CAPITOLO X

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Per quattro giorni i compagni sono rimasti dentro ad una stanza illuminata appena da qualche luce proveniente dall'esterno che vi entrava da qualche fessura tra le mura e la porta, dalla cui non sono usciti neanche per un istante: momenti di fame e pura noia che hanno permesso loro, però, di pianificare il modo per scappare da quel postaccio.
Sono dunque trascorsi quattro giorni ed è la sera del trenta novembre: l'aria si fa sempre più fredda, ogni giorno sempre di più, ma la cosa preoccupante è che si sta facendo ogni minuto sempre più pesante, ma perché? Cosa c'è in questa foresta di così incomprensibile?
La Grande Notte è vicina e il Grande Drago verrà a breve invocato dagli uomini dell' Esercito e se questo accadrà non ci sarà più nulla da fare, né per i Coterel né per Syama Shyde.
Si avvicinano tre uomini alti e robusti ma dall'aria poco sveglia:

"Venite fuori" ordina uno

"Ci siamo" sussurra Kemal ai compagni

"Che cosa hai detto?" domanda l'uomo

"Nulla che ti riguardi, per il momento"

I tre individui si guardano con aria sospettosa poi, dopo aver fatto uscire i tre compagni, legano loro le mani e intraprendono un sentiero fangoso che chissà dove conduce. Dopo qualche metro arrivano in mezzo ad alti alberi dalla chioma possente e trovano dei sassi a terra attorno al libro di nonno Jacob e accanto le armi del nonno. Alla vista del libro, Kemal cerca di recuperarlo:

"Lasciatemi!" grida mentre si strattona pur sapendo di non poter essere accontentato

"Kemal Coterel" sospira una voce

"Chi ha parlato?"

"Sai che giorno è oggi?"

"Kemal, è Erik, non dargli importanza, vuole farti abbassare al suo livello" lo avverte Syama

"Sai a cosa serve il libro? Beh, serve per invocare il Grande Drago e tu sai che se questo dovesse accadere, per voi non ci sarà più nulla da fare? Arrendetevi ora che siete ancora in tempo"

"Mai! Scordatelo lurido!" urla Kemal cercando di divincolarsi dalle grandi braccia dell'uomo che lo tiene fermo

"Appena le rune saranno visibili, sarà fatta"

"Non contarci" lo minaccia Kemal

Nel frattempo la Luna di fa alta nel cielo e, stranamente, la lice penetra dalle foglie scure illuminando a tratti il punto esatto in cui il libro e le armi giacciono: le rune cominciano ad apparire.

"Finalmente" sussurra Erik

"Kemal, le rune!" esclama Milha ormai in preda all'agitazione

"Non preoccuparti" sussurra il fratello incoraggiandola

"Manca poco" interviene Syama con tono altrettanto basso

"Che cosa state blaterando?" interviene l'uomo che tiene fermo Kemal

"Te ne renderai conto da solo" risponde Kemal

"Fradh, Ebran, Tom: venite" ordina Erik

Milha, Kemal e Syama si mandano sguardi d'intesa mentre assistono alla scena: i tre uomini appena chiamati si siedono attorno al libro e alle armi e con i volti coperti da neri cappucci, pronunciano parole incomprensibili alle orecchie dei compagni per ammutolirsi improvvisamente nel giro di qualche secondo.
La Luna viene oscurata da nuvoloni minacciosi e qualche tuono inizia a farsi sentire dopo giorni in cui sembravano esser cessati e le prime gocce li accompagnano diventando sempre di più e ancora di più finché un temporale si abbatte violento su di loro; i tre individui tengono un telo nero in tensione sopra al libro per evitare che si bagni e tutto questo con massima serietà.
Una pausa intercorre tra quest'ultimo gesto e ciò che sta per verificarsi:

"Lo sentite anche voi?" domanda Milha

"Adesso, adesso!" grida Kemal

Kemal, Milha e Syama si divincolano dalle prese nemiche uccidendo gli uomini dietro di loro e con aria minacciosa fronteggiano Erik:

"Restituisci ciò che non ti appartiene, Erik" gli ordina la sorella

"E se non volessi?"

"Beh, a te la scelta" gli risponde sfoderando il pugnale

"Oh, ma davvero?" risponde Erik con sarcasmo mentre una fitta nebbia si alza improvvisamente

Kemal scatta istintivamente nell'ultima posizione di Erik a lui nota ma quando fa per acchiapparlo, non riesce nella presa e tenta di nuovo ma fallisce miseramente. A questo punto si ferma e si accorge di non sentire più le voci di Milha e Syama che lo invitano a non allontanarsi ed ora che la nebbia sembra svanire, si accorge di non trovarsi più nello stesso posto in cui si trovava fino a pochi secondi fa; a questo punto un dubbio gli sorge spontaneamente:

<<L'illusionista...Milha non l'ha ucciso l'altra notte al castello...Devo avvertire gli altri, ma dove saranno?>> pensa fra sé e sé

A questo punto Kemal intraprende il primo sentiero che trova davanti ai suoi piedi.
Cammina per un paio d'ore circa e si guarda per l'ennesima volta attorno dato che già da un po' ha notato qualcosa di strano e la sua teoria viene confermata quando trova impronte davanti a lui, identiche a quelle che aveva lasciato alle sue spalle: sta girando in tondo.

"Milha!" grida con tutta la voce che ha in corpo

Nessuno risponde.
A questo punto inizia a riflettere su cosa possa fare, sperduto in una distesa di fango, radici ed erbacce, senza una strada da poter percorrere.
Si poggia ad un albero con le mani tra i capelli, sospirando, in segno di arresa nei confronti del male che l'ha fatto arrivare fino a questo punto.
Da tutt'altra parte Milha e Syama giacciono di fianco ad un ruscello che decidono immediatamente di seguire data la limpidezza dell'acqua; dopo qualche minuto giungono nei pressi di una collina al di fuori della foresta, ma nel frattempo è accaduto qualcosa di strano, un fatto inspiegabile: una volta avvistata dinnanzi a loro la collina, la foresta alle loro spalle sembra essersi dissolta nell'aria:

"Syama, la foresta è scomparsa"

Syama si volta di scatto:

"Come può essere? C'eravamo dentro fino a pochi secondi fa, come abbiamo fatto a non accorgerci che il panorama attorno a noi è cambiato all'improvviso?"

"Da un certo punto di vista dobbiamo ritenerci fortunate. In quel posto avremmo nemmeno dovuto entrarci" spiega sollevata Milha

"Ma Kemal? E se fosse ancora in quel maledetto bosco? E se fosse con Erik?"

"Infatti d'altra parte non possiamo ritenerci altrettanto fortunate avendo perso metà del gruppo"

"Milha, guarda lassù" la chiama Syama

"Che cosa stai indican...oh, non intenderai arrivare fin lassù ed entrarci, vero?"

"Se vi abitasse qualcuno in grado di aiutarci saremmo salve e magari potremmo ritrovare tuo fratello"

"Hai ragione, ma se trovassimo il nemico?"

"In tal caso saremmo pronte a difenderci" risponde Syama con coraggio estraendo già il suo pugnale dal fodero

"Non siamo riusciti a mettere in atto il piano di Kemal, in che modo possiamo uscirne vincenti da tutto questo?" domanda Milha retoricamente, sapendo che questa storia non potrebbe mai finire come lei spera

"Io sento in cuor mio che vi abita qualcuno che ci rimetterà sulla strada giusta, non dobbiamo preoccuparci" cerca di rassicurarla Syama mentre qualche cattivo pensiero, a forza di confrontarsi con il pessimismo di Milha, le affiora la mente

"Eppure qualcosa mi preoccupa, Syama..."

Il Libro dei CoterelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora