PREFAZIONE

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PREFAZIONE

(Atene 560. A.C)

<< Lei è proprio sicuro di quello che sta compiendo, signor Michelangelo? >> disse Zeus, rivolto al figlio, Dioniso, che in quel periodo si faceva chiamare Michelangelo. Seppur gli dèi fossero immortali, il ragazzo, il dio del vino, non voleva dare troppo nell'occhio. Ma era successo. Aveva dato nell'occhio più del dovuto. Certo, gli ateniesi adoravano lui e le altre divinità, ma la religione non aveva nulla a che fare con ciò. Lei, lo aveva rapito più di qualsiasi altra dea greca che giornalmente vedeva sul Monte Olimpo, da ormai secoli.

<< Lo sono, padre >>

<< E allora non compiete idiozie! Non potrà mai essere reale questa infatuazione! >>

<< Padre. Se solo poteste avere l'occasione di conoscerla di persona, sono sicuro che ve ne innamorereste subito! Insomma padre, neghi dunque il modo in cui io sono venuto al mondo? >>

<< No, Dioniso. Ma, lei è un'altra storia. Non potrà mai esistere una relazione duratura tra voi due. In oltre, con Demetra siete prossimi al matrimonio! Non compiete simili sciocchezze! >>

<< Finchè lei sarà su questa Terra, non ci saranno attimi in cui non smetterò di cercarla, di amarla e di osservarla >>

<< Che succede qui, Zeus? >> chiese una voce proveniente dall'oscurità. Era ormai troppo facile immaginare di chi fosse quella voce. Senza neppur girarmi, riconobbi a chi appartenesse: Ares, il dio della violenza e della guerra. Non era ormai un caso, che fosse ovunque per origliare le conversazioni di altre divinità.

<< Cosa ci fai qui, fratello? >> dissi al ragazzo che ormai si trovava davanti a me: bello, possente, con occhi dello stesso colore dei lapislazzuli, fronte alta, capelli corvini e un atteggiamento da vero ipocrita.

<< Nulla, controllavo che tu non t'intromettessi troppo nella vita di quella ragazza. Come si chiama, scusa? Anne? >>

<< Come fai...? >>

<< Oh, niente di personale. Ma, io e lei ci conosciamo abbastanza bene, e sono sicuro che lei preferisca me a te. Insomma, tu sei così fragile, buono... lei preferisce tutt'altro! >>

<< FIGLI MIEI! Smettetela! State entrambi per convolare a nozze, e solo io e vostra madre sappiamo quanto abbiamo aspettato questa cosa.. e voi cosa fate? Rovinate tutto per una maledetta mortale!? >>

<< Padre, sono nato dall'unione con una donna mortale,e sono sicura che lei non fosse maledetta. E non lo è di sicuro Anne, quindi la smetta di sparlare su una donna perfetta come lei >>

<< Oh, santi Dei! Ma ti senti Dioniso!? >> disse Ares scrutandomi. Ora aveva in mano un bicchierino di frutto proveniente dal monte Olimpo, e lo sorseggiava come se fosse acqua.

<< Tra poco convolerete a nozze, vi proibisco di incontrarla di nuovo. Soprattutto se le vostre spose lo sapessero, per quanto immortali voi siate, non credo riuscireste a vivere un'esistenza felice >>

<< D'accordo >> dissi sconfitto. << Ma, la promessa che vi ho fatto prima vale ancora >>

<< Io non ho promesso nulla, quindi, siate liberi di trarre le vostre conclusioni >> disse Ares, uscendo dalla sala in grande fretta. E già sapeva in quale luogo si sarebbe diretto: la sua dimora. Doveva essere più veloce, doveva cercare di essere migliore, ma ovunque fissassero i suoi occhi, trovava sempre il suo volto impressovi sopra. Ma era troppo tardi, pochi giorni e il matrimonio sarebbe stato celebrato, e avrebbe trascorso la sua intera esistenza con una dea, che probabilmente non amava neppure. Ma a Dioniso non importavano per nessuna ragione le probabili conseguenze, doveva per lo meno guardarla un'ultima volta, seriamente prima che tutto cambi.

Così quando si ritrovò dinnanzi alla sua dimora non ebbe timore a spalancarla con grande forza. L'erba attorno alla villa era stata potata, e ovunque si odorava il timo, e successivamente vide lei, che era intenta ad osservare il tramonto. Non si può di certo dire, quanto rimasi ad osservarla, ma non indugiò nemmeno un secondo ad avvicinarsi a lei.

<< È stupendo, questa sera >> disse, togliendole il fiato per la paura.

<< Mi avete spaventata, ma sono davvero lieta di vederla qui con me. Questo è... >>

<< ..il vostro momento preferito della serata. Ne sono a conoscenza >> affermò, prendendole la mano.

<< Ah si, e come fate a saperlo, Michelangelo? >> disse Anne, trattenendo il respiro per qualche secondo, che bastò per osservarla un'ultima volta: capelli castani scuri, tendenti allo stesso colore di Ares, occhi marroni come la terra e un sorriso mozzafiato.

<< Perché mi fissate così ardentemente? >>

<< Perché credo che questa sarà l'ultima volta, Anne >>

<< E come fate ad esserne così certo, Michelangelo? Insomma, non credo abbiamo fatto nulla di male >>

<< Purtroppo, dobbiamo smettere di vederci >>

<< Non potete dire questo! >>

<< Mi dispiace, ma lei ne verrà a conoscenza, in un modo o in un altro >>

<< Lei chi? >>

<< Sarà terribile per entrambi. Non voglio che vi capiti nulla per conto mio, voglio che viviate la vostra vita >>

<< Lo ripeto: lei chi? >>

Senza darle il tempo di aggrottare la fronte, Dioniso premette le sue labbra su quelle della giovine, lasciandosi trasportare da un bacio passionale. Era sicuramente un bacio d'addio, non avrebbe più baciato le stesse labbra, mai più avrebbe osservato un altro sorriso perfetto come il suo, e mai più avrebbe sfiorato il suo viso. Tutto sarebbe diventato come una tela ormai dipinta meravigliosamente che era appena stata rovinata buttando addosso un vaso d'acqua. Si staccò da lei, e non riuscì neppure a fissarla negli occhi un ultima volta, che il giovane si trovava già in un'altra strada, in un'altra città... ma soprattutto lontano da Anne.

Anne and the Olympians: the one hundred livesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora