CAPITOLO VII

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La sala buia viene illuminata dalle numerose candele che improvvisamente si accendono una dopo l'altra. La scena che si presenta agli occhi di Syama e Milha è raccapricciante: Kemal e Aron messi alla gogna privi dei loro vestiti, indosso hanno ognuno legato alla vita un panno sporco e usurato; sono sudati e sui loro corpi riportano delle ferite di almeno dieci centimetri in lunghezza dalle quali fuoriesce sangue su sangue.

"Li hanno torturati, è come pensavamo"  commenta Syama

Dalle loro spalle un uomo incappucciato le sferra un colpo sulla testa facendola cadere a terra mentre un altro blocca Milha impedendole di compiere qualsiasi movimento.
Syama viene appesa ad un patibolo con le mani legate da una corda appesa su di esso e un panno legato tra i denti e la nuca per impedirle di parlare o gridare.

"Lasciale stare!" grida con un filo di voce Kemal

"Io penserei alla mia salute se fossi in te e non a quella altrui" dice un uomo con tono serio mentre gli sferra un calcio allo stomaco:

"Ough!" Kemal sputa del sangue dalla bocca

"Kemal! Lasciateci subito schifosi!" grida la sorella che cerca nel frattempo di liberarsi

"Forse non è chiaro chi comanda qui" continua lo stesso individuo di prima rivolgendosi a Milha che è costretta ad assistere alla scena

"Io credo di sì invece e te ne accorgerai presto" lo sfida Milha

"Tu credi di potermi affrontare con questa determinazione solo perché sei una donna? Non mi creo problemi ad usarlo, sai?" la minaccia afferrando un coltello dal fodero su di un tavolo.
Milha pensa fra sé e sé che quello è il pugnale di Aron, lo ricorda perfettamente.
A pensarci meglio nota che su quel tavolo ci sono anche la spada di Kemal, l'arco di Aron con le frecce, i suoi due pugnali, la sacca coi coltellini da lancio e infine il libro di nonno Jacob.

"Schifoso! Lasciami! Codardo! Vogliacco!" cerca di gridargli Syama dall'altra parte con la voce soffocata dal panno che ha in bocca; l'uomo si gira verso di lei mentre riposa il coltello:

"Ragazzina, a lungo hai intralciato il mio cammino con i tuoi occhietti dolci, quegli occhi che se avessi potuto ti avrei cavato già da tempo, ora però posso ed è la fine per te" la spaventa l'uomo mentre si toglie il cappuccio

Syama comincia a sudare.

"Non ti aspettavi di trovare me sotto questo capo, vero?"

La ragazza si perde in lacrime e disperazione; il losco individuo le toglie il panno che le aveva legato così le lascia qualche minuto per parlare:

"Ti ho cercato per tutti questi anni, Erik, che tu ci creda o no. Dal giorno dello spettacolo in piazza ho sempre e solo pensato a dove potessi esserti cacciato finché un giorno ti diedi ufficialmente per disperso"

"Ti sembra una giustificazione?"

"A te sembra poco averti cercato per anni?" alza la voce Syama

"Si, il minimo mi sembra." -risponde con tono calmo, troppo calmo- "Ad ogni modo questa è casa mia ormai, tu invece non avrai più una casa a breve, i tuoi amici non avranno te. Non sentirai nulla in compenso. Io non la vedo così tragica" nel frattempo afferra il pugnale di Aron sul tavolo

"Erik, pensaci ti prego, non sono una tua conoscente cazzo, sono tua sorella, quell'ingrata che ti ha accudito per anni dopo la sparizione dei nostri genitori, quella stronza che ti ha sempre procurato da mangiare, quella che..." -s'interrompe e improvvisamente si rassegna al suo destino abbassando lo
sguardo- "Non importa, fai quello che vuoi ma fallo in fretta"

Il fratello le solleva il mento guardandola negli occhi:

"Puoi scommetterci ma non pensare che lo faccia come dici tu cara" le sussurra mentre sferra un fendente sul seno destro (ebbene sì, anche lei è stata denudata ma non le hanno fornito indumenti per coprire determinate parti):

Il Libro dei CoterelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora