Ogni tanto il mio sguardo si alzava per guardare il paesaggio che scorreva veloce dietro la finestrella del treno.
Mi stavo dirigendo in America,sì,non avrei dovuto lasciare la mia amata Roma ma la mia migliore amica Em mi aveva costretta.
Leggevo uno dei miei soliti libri deprimenti,non che non avessi una vita,ma odiavo quei libri che ritraevano coppie felici che passeggiavano per strade di campagne.
Ascoltavo la musica.
LA MUSICA.
Senza di essa non avrei conosciuto a fondo la mia vita,mi aiutava.
Mi faceva trovare parti di me stessa che ancora non conosceva.
Quando ero triste lei era pronta a tirarmi su il morale.
Il mio sguardo si posò poi sulla mia migliore amica che dormiva beatamente con le cuffiette alle orecchie,anche lei amava la musica e non sarebbe sopravvissuta senza di essa.
Quando si lasciò con il suo fidanzato Simone era come caduta in un burrone,ma io e la musica l'avevamo salvata.
Mi mancava la mia chitarra che suonavo sin da quando ero bambina.
Quegli hostess del cavolo me l'avevano messa insieme alla valigia in un altra carrozza.

Il fischio del treno ci fece notare che eravamo finalmente arrivate.
Stoppai la musica e misi le cuffiette nella tasca dei miei jeans.
Em si alzò e mi fece un occhiolino per rassicurarmi mentre io con un po' di paura sistemai i miei capelli.
Scendemmo dal treno e la prima cosa che feci fu respirare l'aria un po' inquinata di New York.
Ci dirigemmo verso il college dove avremmo preso posto nella nostra stanza.

Guardai ancora una volta quell'infinito edificio davanti ai miei occhi.
Em mi abbracciò e mi strinse la mano,le nostre gambe si iniziarono a muovere e in batter baleno eravamo dentro il college.
Andammo in segreteria e una signore di mezza età ci diede un bigliettino con il nome della stanza.
Sistemai la chitarra sulla mia spalla e con la valigia stretta nella mano destra guardai quella che sarebbe dovuta essere la nostra stanza.
Em aprì di scatto la porta e sentimmo solo una voce maschile dire
-non si bussa neanche?-
Chi era adesso quel ragazzo?
Spalancai la porta visto che Emma era rimasta lì impalata.
-se non ti dispiace,questa è camera nostra.-
Dissi guardando quei due ragazzi che ci stavano difronte.
-ahaha,davvero spiritosa la ragazza,siamo in questa camera da un anno.-
Disse un moro con gli occhi azzurri.
-la segretaria ci ha detto questo,quindi evaporate!-
Disse Emma più che convinta.
-guardate,lì ci sono altri due letti.Divideremo la stanza.Se volete i posti ci sono,se no quella è la porta.-
Disse un biondino con gli occhi azzurri e delle strane piuma alle orecchie.
Guardai Emma e lei fece cenno di sì con la testa.
Sospirai e mi diressi un po' di angoscia al mio letto.
Em fece lo stesso e poi guardò senza dir niente la valigia.
Avevo capito,voleva svuotarla e mettere i vestiti nell'armadio,ma aveva vergogna che l'avrebbero presa in giro per l'enorme quantità di abiti.
-em io vado un attimo fuori.-
Dissi per sfuggire dagli sguardi da quegli scappati di casa.
Uscii sbattendo la porta.
Mi diressi al bar.
-un frullato alla fragola.-
Disse sorridendo al barista.
-certo!-
Rispose di rimando.
-basta!perfetto,ciao.finisce qua però eh.Grazie per questi due mesi.-
Una ragazza con i capelli neri chiuse arrabbiata la chiamata.
Delle lacrime iniziarono a rigare il suo viso.
-tutto bene?-
Chiesi riferendomi se avesse voluto un fazzoletto.
-si grazie,fine di una storia.-
Disse sorridendomi.
-piacere,Sole.-
-Nicole.-
Rispose stringendomi la mano.
Il mio frullato arrivò,salutai Nicole ed uscii dell'edificio e mi sedetti su una panchina.

Era sera,ero stanca.
Era rimasta tutto il pomeriggio fuori dal college,e non avevo avvisato Em.
Mi incamminai nel lungo corridoio e arrivata a destinazione aprì la porta.
-non si usa bussare.-
Disse per la seconda volta il moro.
-ma stai zitto un po'.-
Emma mi guardò arrabbiata.
-dov'eri?!-
Mi urlò Em.
E di nuovo gli occhi dei ragazzi era puntati su di me.
-em,non avevo voglia di stare in camera.-
Dissi semplicemente buttandomi sul letto.
-ah si?mi hai lasciata da sola.-
Urlò ancora.
-em,avevo bisogno di stare sola,sapevo che l'America mi avrebbe fatto male.-
Urlai di rimando.
-ragazze calma.-
Disse il biondino.
-sta' zitto nano!-
Avevo detto una cosa non sbagliata,di più.
-eh?-
Chiese lui.
Le mie mani finirono nei miei capelli.
Con passo svelto andai in bagno.
Mi chiusi in bagno.
Alcune lacrime si fecero spazio sul mio viso.
-Sole!Aprimi!-
La voce di Emma interruppe le mie lacrime.
-Em,lasciami! Ho bisogno di tempo. Ho bisogno di Einar.-
Einar.
Il mio migliore amico dopo Em,lui sì che mi capiva.
Mi alzai,con i polsini della mia felpa asciugai le lacrime.
Aprii la porta.
E rividi quegli stupidi fissarmi.
Sospirai.
Presi il mio zaino e cacciai il mio telefono.
Feci il numero di Einar e sentì esso squillare.
-Sole!-
Urlò dall'altro capo del telefono.
-Einar!-
Risposi prima di chiudere la porta alle mie spalle.
Avevo lasciato di nuovo Em sola,ma avevo bisogno di parlare con Ein.

***
Ciao!
Spero vi piaccia!
Secondo cosa succederà con "quegli scappati di casa" come gli ha chiamati Sole?
Stay tuned.🍀

Eclipse. -IRAMA.🌙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora