9. L'ultimo respiro

213 23 13
                                    

Arrivato davanti all'istituto Richie alzò gli occhi sul possente cancello di accesso al cortile.
Oltrepassò la porta di ferro con lo sguardo e raggiunse quella comunicante direttamente con la scuola. La scrutò, senza muovere un muscolo. Rimase immobile dov'era. Continuando a camminare con gli occhi.
Dopo dieci minuti di riflessione si decise a muoversi, ma invece di raggiungere gli altri a lezione (come promesso alla madre) si mise nuovamente alla ricerca di Eds.
Io so che ti troverò.
(O forse tu troverai me.)

Camminò senza saper dove andare per almeno quarantacinque minuti, erano ormai quasi le undici e mezza quando un pensiero gli lampeggiò nella mente.
Parlando con la signora Kaspbrak avrò maggiori informazioni su cosa è successo ieri.
Ripercorse la strada a ritroso fino a raggiungere la graziosa abitazione, stando attento a non imbattersi nuovamente in sua madre.
Fece un respiro profondo e oltrepassò il piccolo cancello che lo condusse tramite un breve sentiero al vero e proprio portone. Per essere una piccola casa risultava maestosa e rispettabile. Con il dito spinse sul tasto del campanello provocando un suono che udì ovattato provenire dall'interno.
Una signora in sovrappeso aprì dopo poco, lo osservò impassibile per poi domandargli "E tu saresti?"
Richie notò le linee di un mascara, probabilmente scadente, che si snodavano dalla parte bassa dell'occhio fino a al mento, spinte da lacrime appena versate.
In mancanza di una risposta la signora incalzò:
"Senti ragazzino io non ho tutto il giorno."
Lui sospirò trovando strano che non lo riconoscesse e come se lei gli avesse letto nel pensiero sbraitò:
"Ma guarda un po'...io so chi sei, tu devi essere il figlio dei Tozier! Sei cresciuto ma penso che in quella testa non ti si sia aggiustato proprio niente!"
"Cosa intende mi scusi?" Domandò confuso e colpito.
"Mi sorprende assai, vedere un ragazzo girovagare durante le ore di lezione... ma tu sei sempre stato strano! E per giunta hai sempre influenzato mio figlio!" Gracchiò lei presa dalla foga.
Il ragazzo ignorò quelle accuse a cui era quasi abituato, domandando: "C'è Eddie? Ho bisogno di vederlo."
La signora Kaspbrak sgranò gli occhi: "Tu mio caro non vedrai proprio nessuno!" Richiuse la porta con forza.
"Signora la prego! So della scomparsa di suo figlio! Voglio esserle utile!" esclamò battendo delicatamente con le mani sulla superficie di legno.
Dei pesanti passi avvisarono Richie del suo ritorno.
"Lui ieri sera non è tornato a casa." Disse lei riaprendo. "E sappi che non me ne importa nulla se mi prometti che ti interessa ritrovarlo! Perché sono solo parole! E nella mia vita ho imparato che le parole non valgono nulla! A me importano solo i fatti! O ritrovi mio figlio o puoi anche evitare di venirmi a dire che lo vorresti fare perché a me non fa nessun effetto!" Stava piangendo e urlando contemporaneamente mettendo in imbarazzo il giovane in piedi sulla soglia.
"Io..."
"Torna a scuola ragazzino."
Richie deglutì e si congedò educatamente.

Lentamente raggiunse la gelateria in cui lui ed Eddie prendevano sempre il gelato quando erano più piccoli. Era chiusa. Lesse sulla porta "Orario di apertura: 16,00." Si sedette sulla panchina di fronte, quella che sceglievano sempre lui e il suo amico.
Si guardò le mani.
Poi il cielo.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e il viso sui palmi.
Sentiva una pressione sul petto.
Sempre più forte.
Respirava a fatica.
La gola gli si stringeva sempre più.
Le gambe gli tremavano e dei brividi fugaci gli provocavano un dolore atroce.
Chiuse gli occhi e si abbandonò ai suoi dolori fusi con i suoi pensieri.
Si deve provare questo quando si muore.

spazio autrice:
-ciao amici, volevo informarvi che ho iniziato una nuova storia (chiamata "Giorni come pagine") in cui parlo di me, i capitoli sono solo due per ora e nel primo descrivo di cosa si tratta, se andaste a dare un occhiata mi farebbe un immenso piacere grazie di cuore❤️ /cams

l'ironia dell'amore (reddie)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora