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Il sole del mezzogiorno filtrava dalle feritoie della mensa mentre la sala era sommersa dalle chiacchiere, le risa e un continuo clangore di posate e piatti che sbattevano tra di loro.

Naston, di fronte ad Ernik e Kaspiro, mangiava in silenzio e pareva assorto nei suoi pensieri, tant'era vero che i due ragazzi si erano guardati sorpresi dal mutismo che aleggiava nel gruppo in assenza di Amila.

Ad un tratto, il ragazzo davanti a loro, si destò, ma non aveva la solita espressione sorridente. Pareva serio. «Io vi avverto» disse. «State attenti a come vi comportate con Amila!»

E quelle parole, che parevano quasi una minaccia, mandarono in totale confusione i suoi interlocutori.

«Che vuoi dire, Naston?» domandò Ernik mentre Kaspiro addentava schifato una verdura.

«Vi ho visti ieri sera... le stavate sbavando addosso!» constatò spostando lo sguardo da Kaspiro ad Ernik. «Tutti e due»

E, per la solennità delle sue parole, Kaspiro scoppiò in una risata sguaiata seguito da Ernik, tant'è vero che i commensali intorno a loro si voltarono a fissarli.

«Sì, sì... ridete! Ma non combinate casini tra di voi per quella ragazza!»

Ernik scosse la testa con un sorriso, anche se, in cuor suo, percepì un sapore amaro. «Naston... davvero, non hai di che preoccuparti!»

In quel momento la ragazza comparve con un piatto in mano e prese posto accanto a Naston, salutando.

«Che c'è?» domandò una volta mandato giù il primo boccone, visto che nessuno pareva in vena di pettegolezzi. Ma nessuno le rispose. «Siete strani...»

Ma ben presto si arrese anche lei al mutismo generale.

Boh, forse vogliono rimanere soli tra uomini...

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«Amila!»

La ragazza stava camminando a passo spedito lungo il corridoio, quando Kaspiro la chiamò da lontano.

Naston gli aveva messo la pulce. Ernik era interessato a lei... e Kaspiro sapeva che in uno scontro aperto avrebbe perso contro la fisicità di Ernik. Lui era di gran lunga più alto, più bello e di gran lunga più carismatico. Non c'era competizione... doveva agire d'astuzia.

Non sapeva che gli era preso, ma questa volta non avrebbe permesso al suo migliore amico di rubarle la preda. Era il momento di attaccare, prima che lo facesse lui.

Amila si voltò e attese che lui la raggiungesse con un'espressione incuriosita mentre i suoi meravigliosi occhi cangianti venivano illuminati dai raggi del sole che filtravano dalle feritoie.

Quando si avvicinò, Kaspiro aveva il fiatone. Improvvisamente, sembrava aver dimenticato ciò che voleva dirle.

No, si doveva concentrare. Era la sua occasione. Non avrebbe mai ottenuto un altro momento solo con lei se non se lo fosse creato.

«Mi chiedevo... insomma... domani non ci saranno gli allenamenti...» iniziò Kaspiro balbettando.

Maledizione, ma che mi prende!

«Voglio mostrarti una cosa...» continuò il ragazzo con un sorriso nervoso.

Amila sorrise divertita e scosse il capo incuriosita. «Kaspiro... cosa stai cercando di chiedermi?»

«Ci vediamo sul tetto della caserma! Stasera... se vuoi...» Poi attese un istante mentre un pensiero gli passava per la testa: «Sai arrivare sul tetto?»

A quell'invito, l'espressione della ragazza cambiò e d'un tratto parve imbarazzata. «Io... ehm... non lo so, a dire il vero... Sì, ci so arrivare, sul tetto... credo. Cosa vuoi mostrarmi?»

La fronte di lei era corrucciata e mostrava le accentuate rughe d'espressione. Era palesemente sorpresa e Kaspiro non sapeva come interpretarlo.

«Lo scoprirai stasera!» le disse in tono giocoso per stuzzicare la sua curiosità.

«Ehm... va bene» acconsentì la ragazza pensandoci su. In fondo, non poteva essere nulla di male. «Sì, verrò!»

Il cuore di lui saltò un battito e il ragazzo ricacciò indietro la sensazione di sporco per aver scavalcato il suo migliore amico.

D'altronde, era sempre stato lui il primo della fila e Kaspiro era sempre stato il suo sostegno. Per una volta, voleva pensare a sé stesso.

LA QUINTA LAMA (I) - L'assassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora