3. Visita inaspettata a casa Tozier

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Eddie non sembrava ne stupito ne infastidito, al contrario pareva felice, come se avesse appena ricevuto un regalo enorme che desiderava da tempo.
"Anch'io Rich" e si sciolse in un sorriso.
Richie era confuso, questo scambio con il suo amico gli stava facendo provare una quantità di emozioni immensa. I due si guardarono qualche istante poi come se si fossero salutati leggendosi nel pensiero si allontanarono ognuno per la sua strada.

Il cuore di Richie Tozier batteva forte, come raramente aveva fatto prima, e il motivo era quasi chiaro al ragazzo che ancora si convinceva di non rendersene conto.

Appena arrivato a casa prendendo atto di essere solo si preparò un sandwich che trangugiò in pochi minuti, accese la televisione e scelse il suo canale preferito, quello che trasmetteva "vero rock 'n roll" come lo chiamava lui, la sua passione continuamente smentita e repressa dai genitori.
D'un tratto sentì suonare il campanello, erano appena le due e in orari comuni raramente qualcuno si presentava alla porta figuriamoci in orari così fuori mano. Dopo aver sobbalzato per la sorpresa si passò la mano fra i capelli, si sistemò gli occhiali e aprì. Trovò una ragazza slanciata con una gonna rosa a fiori lunga fino al ginocchio accompagnata da una camicetta bianca infilata all'interno. I capelli lunghi e rossi le ricadevano lucidi sulle spalle in morbidi boccoli naturali.
"Ciao Beverly, a cosa devo questo piacere?"
Lei lo guardò raggiante. "Sei solo?"
Lui annuì e imbarazzato la invitò ad accomodarsi. La giovane si addentrò nell'abitazione e si girò a guardarlo mentre richiudeva la porta. "Senti Richie penso che tu abbia bisogno di parlare con qualcuno e sono venuta per aiutarti."
Il ragazzo la guardò stupito, quasi divertito. "Stai scherzando?"
Lei si irrigidì e rispose: "Non riesco a vederti così, non stai bene, e lo sento." Ci stava mettendo tutta la buona volontà possibile, e in fin dei conti non aveva nemmeno torto, lui aveva bisogno di essere aiutato. Non necessariamente da un medico. Bev avanzò di qualche passo allontanandosi dal tavolo a cui si era affiancata, ora era al centro della stanza di fronte all'amico. "Cerco di rendermi utile" sorrise "ma sono un vero disastro." Questa volta risero insieme.
"Sei bellissima quando ridi." Le parole uscirono fluide dalle labbra di Richie, per la seconda volta nella stessa giornata aveva parlato senza controllarsi.
Lei arrossì e abbassò gli occhi, poi li rialzò e li incastrò in quelli scuri e profondi del ragazzo. Beverly fece un passo in avanti e lui percepì il suo calore corporeo. La coppia era separata da pochi centimetri. "Ho paura di cosa potrei fare." sussurrò lei. Lui la guardò malizioso.
Le prese il viso fra le mani e la coinvolse in un lungo bacio. I due si spostarono sul divano e lei si posizionò seduta "a cavalcioni" sulle sue gambe. Continuarono a baciarsi per diversi minuti quando lui cominciò a slacciarle la camicetta. Lei si fermò allarmata, lo fissò e scoppio a ridere fondendo nuovamente le labbra con le sue. Progressivamente si ritrovarono sdraiati. Beverly sì trovava sopra e dopo che Rich si fu sfilato la maglietta cominciò a passare le dita lungo i lineamenti del suo torso nudo, sfiorando i frutti di un intera estate di esercizio fisico. La ragazza si chinò lentamente fino a raggiungere nuovamente le labbra del giovane. Lui si fermò un momento e sussurrò "Fortuna che dovevamo parlare." Lei sorrise, era più bella che mai.

I due non si spinsero oltre a ciò che avevano fatto fino a quel momento e arrivata la sera Beverly intuì che era giunto il momento di tornare a casa, prima che si facessero vivi i Tozier.
Il ragazzo sistemò il disordine creato sul divano e si sedette. Un terribile senso di colpa gli premeva nel petto.
Come poteva aver fatto questo a Bill? Come poteva aver fatto questo a...Eddie? Eddie? Cosa c'entrava lui?
La confusione e la frustrazione crescevano nella sua mente divertendosi a torturarlo.
Le sue dita pallide e affusolate si contorcevano avvinghiate l'una all'altra. Il giorno dopo avrebbe chiarito tutto con la ragazza, specificando che si trattava di un enorme e terribile malinteso e che fra loro non poteva andare avanti e a prescindere non avrebbe potuto funzionare. Perché lui era...
(gay)
confuso.

Quella notte la sua mente formulò un sogno assai strano,
Richie camminava lungo il marciapiede fumando una sigaretta, sicuro che i suoi genitori non potessero vederlo, d'un tratto le sue convinzioni si incrinarono e si trovò la coppia davanti, sembravano furiosi, in particolare il padre:
"Porti una ragazza a letto e sei innamorato del tuo migliore amico? Richard, dobbiamo curarti."
Ora era la madre ha parlare: "Si sei sbagliato Richard, stai rovinando la nostra reputazione."
Nuovamente il padre: "Dobbiamo metterti in riga, prima che sia troppo tardi."
Sembrava non si fossero minimamente accorti della sigaretta che teneva fra l'indice e il medio. "Io...io...e lei non abbiamo fatto nulla" Le parole uscivano dalle labbra del ragazzo in flebili sussurri.
A quel punto successe l'inimagginabile.
"Sei stato a letto con Beverly? Dimmelo Richie, dimmelo, perché credevo che piangessi tutte le notti per me" alle sue spalle, chiara e furente giungeva la voce di Eddie Kaspbrak. Di scatto si voltò pronto a chiarire che non aveva fatto nulla di più che una pomiciata con Bev e che non piangeva tutte le notti
(solo quattro o cinque alla settimana)
per lui. Un brivido causato dal terrore lo scosse alla vista del clown che lo aspettava al posto di Eddie. Era Quel Clown. Il peggiore.

Urlando sì destò dal sonno. Grondante di sudore e pallido in viso bevve un sorso d'acqua.
Aveva paura, non di ciò che aveva visto alla fine del sogno bensì di tutto ciò che il sogno gli aveva spiegato con una astuta e crudele metafora. Posò la testa sul cuscino e si impose di dormire.

Ore cinque e trentadue, Richie non dormiva dal momento del risveglio traumatico. Non riusciva a smettere di pensare a ciò che i genitori gli avevano detto nel sogno.
("e sei innamorato del tuo migliore amico")
Alla voce di Eddie
("perché credevo piangessi tutte le notti per me")
rabbiosa, amareggiata.
Due lacrime rigarono le guance del giovane. Teso le eliminò con il palmo della mano.
Non era più certo di nulla. Avrebbe desiderato che la notte non finisse mai, per paura di cosa avrebbe fatto il giorno seguente.

l'ironia dell'amore (reddie)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora