Non appena misi piede dentro casa quella sera, arrivò il messaggio di mia zia 'Qui inizia a nevicare'
Ma mi prendeva in giro? Ero su e nevicava giù. Tornavo giù e nevicava su.Il giorno seguente nevicò pochissimo.
Avevano chiuso le scuole, quindi restai a casa sotto le coperte.Passò un altro giorno. La neve ormai si era sciolta.
Le macchine riuscivano a camminare senza slittamenti.
Luciano mi disse che stava andando al Baretto con un suo amico per prendere un caffè.
E che se l'avessi raggiunto, ci saremmo visti.
Scrissi subito a Giorgio.
E: "Giorgio ESCI! Ora inventerò una scusa per uscire di casa e dirò che sto andando da qualche parte con te. Mi servi. Ci troviamo alle villette tra dieci minuti."
G: "Ooook😳😳"
Giorgio era l'amico di sempre. Ci conoscevamo dalle materne. E sapevamo che anche se non eravamo i classici 'migliori amici' che passavano le giornate insieme o si abbracciavano o si sentivano ogni minuto, quando c'era bisogno di qualcosa, entrambi eravamo disponibili.
Cercai di sistemarmi il minimo. Avevo i capelli sporchi e me li legai in una coda. 'Che odio!'
Dissi ai miei che sarei andata a casa di Giorgio per un progetto della scuola e uscii.
Arrivai, gli spiegai la situazione e ci sedemmo sulle altalene che si trovavano ad una ventina di metri dalla porta d'ingresso del Baretto.
Sapevo che era là, riconobbi la macchina parcheggiata a pochi metri da me, che era del suo amico.
Un giorno mi mandò una foto che era lì dentro e.. Sì, essendo una stalker, capii che era quella macchina.
Mandai un messaggio a Luciano: 'Io sono al Baretto'
Internet spento.......
E: "Giorgio ha internet spento, andiamocene."
G: "Ma come? Chiamalo."
E: "No, sapeva che ci saremmo dovuti vedere qui, perché spegne internet? Non lo chiamerò mai."
Lo vidi uscire dalla porta principale.
Sentii un calore che mi percosse tutto il corpo.
E: "È il ragazzo che si è appena messo la sigaretta in bocca". Dissi con voce tremante.
Lo guardavo da lontano. Prese il cellulare e mi arrivò un messaggio.
L: "Anche io. Dove sei?"
E: "Di fronte a te"
Alzò la testa, guardò verso la mia direzione e tornò a parlare con il suo amico.
'Cosa? Mi stava ignorando?
Fumava e parlava tranquillamente con l'altro.
E: "Boh.. Giò andiamo via, sapevo che era una presa per il culo. Non voglio stare qua e guardarlo mentre mi ignora"
G: "Non lo so.. Se vuoi andartene, andiamo via"
Mi alzai dall'altalena, Giorgio mi guardò insicuro e poi fece per alzarsi... Quando Luciano ed il suo amico iniziarono a camminare verso la nostra direzione.
Giorgio rimase seduto.
Lo incitai ad alzarsi. Stavano andando sicuramente verso la macchina, non verso di me.
Superarono la macchina e iniziai a tremare.
Di scatto mi avvicinai a Giorgio.
"Mi sta venendo l'ansia. Ce ne andiamo?" Bisbigliai.
G: "Per favore ti allontani da me? Dato che hai detto che è geloso? Non vorrei morire giovane"
Non mi mossi di un centimetro.
I due amici arrivarono davanti a noi, emettendo in contemporanea "Buonasera"
Facemmo lo stesso.
Morivo dall'ansia. Pensavo che da un momento all'altro mi fossi trovata per terra.
Le gambe non reggevano più. C'era silenzio.
L: "Non mi saluti?" Si avvicinò a me.
Feci per avanzare, ma le mie gambe non si muovevano.
Quando mi sfiorò il braccio, ci fu come una scintilla.
Andai verso di lui, ma non sapevo cosa fare.
Capì che mi stavo vergognando e si distanziò un po' dagli altri due.
Eravamo vicini, abbassai lo sguardo, poi la testa.
L: "Quindi vieni qua per me e poi non mi saluti"
E: "No"
L: "Ti stai vergognando?"
E: "Mh.."
Mi alzò il viso e mi baciò.
Sprofondai.
'Oddio queste labbra. Mi fanno stare così bene.'
Poi si staccò.
Mi guardava con un sorrisino strano.
Aveva capito che ero imbarazzatissima e forse questa cosa gli faceva tenerezza.
Non riuscivo a guardarlo, mi mise due dita sotto il mento e mi alzò la testa, ma guardavo altrove.
Ci girammo a guardare i nostri amici e li trovammo come li avevamo lasciati.
Quindi decidemmo di avvicinarci a loro.
L: "Presumo tu sia Giorgio. Piacere, Luciano" Con tono molto sicuro.
G: "Piacere, Giorgio"
M: "Piacere, Matteo". Disse il suo amico, porgendo la mano prima a me e poi a Giorgio.
Scambiammo due parole e poi..
L: "Noi dobbiamo andare"
Abbassai lo sguardo. 'Di già?'
M: "Eh sì. Il dovere ci chiama!"
Cosa? Cioè?
Lo salutai velocemente e andarono verso la macchina.
Guardai quella macchina finché non scomparve.
G: "Che hai?"
E: "Niente, vado a casa"
G: "Ti accompagno se vuoi"
E: "No. Ci vado da sola. Grazie per essere venuto."
Mi incamminai verso casa.
'Perché scappava sempre da me? Mi aveva invitata lui a venire qui per vederci. Gli erano bastati 10 minuti?
Forse si era reso conto che non gli piacevo. Magari parlando con il suo amico e guardandomi da lontano, gli aveva detto che non ero niente di che.'
'Ed è vero Elisa. Non sei niente di che. Non gli vai bene. È come tutti gli altri, anche se lui ti aveva detto di no, è proprio così. Guardano prima la bellezza esteriore, poi se sono delle cretine senza cervello, non se ne fregano nulla. L'importante è che i loro amici, dicano loro che ha un bel seno e un culo da urlo.'Mi scrisse qualche ora dopo.
Ero delusa.
Non avevo molta voglia di sentirlo.
Gli risposi a monosillabi.
Mi chiedeva se avesse fatto qualcosa di male.
Gli risposi con un "No.", gli mandai la buonanotte e lasciai il cellulare.
'Perché non capisco mai se posso fidarmi di qualcuno? Mi aveva presa in giro giusto?
Non mi voleva nessuno. Evidentemente non meritavo nessuno'
Mi misi il pigiama e mi infilai sotto il piumone. Non mangiai nemmeno. Dissi ai miei che avevo mangiato fuori.
'Perché questo ragazzo mi fa quest'effetto?'
Ancora non riuscivo a capire cosa volesse da me quel ragazzo.
Pensai a quel bacio. Alle sue labbra così morbide e alle sue mani spaccate dal freddo.