25 I NUOVI CAVALIERI

178 16 2
                                    


Si era svegliato all'alba. Come tutti, del resto.

Erano tutti emozionati. Quel giorno era un anno esatto dalla loro entrata in accademia e ciò poteva voler dire una sola cosa: o dentro o fuori.

Ernik era in dormiveglia già da diverse ore, anche se, ormai, non vedeva un sonno tranquillo da mesi!

Fu il primo ad arrivare nel cortile per l'adunata prima di entrare nella sala ove li avevano nominati allievi un anno prima, nella speranza di ottenere il titolo di cavaliere.

Mano a mano che i minuti passavano, il cortile di fronte all'entrata della caserma si gremiva sempre di più, mentre l'aria che si respirava era carica di tensione, ricordi e una sorta di nostalgia verso i propri compagni.

Si stavano tutti salutando. Salutavano anche lui: ormai non era più solo "lo stalliere".

Ernik si accorse che stava tremando per l'emozione e la tensione, ma cercò di cacciare dentro di sé ogni sensazione sgradevole.

«Vedrai, andrà tutto bene» gli sussurrò Amila all'orecchio, facendolo sussultare. Non l'aveva nemmeno vista arrivare.

Lei scoppiò a ridere alla sua reazione e, a quel sorriso, Ernik non poté che ridere di rimando.

Ed eccolo lì. Kaspiro corse verso di loro con un sorriso teso quanto quello di Ernik, poi si avvicinò ad Amila e la prese per la vita schioccandole un bacio sulle labbra, come faceva sempre. Ed il sorriso di Ernik divenne più tirato.

Erano parecchi mesi che i due amoreggiavano ogni qual volta ve ne fosse l'occasione, facendo sentire Ernik il terzo incomodo della situazione.

Da quando, però, l'aveva fatto loro presente, i due cercavano di limitarsi a qualche bacetto di tanto in tanto, anche se Kaspiro l'aveva accusato di essere geloso. Geloso? Kaspiro sapeva benissimo che Ernik lo era, e, allo stesso modo, sapeva che mai si sarebbe infrapposto fra lui e la sua ragazza.

Jerol uscì dal portone d'ingresso. Bene, era giunto il momento.

L'intera ressa calò nel più completo silenzio mentre ordinatamente entrava nell'edificio e raggiungeva la sala grande.

Seduti sulle poltrone avanti a loro vi erano tre cavalieri che avevano ottenuto molte onorificenze, Storeor e il principe Arthis. Sulla parte alta della sala, invece, sopra agli spalti in legno, c'era una piccola folla di spettatori che mormorava commentando l'identità degli allievi e la loro divisa.

Uno ad un gli allievi vennero chiamati. Uno ad uno, tutti e quarantacinque gli aspiranti cavalieri vennero presentati prima di un discorso introduttivo di Storeor che diede la parola al principe Arthis.

Lui si alzò salutando gli allievi e gli spettatori garbatamente, poi si avvicinò e, uno ad uno, com'era tradizione, i ragazzi s'inginocchiarono tenendo il capo basso di fronte a lui, in attesa di sentire la sua spada sopra la loro spalla.

Venne il turno di Ernik. Il cuore gli batteva all'impazzata, tanto che rimanere inginocchiato gli era quasi difficile.

Gli stivali del principe erano davanti a lui. Quante volte aveva lucidato quegli stivali...

Quella vita, però, era ormai lontana.

In quel momento, Ernik si promise che non sarebbe più tornato a corte. Se non ce l'avesse fatta, avrebbe cambiato strada... avrebbe cercato la sua, di strada. Non quella che qualcun altro aveva scelto per lui.

Poi percepì un peso metallico sulla sua schiena e, d'un tratto, capì che la sua vita cambiava quel giorno.

●●●

LA QUINTA LAMA (I) - L'assassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora