Un Finale Un Po' A Caso

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Mike’s pov

Brillantini.

Brillantini ovunque.

Sui mobili, sugli strumenti, in cucina, sulle dita, sulle banane di Trè, sulla coppola dello zio Vincenzo.

Insomma.

Ovunque.

Cosa stesse facendo di preciso il nano da giardino della pubblicità del profumo della fossa biologica, quello che dice puzza puzza puzza che puzza, probabilmente riferendosi a sé stesso, era un mistero di cui non avevamo visto nient’altro che brillantini.

Di tutti i tipi, eh.

Rosa, blu, gialli, verdi, viola, rossi, marroni, grigi, argento, oro e del colore del cane quando corre.

Io e Trè sembravamo due palle da discoteca e ogni tanto dovevamo scrollarci le sostanze luccicanti di dosso come fanno i cani dopo un allegro bagno nella pozzanghera più vicina, creando una nube tossica di porporina che faceva sembrare la casa come se fosse esplosa una bomba atomica a tema gay pride.

E se quello era quello che stava combinando Billie, non osavo nemmeno immaginare cosa stava succedendo dai nostri, o meglio, suoi, arcinemiconi.

Non dovevano essere messi proprio bene.

Mikey’s pov

Ci eravamo preparati al peggio.

Ci eravamo preparati ad avere piume per casa, tovaglie macchiate di tinta per capelli, mangiare accidentalmente rossetti perché “in frigo durano di più”, extention al posto delle ciglia finte e ciglia finte al posto delle extention.

In pratica una guerra, molto femminile e molto rosa, ma pur sempre una guerra.

Ma nessuno di noi era preparato a quello.

Io, Ray e Frank fissavamo con le braccia incrociate e sguardo dubbioso quell’essere spiaggiato sul divano per persino io stentavo a riconoscere.

“Quindi… niente cose pacchiane?”. Chiese Ray, ricevendo uno sguardo di fuoco dal lamantino obeso e mentalmente disturbato che era mia sorella.

“Siete voi che non capite niente di stile. Comunque non ho bisogno di impasticciarmi per vincere, vado bene anche così”. Rispose con tono ovvio, agitando le mani e provocando un uragano.

“Finalmente hai capito che non ti serve conciarti come una battona!”. Esultò Frank. [N/A: giuro che nata come una cosa ispirescional].

Gerard lo guardo malissimo, si mise in piedi sul divano urlando come una marmotta urlante durante una crisi idrica nella stagione delle piogge.

“Io non ho bisogno di truccarmi perché è ovvio che la sola ed unica sassy diva sono io, brutto figlio di una cerbottana!”. E poi, con il passo leggero come un bufalo somalo, se ne andò.

“Qui qualcuno non inzupperà”. Lo sfottè Ray.

“Grazie a Dio, da quando quella tizia deviata ha scritto che avrei inzuppato la situazione si è… come dire… invertita”. Borbottò mentre io andavo in silenzio a vomitare in un angolo.

Tre’s pov

Questa volta avevano fatto le cose in grande, non c’era dubbio.
Andavamo addirittura in Tv, non vedevo l’ora di salutare la mia mammina con la manina.

Comunque alla fine il piano malefico di Billie consisteva in una specie di carro di carnevale tipo Rio de Janeiro, solo che al posto delle ballerine sculettanti c’eravamo io e Mike, che, per dirla tutta, siamo meglio.

Il carro era ricco di colori, piume e brillantini, così sobrio che la stazione spaziale internazionale ci aveva fatto i complimenti, così elegante che Enzo e Carla avevano perso il dono della parola, insomma, un vero capolavoro.

Tuttavia, anch’io volevo dare il mio contributo, anch’io volevo che gli alieni scambiassero quella creazione per un segnale di guerra, quindi, per spontaneo spirito di collaborazione, feci una luuuuuuuunga ghirlanda di banane e la appesi un po’ dappetutto.

“CHI HA MESSO QUESTO ABOMINIO SUL MIO BAMBINO?”. Urlò una Billie isterica.

“Dovevo farla con gli assorbenti la ghirlanda?”. Chiesi, confuso sul prchè Billie non apprezzasse la mia creazione originale.

“LO SAI CHE HO PAURA DELLE BANANE! SULLA BANDIERA DELLA MONGOLIA C’E’ LA TUA FACCIA, VISTO CHE SEI IL RE DEI MONGOLOIDI!”. Urlò isterica.

“Ah, se la metti così è meglio che smetti di palrare, dall’alito sembra che ti si sia arenato il cadavere di un’orca in gola!”. Risposi, soddisfatto.

“E tu sei così brutto che quando sei nato tua madre ha mandato delle lettere di scuse a tutti!”.

“E tu sei così brutto che pure lo specchio si gira per non guardarti!”.
“Sei così testa di cazzo che chi ti guarda diventa gay!”.

“Ah, ecco perché ti piace quell’app con l’uccello”.

“Aw, Billie, vuoi che ti prenda un po’ di ghiaccio per la scottatura”. Disse Mike.

“Sappi che per me la sassy diva da ora in poi sarà Billie alto”. Dissi con indignazione.

“Come osi!”. Esclamò con tono drammatico, portandosi una mano al petto.

“Lei mi tratta con rispetto, e a lei piacciono le banane!”. Replicai.

“Ma no, Trè, che dici, anche a me piacciono. Posso cambiare Trè!”.

“Ormai è finita”. E indignato me ne andai.

Quando Billie alto arrivò restammo tutti sconcertati.

“Ma allora c’era sempre stata una faccia sotto le tre dita di stucco”. Esclamai meravigliato.

“Certo, che ti aspettavi?”. Disse con fare spocchioso.

E allora, volendomi rendere utile, infilai una mano in tasca, frugai un po’ ed uscì un tubicino verde.
Tutti mi guardarono interrogativi.
“Ho pensato che preferissi i tamponi”.

Billie alto lo prese e se lo mise in tasca mentre tutti lo guardavano sconvolti.

“Non si sa mai”. Rispose alzando le spalle.

“Oh, e per darti un po’ di energia…”. Tirai fuori una banana.

“Il nano malefico ti ci ha fatto mettere qualcosa dentro? Non inizierò a scagazzare in giro come ha fatto Frnki?”.

“E’ SUCCESSO UNA VOLTA!”. Protestò il piccolo me.

“Non c’è niente, ma in ogni caso… puoi sempre usare il tampone”. Sorrisi e trotterellai via.
Lo show consisteva nel fare cose molto sassy.

Rispondere a delle domande sassy, camminare in modo sassy, mangiare in modo sassy, truccarsi in modo sassy, e, per finire cagare sassy, ah, no questo no.

Comunque, quando stavano per annunciare il vincitore, la luce andò via e fu il panico.

Il fratello di Billie alto saltò in braccio a Mike come Scooby-Doo, quello con i capelli più montagnosi dell’Everest, diede fuoco al carro di Billie, che cercò di spegnerlo con le sue lacrime, a Billie alto non gliene passava manco per là e io e il mio gemello, separati alla nascita, ci sedemmo in un angolo a mangiare banane.

Ma all’improvviso successe qualcosa.
Un fascio di luce illumino la corona di Burger King ricoperta artigianalmente di brillantini rosa e piume di fenicottero, e poi si spostò su di un tizio che prima non c’era.

“Oddio!”. Esclamò il mio gemello, guardandolo come Billie guarda Mike dopo una sessione di fumo intenso.

“Quello è…”.

Gerard’s pov

“E tu che vuoi?”. Domandai, avvicinando i al tipo.

“Riprendermi la corona”. Esclamò afferrando il mio prezioso possedimento.

“No, è mia!”. Protestai. “Messere Willigelmo! Venite ad aiutare la vostra donzella!”. Urlai.

“Arrivo Madonna Gerarda”. Rispose correndo da me, e aiutandomi a rimettere a posto la corona.

“Non l’avrete mai!”. Protestò il tizio, sculettando verso il centro del palco e guardando fisso la telecamera disse. “Tu che stai guardando, scegli la vera sassy diva, scegli Brendon Urie”. E poi fece l’occhiolino e mando un bacio al pubblico.

“Siamo spacciati, Billie”. Ammisi, dando una pacca sulla spalla al mio compagno di avventure.

“Siamo fottuti, Gerard”.

E il mondo si fermò a fissarlo.

“Che c’è?”. Chiese.

“Mi hai chiamato con il mio nome”. Osservai.

“Eh, non è che io non sappia come ti chiami, è che volevo dare fastidio a Mike”. Ammise.

“BILLIEEEEEEEEEEEEEEE”. Urlò il bassista biondo.

“Oddio, mi sono commosso”. Dissi, asciugandomi una lacrima. “Hai sentito, Frnki? Sa come mi chiamo”. Piansi guardandolo mentre condivideva una banana con Trè manco fosse una canna.

“Con profondo dispiacere per le nostre due concorrenti, dobbiamo annunciare che la vincitrice. E detentrice della corona. È. Brendon Urie!”. Urlò il presentatore, incoronandolo e dandogli dei fiori.

“A noi non serve la corona, Billie”. Dissi fiero. “Noi abbiamo qualcosa di più importante”.

“L’odio reciproco”. Concluse.

“L’odio reciproco”. Concordai.

E ci stringemmo in un sudato e puzzolente abbraccio.

Fine.

The Black Parade

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 11, 2018 ⏰

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