CAPITOLO VI

30 5 0
                                    

Kemal e Aron sono in una brutta stanza dalle mura di un marrone scuro, un po' rovinate e con una sola finestrella che permette alla luce di entrare dall'esterno e delle sbarre che li separano dal resto dell'edificio in cui si trovano; ci sono poi due lastre di pietra di almeno cinque centimetri in altezza e un metro in lunghezza che servirebbe al riposo notturno. Il primo a svegliarsi dal lungo sonno è Kemal che subito cerca di svegliare i compagni nella stanza ma si accorgerà di essere solo con lui:

"Ragazzi, svegliatevi accidenti" e mena un colpo con la spalla ad Aron, accanto a lui

"Mmmh!" -brontola Aron mentre riapre gli occhi- "Dove siamo?"

"Vorrei saperlo anch'io ma non faremo tanta strada con le mani legate"

"Diamine! Hanno preso il mio coltello!"

"Ma guarda, anche la spada non è più qui" afferma con rassegnazione mentre controlla il fodero

"Tua sorella aveva con se dei coltelli da lancio, li ha avuti con lei tutto il tempo, potrebbero servirci per divincolarci ma purtroppo non è qui... la fortuna dalla nostra parte"

"Probabilmente è con Syama, dobbiamo trovarle"

"Sempre che qualcuno non trovi noi prima..."

Nel frattempo Milha e Syama sono in un'altra cella, anche loro con le mani legate dietro la schiena e l'una contro l'altra ma contrariamente ai due compagni, sono entrambe coscienti:

"Milha, ci sei?"

"Si, ma non capisco dove ci troviamo"

"Credo siamo finiti nelle mani del nemico"

"Questa è buona: prima arriviamo in un villaggio, perdiamo la strada verso casa, abbiamo delle allucinazioni con strani giramenti e ci ritroviamo prigionieri del nemico? Questa cosa non mi convince"

"Neanche a me ma è per questo che dobbiamo liberarci da questa dannata corda"

"Se vogliamo liberarci dovrai darmi una mano." -spiega Milha- "Devo prendere il coltellino che ho tra i capelli"

"Fammi capire: usi un coltello per legare i capelli?" chiede Syama leggermente sconvolta dalla buffa notizia

"Solitamente no ma prima di partire per questo dannato villaggio ho deciso di nascondere uno dei tre che possedevo nella sacca e ho pensato a questo" le spiega facendole l'occhiolino

"Una mossa davvero astuta, complimenti Milha"

"Grazie tante Syama ma non sappiamo né dove ci troviamo né dove sono Aron e Kemal. Dobbiamo muoverci, prova ad afferrare questo affare sui miei capelli e avvicinalo alle corde, dopodiché prova a tagliare più velocemente possibile"

"Ci proverò"

In poco tempo Syama estrae il coltellino dai capelli di Miha che nel frattempo cerca di assicurarsi che nessuno stia arrivando.

"Syama, sta arrivando qualcuno, continua a tagliare la corda e segui ogni mio movimento, ma ricorda: non staccare le tue mani dalle mie finché non ti farò capire che è il momento di farlo, siamo intesi?"

"Non preoccuparti" la rassicura

Un uomo armato di spada e armature varie su tutto il corpo, dalla testa ai piedi, s'arresta davanti alla loro cella:

"Milha Coterel e Syama Shyde" lo chiama l'uomo con aria provocatoria

"Che cosa vuoi?" chiede Milha con alterazione

"Niente in particolare, sono venuto ad assicurarmi che fosse tutto in regola"

Milha tocca con la mano l'amica per farle capire di doversi alzare, lentamente, l'una con le spalle contro l'altra e fingendo fatica: si alzano insieme ma senza far notare che sono riuscite a divincolarsi dalla corda.
Le due si avvicinano all'uomo e Milha gli pronuncia testuali parole, forse le ultime che l'uomo sentirà:

Il Libro dei CoterelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora