14. A cuore aperto

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Ogni sera tramite il pensiero Eddie e Richie si mettevano in contatto, cercando di capire dove potesse essere finito il primo.

(Settimo giorno dopo la prima volta che Eddie aveva instaurato il legame telepatico.
Casa Tozier.
Decimo giorno di assenza a scuola per Richie.)
-
"Che fastidio! Sono giorni che cerco di ricordare eppure non riaffiora niente."
Eddie strinse i pugni e digrignò i denti.
Dopo poco riassunse la sua normale posizione colpito da un'idea improvvisa, voltandosi verso l'amico.
"Tu non vai a scuola da quando ci siamo parlati la prima volta dopo la scomparsa...insomma da quando ci siamo parlati sulla panchina?"
Richie scoppiò a ridere imbarazzato.
"No. Beh... può darsi..."
"Ma i tuoi genitori?" Eds era incredulo.
"I miei sono convinti che io ci sia andato, ogni giorno." disse sereno il ragazzo.
"Santo cielo Richie sei in un mare di guai!"
Richie arricciò il naso, e obiettò: "Non mi sembra una cosa così grave..."
"Quando fai più di sette giorni di assenza la scuola contatta i tuoi genitori. Una volta, un paio d'anni fa mia madre, apprensiva come sempre, mi ha trattenuto a casa nove giorni per una semplice febbre e la scuola l'ha chiamata per chiederle il motivo."
Richie sudava freddo.
Un peso enorme gli premeva ora sulle spalle rendendolo ancora più stanco e nervoso; sentiva tutte le preoccupazioni che come mani lo schiacciavano.
"Allora sono nella merda Eddie."
"Dobbiamo trovare un modo." farfugliò l'altro.
"Ma se tornerò a scuola riprenderà la solita routine. Mi sveglio, vado a scuola, studio, fumo, piango, non dormo."
"Piangi?"
Come ho fatto a farmelo sfuggire?! Diamine!
Richie era paralizzato.
Sono un coglione, sono finito.
"Perché tu...insomma perché piangi?" Eds era confuso e allo stesso tempo preoccupato all'idea di essere lui la causa delle lacrime.
"Io..."
"Tu...?"
"Eddie io...tu..."
Il ragazzo sospirò.
"Tu mi...manchi."
"Ah" Eddie era perplesso.
"Il problema è che non è tutto...tu...beh, io..."
Richie fissava gli occhioni nocciola dell'amico senza riuscire a completare il discorso. Si sentiva in trappola. Non aveva via di uscita.
Vi fu una pausa.
"Io sono gay."
Eddie non manifestò particolari reazioni.
"E ti amo." aggiunse senza dominare la voce, o il cuore...
Ora era quasi tranquillo.
"Sono gay si, e ti amo. Piango perché ho paura, ho paura di ciò che potrei fare, ma anche di perderti o di farmi odiare da te, ho paura di non farcela ad andare avanti. Ho paura di me, di te, di tutto questo. Ho paura di non riuscire a ritrovarti, di non riuscire a rivederti."
Richie non piangeva, come di consueto, negli ultimi tempi, non sembrava il ragazzo fragile, consumato, frustrato.
Era quasi orgoglioso. Quasi a suo agio.
Eddie non pronunciò alcuna parola. Lasciò che il silenzio colmasse quegli interminabili minuti. Lasciò che le parole di Richie echeggiassero nell'aria come foglie al vento, lasciò che vagassero fra milioni di pensieri e rimorsi.
Oltre al rimorso non poteva negare di provare in parte sollievo.
L'ho detto. Ora è il suo turno. Spetta a lui la prossima mossa.
Nulla uscì dalle labbra di Eds però.
Il collegamento mentale fra i due si affievolì fino a spegnersi.
Richie pianse.
La sera si trasformò in notte.
Il sonno non si presentò.

_

Il mattino seguente Richie non andò a scuola.
Ormai era divenuta una abitudine.
Visse la giornata con un pensiero fisso, impresso nella mente. Non sapeva se quella sera Eddie avrebbe instaurato il legame. Se si sarebbe fatto vivo. La sera prima gli aveva aperto il cuore completamente. Questo non comportava necessariamente conseguenze positive.
Alle 11,00 Eddie si infiltrò nella mente di Richie. Era tornato.
Non ci fu imbarazzo. Non ci fu tensione. Entrambi ignorarono i fatti accaduti il giorno prima alla stessa ora. Sembrava che Eddie avesse voltato pagina.
(O non l'avesse mai letta...)
Richie ne fu lieto in primis.
"Niente scuola nemmeno oggi?"
"Niente scuola nemmeno oggi."
"Ascoltami, devi ricominciare a frequentare le lezioni. Per il tuo bene. Fallo per me."
"Come farò a parlare con te? Sarò impegnato con lo studio. Come farò a cercarti?"
"Rich, in fin dei conti ci stiamo sbagliando, non è una tua responsabilità, chiaro? Devi stare tranquillo. Non hai obblighi ne colpe."
"Devi capire che finché non ti ho qui, finché non posso toccarti, sentire la tua voce, io non posso stare tranquillo."
"Parla con la polizia, ti prego, chiedi a loro di investigare. Devi studiare. Resterai indietro. Verrai penalizzato."
"Va bene. Ma...alla fine ieri non abbiamo risolto la questione delle assenze e come parlarne con i miei."
"Giusto..."
I due si guardarono a lungo in cerca di ispirazione.
"Potresti dire la verità..." propose Eddie.
Richie lo fulminò con lo sguardo.
"Potrei scappare."
Questa volta fu Eddie a fulminare con lo sguardo l'altro.
"Non mi viene in mente nulla te lo giuro."
L'amico annuì lentamente constatando di trovarsi nella stessa situazione.
"Dirò la verità." Intervenne infine.

l'ironia dell'amore (reddie)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora