"Avevano un rapporto speciale."

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(S.)

L'avvocato ci fece rilasciare il permesso due giorni dopo, e il giorno subito seguente andammo di corsa a trovare Dref a Bollate, io, Diana e Charlie.

Vederlo chiuso in un carcere era peggio di una stilettata al cuore, aveva la stessa età di Diana, era praticamente un fratellino più piccolo per me, e l'incazzatura che provavo svanì non appena incrociai i suoi occhi spenti.

Non appena Diana lo vide gli corse incontro ad abbracciarlo e la guardia, dopo un paio di richiami inutili, fu costretto a prenderla di peso e a spostarla lontana da lui, dall'altra parte del tavolo.

"Niente contatti fisici."

"Ma davvero lo sta facendo?"

Io le diedi una gomitata per azzittirla, poi mi scusai a nome suo con la guardia, che ritornò alla sua posizione all'angolo opposto della stanza.

"Che piccola kanaglia che sei Di."

Mi girai verso di lei non appena Dref pronunciò quella frase, già sapendo che come minimo avrebbe avuto gli occhi lucidi, e invece sottovalutai la sua sensibilità, perché la ritrovai completamente in lacrime quasi al punto di singhiozzare.

Quei due avevano un rapporto speciale, forse perché essendo coetanei, e i più piccoli del gruppo, ritrovarono l'una nell'altro dei punti in comune, ma pensai che non poteva essere solo una questione generazionale, si volevano proprio bene come fratello e sorella.

"Elì, porca trò, lo sai come sono fatta.."

"Hai ragione scusa."

Dref aveva una faccia pallida, lo sguardo assente e avrei scommesso che si fosse fatto anche più magro, più di quanto non lo fosse già, non nego che pensai subito al peggio.

"Ti hanno picchiato? Ti fanno mangiare? Gli altri detenuti ti hanno rotto il cazzo? Basta una parola e lo sai che te lo smontiamo sta merda di posto."

"Tranquillo Sfe, sto benone, se mi vedi così giù è perché sono io che decido di non mangiare quelle schifezze che mi portano, i detenuti non mi si filano, e almeno per il momento sono integro."

"Ti va di dirci perché non ci hai detto niente in tutto questo tempo?"

"Charlie che ti devo dire.. speravo di poterla passare liscia e lasciare che la cosa rimanesse nascosta."

"Cazzo Dref noi siamo la tua famiglia , non puoi non dirci cose come queste."

"Hai ragione Sfe, mi dispiace."

"Ok adesso piantatela tutti e due, avrebbe dovuto dirlo, siamo tutti d'accordo su questo, ma ora basta massacrarlo per una cosa che ormai non si può più cambiare e concentriamoci su come sta in questo momento. D'accordo tutti? Bene."

Io e Charlie ci guardammo senza spiccicare una parola, Diana sapeva comandarci tutti a bacchetta.

Il resto del tempo a disposizione con Dref passò in maniera più serena di come si prospettava, io e Charlie non nominammo più la sera dell'accaduto, Diana smise di piangere, e tutto sommato ci divertimmo pure.

Quando tornammo a casa però tutti e tre tornammo subito tristi, avremmo voluto prenderlo e portarlo via da li, a Diana per poco non gli venne una crisi di pianto e io e Charlie non facevamo altro che pensarci e ripensarci, senza darci pace.

«E vorrei dirti che ti amo, ma è troppo banale. »Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora