19. Il ritorno di Beverly

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Raggi caldi e colmi di energia filtravano dalla tapparella semi chiusa di Richie, svegliandolo dolcemente. La mattina sembrava più serena del solito, la colazione era già pronta in cucina mentre lui finiva di prepararsi.
"Come hai dormito oggi Richie?" domandò la madre quando lui si sedette a tavola.
Finalmente posso rispondere senza mentire.
"Molto bene grazie."
Mangiò in fretta ciò che aveva sul piatto e afferrato lo zaino e la giacca, uscì di casa.
Gli uccellini cinguettavano sui rami degli alberi che lasciavano cadere e fluttuare foglie arancioni, gialle e marroni, rendendo la giornata autunnale un po' meno grigia.
Arrivato a scuola, tutti si resero conto che aveva un sorrisetto dipinto sul viso.
"Ehi Richie..." gli si avvicinò Beverly.
"Ciao Beverly."
"È da molto tempo che non parliamo."
"Si lo so, dal giorno in cui Eddie...beh lui è..."
"Si, da quando Eddie se n'è andato. Come va?"
"Bene, credo. Tu come stai?"
"Mi manchi."
"Ah, beh grazie."
"Non era proprio un complimento..." sghignazzò Beverly.
"E come dovrei rispondere?"
"Non so... magari dicendo che ti manco anche io."
Il problema è che a Richie non mancavano affatto i momenti che passava con la ragazza. Si accorgeva ora che forse in parte inconsapevolmente, lo faceva per soffocare il sentimento che stava nascendo per Eddie.
"Si, ehm ok."
Un espressione di perplessità fusa con dispiacere e delusione nacque sul viso di Bev.
"Ti ho per caso fatto qualche torto?"
"No" rispose calmo Richie.
"Allora perché sei così distaccato?"
"Non sono distaccato."
"Passi dal comportarti come stessimo insieme, allo scomparire per poi tornare e ignorarmi!"
"È un brutto periodo..." borbottò lui.
"Mi dispiace, sul serio. Ma ricordati che non esisti solo tu, pensa ogni tanto che con i tuoi comportamenti potresti illudere e poi ferire qualcuno!" esclamò.
"Mi dispiace veramente di averti ferita e non so come farmi perdonare, per me è brutto periodo, come già ti ho detto, mi accorgo meno quindi degli altri ma tutto è più incentrato sul mio dolore. La situazione per me sta migliorando, appena tornerò a sentirmi meglio, psicologicamente soprattutto, ti prometto che mi impegnerò a essere un buon amico."
Lei lo guardò a lungo negli occhi, poi serrò le labbra mostrando due sottili fossette, sospirò e sentendo il suono della campanella si avviò all'interno della scuola.
Richie sospirò a sua volta, si guardò intorno e vide Bill alla sua destra coinvolto nel solito circolo di ragazzi, che chiacchieravano tranquillamente. Gli posò una mano sulla spalla attirando la sua attenzione.
"Richie ciao! Stavamo giusto parlando di te!"
"Spero solo cose belle..."
Bill rise.
"Certo! Oggi ti vediamo più sereno...ci sbagliamo?"
Anche gli altri ora lo stavano guardando.
"Si, sto meglio."
Tutti gli rivolsero un sorriso e lui ricambiò.
"Entriamo ora, le lezioni stanno iniziando." propose.
Insieme arrivarono nel corridoio per poi dividersi tre in una classe due in un altra.
Beverly non si avvicinò al gruppo per tutta la mattinata.

"R-Richie" chiamò Bill.
Richie stava uscendo dal cancello della scuola facendosi spazio fra la folla di studenti raccolto nel cortile.
"R-R-Richie ma dove vai?!"
Il ragazzo si voltò e Bill continuò:
"Oggi abbiamo lezione fino alle tre, si pranza in mensa!"
Richie con una mano si colpì la fronte, comunicando all'altro di essersi accorto della dimenticanza.
Insieme ritornarono all'interno dell'istituto, raggiungendo la mensa e accomodandosi al tavolo, già occupato in parte dal resto degli amici.
"Beverly non si sentiva bene e ha deciso di tornare a casa." annunciò Ben.
Richie abbassò gli occhi.
Sono stato troppo duro, devo averla colpita e ferita davvero.
Il pranzo trascorse veloce e le lezioni pomeridiane furono quasi piacevoli grazie agli interessanti temi trattati.
Rich dopo la scuola si recò della ragazza.
Per tutto il tragitto pensò a cosa dirle, ma quando arrivò davanti alla porta era ancora più confuso rispetto a prima.
Suonò il campanello e attese.
La porta si aprì e la figura angelica dai capelli ramati gli sorrise, tesa e scossa.
"Hai due minuti?" chiese lui.
"Entra, mio padre non c'è fino a stasera."
Obbedì e seguendola si sederono sul divano davanti al televisore spento.
"Volevo scusarmi per oggi."
Lei abbozzò un secondo sorriso forzato.
"Sono stato sgarbato e distaccato, è ovvio che mi sei mancata e ti voglio bene Bev, anche se non lo dimostro."
Beverly era sul punto di scoppiare a piangere e si vedeva chiaramente che tratteneva con forza le lacrime.
"Stai" la voce le si incrinò "Stai tranquillo."
"Bev...non piangere." Richie sorrise comprensivo e rassicurante.
Gli occhi gli luccicarono alla luce delle tre che entrava lieve dalla finestra, i capelli ricci e lucidi si srotolavano lungo la sua fronte e gli occhiali neri erano ben piazzati sul naso lievemente aquilino. La camicia a scacchi rossa e nera che spesso indossava era stata sostituita da una simile a scacchi bianchi e neri che si appoggiava dolce su una maglietta grigia a sua volta infilata all'interno dei pantaloni scuri. Nella sua tristezza, nel suo imbarazzo, nella sua sottovalutata bellezza risultava la figura più tenera e meravigliosa che Beverly potesse desiderare di avere davanti agli occhi.

"Ti amo." sussurrò lei.

spazio autrice:
SIAMO A MILLE LETTURE!
grazie di cuore a tutti quelli che stanno leggendo la mia storia, speravo davvero di raggiungere questo traguardo ma non credevo il desiderio si sarebbe avverato, mi raccomando continuiamo così!
vi ricordo che se vi va potete farmi domande, darmi consigli o fare correzioni nei commenti che a me fa davvero piacere, se non vi rispondo nei messaggi è perché ho dei problemi con l'account, come ho già detto contattatemi nei commenti sotto i capitoli.
se vi va lasciate sempre qualche stellina che a me fa piacere, vi voglio bene.
-cams

l'ironia dell'amore (reddie)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora