi arrivò stanca, senza forze, e lo era ancor la porsona che la aveva detta. Non appena misi la testa nella stanza, sfoggiando un sorriso, vidi gli occhi di quel ragazzo illuminarsi.
-Hanno pensato anche a me- sussurrò lui, mettendosi a sedere. Mi si sciolse il cuore a sentirlo dire quella frase, da cui intuii che non aveva mai avuto esperienze con i doctor clown.
-Ma chi abbiamo qua?- domandai con una voce abbastanza ridicola, continuando a sorridere. Era l'etichetta, mi imponeva di fare queste cose.
Un ragazzo di quindici anni costretto a letto, con mille tubi attaccati al corpo e senza capelli. Era prossimo alla morte, e pensare che potrei esserci io lì, al posto suo, mi fece venire i brividi; cercai di non farlo vedere, ma penso si sia notato.
-Giulio, dottore- esclamò lui ridendo. La sua risata, il suo sorriso. Erano qualcosa di bellissimo, davvero.
Cominciai a fare qualche gioco da circo, molto semplice, me li insegnarono al corso. Lui rideva, e l'elettrocardiogramma segnava un'attività cardiaca più che positiva. Continuai facendo tutti i giochi possibili che mi balenavano in testa, cantai anche qualche canzone, aggiungendo dei balletti veramente poco virili.
Purtroppo il mio tempo finì, ma non volevo saperne ad andarmene. Mi tolsi il naso rosso ed andai a sciacquarmi il viso in bagno, poi mi tolsi la maglia colorata ed ideata da me. Tornai da lui e mi sedetti accanto nel suo lettino.
-Grazie..- mormorò, sorridendo.
-..Giorgio, piacere- sentenziai sicuro, ricambiando il sorriso, prendendogli la mano in segno di saluto.
-Giorgio, sei un angelo, davvero grazie- ripeté lui, per poi abbracciarmi.
Le regole mi dicevano di mantenere il distacco professionale con l'utente, ma l'emotività prese il controllo, ricambiando così l'abbraccio. Sentivo la sua tristezza solo dal tono di voce, dal modo in cui mi stringeva disperato, passando poi si suoi occhi spenti.
-Devo andare Giulio, è stato davvero un piacere- mormorai, staccandomi piano dall'abbraccio, come se tenessi di spezzarlo.
-Resta ancora un po'- mi implorò lui, con voce spezzata, tornando tra le mie braccia. Fanculo. Lo abbracciai forte, come fosse la cosa più bella che avessi in quel momento, nonostante fosse come tutti gli altri pazienti che vidi; però con lui c'era una specie di fiamma, una sintonia, un filo che ci legava.
Durante le attività mi guardava con occhi sognanti, e sembrava un po' prevedere alcune mie mosse.
Il suo profumo mi invase le narici: odorava di medicine, però c'era un retrò di frutta. Gli accarezzai la testa, priva di capelli.
-Erano ricci- sentenziò lui, con aria triste. Sì staccò dall'abbraccio e sorrise. Lo guardai interrogativo.
-Mh?-
-I capelli miei, erano ricci- ripeté lui. Sorrisi, provando ad immaginarlo con una testa ricciolosa, cosa che mi faceva sorridere maggiormente.
-Secondo me eri bellissimo- mormorai, senza smettere di guardarlo negli occhi.
-Lo sei ancora ora, assolutamente, anzi, forse ora sei più bello- continuai, forse senza nemmeno farmi sentire, ma il suo sorriso mi fece capire che aveva sentito eccome.
-G-Grazie- balbettò lui, arrossendo leggermente.
-Dai piccolo, devo davvero andare adesso- dissi accarezzandogli la guancia un po' paffuta. Era notevolmente dimagrito, si sentiva dalla pelle.
Mi osservò con occhi tristi, ma annuì e sorrise poco dopo. Vederlo sorridere fu la cosa più bella.
-Ciao Giulio- sentenziai, sorridendo, prendendo con me la maglietta ed il naso rosso. Lui mantenne l'espressione allegra e mi fece un cenno col capo, salutandomi poco dopo.
Uscii dalla stanza, richiudendo dietro di me la porta. Quel ragazzo mi aveva lasciato qualcosa, era stranissimo.Nota autore:
io facendo l'indirizzo scolastico sociosanitario, quest'anno mi troverò nei panni di Giorgio, l'idea della trama di questa os è stata di lainil, che ringrazio molto. Ma tornando al discorso iniziale, questa storia mi mette molta tristezza, non so definire però cosa mi trasmette, ditemelo voi.🍬