Era un giorno come tanti altri. Dazira si stava allenando a combattere con Therar e, di tanto in tanto, utilizzava le ali per spostarsi da una parte all'altra della cella, anche se lo spazio limitato le rendeva l'esercizio difficile.
Dalla feritoia filtrava un potente fascio di luce ed il clima si stava intiepidendo.
Therar si fermò e chiamò uno degli spettatori, una sentinella non in servizio che stava assistendo partecipe all'allenamento.
«Tu» disse Therar indicando l'uomo con un'espressione serena e soddisfatta mentre si asciugava il sudore dalla fronte con l'altro braccio. Portava una camicia color panna che, pensò Pheanie, gli stava maledettamente bene.
Il ragazzo si avvicinò alle sbarre ed uscì dalla cella. «Vai dentro tu!»
L'espressione della guardia mutò rapidamente dal divertimento alla preoccupazione, al puro terrore. «Io? Ma... signore! Non...»
«Entra nella cella! Non vorrai dimostrare a tutti di essere un cacasotto!»
La sentinella guardò prima Dazira che, incuriosita, osservava in silenzio lo scambio, poi guardò Therar. No, non stava scherzando.
Riluttante, l'uomo avanzò piano verso la cella, fino ad entrarvi. Non appena ebbe varcato la soglia, le sbarre si chiusero dietro di lui, provocandogli un brivido ed una prepotente voglia di tornare nel corridoio.
«Attaccala con quel bastone! Dazira, tu difenditi senza attaccare. Puoi disarmare, ma non agire di offesa!»
L'uomo la guardò titubante mentre le sue mani tremavano. Certo, lei era l'assassina. Poteva ucciderlo in qualsiasi momento e lui era armato solo di bastone.
Improvvisamente, Pheanie fu grata per il comportamento di Therar. Aveva capito cosa lui stesse facendo: stava cercando di far capire alla gente che Dazira non era un cane, ma un essere umano in grado di distinguere giusto da sbagliato.
La sentinella attaccò, dapprima senza convinzione, poi con più sicurezza. E Dazira schivava e parava ogni colpo, sotto gli occhi sbalorditi degli spettatori.
Ad un tratto, calò il silenzio e Dazira si fermò, beccandosi una legnata dritta all'addome. Si piegò su sé stessa mugolando e dovette accovacciarsi per attenuare il dolore.
Fu solo quando le fitte si affievolirono che la ragazza ebbe la forza di sollevarsi quel tanto che bastò per notare che tutti non stavano più guardando lei: stavano guardando re Gohr e il principe Arthis che erano appena giunti nei sotterranei.
L'allenamento, dopo i dovuti convenevoli, proseguì e il re rimase ad osservare per diversi minuti i risultati dell'addestramento, affiancato da Arthis che, a giudicare dalla sua espressione, pareva più sorpreso del sovrano.
Nessuno commentava più nulla, era calato un silenzio quasi imbarazzante. Nessuno, infatti, riusciva ad interpretare la presenza del re nei sotterranei.
Dopo infiniti minuti di addestramento, Gohr e Arthis si congedarono e se ne andarono così come erano venuti, con tutta la scorta.
Pheanie sapeva benissimo che Arthis non amava girare accerchiato da sentinelle, perciò, quella, era di certo un'imposizione di suo padre.
A poco a poco, la ressa di gente si sfoltì ed era quasi l'ora di cena quando Pheanie tornò nelle segrete e non trovò nessuno tranne Therar e Dazira che era alle prese con degli esercizi di resistenza fisica.
Se stava cercando un momento, di certo era quello: il ragazzo era stravaccato sulla sedia appena fuori dalla cella, con le braccia incrociate, gli occhi assorti sul pavimento e i capelli scuri tutti spettinati per la giornata lunga e stancante.
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LA QUINTA LAMA (I) - L'assassino
Fantasy[COMPLETO] Dazira lavora a corte come domestica e trascorre le sue giornate in compagnia dell'amico Ernik a caccia di guai. Quando Ernik, una notte, non prende parte alla ricerca, Dazira si addentra da sola nei cupi passaggi segreti del castello. D...