CAPITOLO TRE: solo un brutto risveglio

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CAPITOLO TRE: solo un brutto risveglio

2014 D.C, Yale University

Anne era nel suo dormitorio, a fissare il vuoto. Aveva il libro di medicina sulla pancia, ma non riusciva a stare calma. Era così entusiasta. Solo qualche giorno e sarebbe iniziato il semestre, nel quale lei era finalmente una studentessa del college. E non un college qualsiasi, ma Yale. La grande e prestigiosa Yale University. I giorni prima li aveva passati a scorrazzare per Boston e ne era rimasta assolutamente invaghita. Il giorno prima, aveva visitato la Beinecke Library all'interno della Yale University. Anne amava leggere, amava i grandi tomi, i grandi classici (come 'The Great Gatsby', che era il suo preferito), amava leggere addirittura i libri che le assegnavano a scuola. Aveva letto 'Il mercante di Venezia' che aveva adorato, aveva letto 'Orgoglio e Pregiudizio' che aveva divorato in qualche ora ed aveva portato l'analisi del testo dopo neanche ventiquattro ore. Era fatta così: a lei piaceva ed era grazie al suo studio costante era riuscita ad ottenere la sua borsa di studio alla Yale. E ne era così felice! Non era mai stata una ragazza molto amichevole ed infatti aveva pochissimi amici, quasi nessuno a dire il vero. Quando le era arrivata la lettera d'ammissione, ne era rimasta entusiasta e lo erano stati anche i suoi genitori, Patrick e Veronica. Le avevano organizzato anche una festa d'addio, avevano invitato tutti i ragazzi e le ragazze della sua scuola, ma si erano presentate solo quattro persone: la sua migliore amica Cindy, il fidanzato di Cindy, Harry, e due emarginati punk. Non che la cosa le fosse dispiaciuta, anzi, era felice che i due emarginati punk si fossero aggiunti alla sua festa d'addio, la resero così chic. I suoi naturalmente rimasero a bocca aperta vedendo che la figlia avesse così pochi amici, loro pensavano naturalmente che lei fosse come una di quelle stangone belle e popolari che girano nelle scuole superiori Americani. Purtroppo non era stato così per lei. La cosa non imbarazzava affatto Anne, ma le era dispiaciuto un mondo vedere i suoi genitori così sconfortati da quella terribile festa d'addio. Erano seriamente convinti che lei fosse desiderata da tutti, non era così. Anzi, molto spesso una ragazza al liceo la prendeva di mira, tutti i giorni, dal primo anno.. e lei non era mai riuscita a capire il motivo per il quale la odiava così tanto. Non le aveva fatto nessun torto, ma ce l'aveva a morte con lei. Più volte aveva pensato che se lo sguardo avesse potuto uccidere, lei sarebbe di certo morta per mano sua. Ma ora, ora era alla Yale University. E nulla poteva renderla più felice. Guardò l'orologio: le undici. Roteò gli occhi, i quali si fermarono su un volantino che aveva sulla scrivania: festino della 'confraternita ΓΧΡ' famosissima per le sue feste grandiosi e gli innumerevoli scherzi a studenti delle altre confraternite e agli insegnanti. Forse era ancora in tempo per quella festa. In fondo, come dice Fergie 'A little party never killed nobody', perciò con questa canzone nella testa si mise dei semplici jeans ed un maglione della Yale University che le avevano dato non appena era entrata all'università. Prese le chiavi della sua stanza ed uscì. L'aria autunnale la travolse come nel mezzo di una bufera e la fece rabbrividire. Le foglie rossicce e gialline le atterravano vicinissime, poi arrivò alla macchina e vi entrò. Raccolse i lunghi capelli castani, ai quali aveva da poco applicato uno shatush di un colore leggermente più chiaro e poi infilò le chiavi per accendere il motore. Si era sempre ritenuta abbastanza carina, ma quella sera, quella sera le sembrava di essere una terribile zoticona annoiata che non sapeva cosa voleva seriamente dalla vita. Ed era così, forse. Guardò il suo riflesso nello specchietto retrovisore e poi mise in marcia la macchina.

Raggiunse in non molto la casa della confraternita e nonostante fosse in macchina riusciva a sentire la musica sparata a palla già dalla sua vettura ed in secondo il cuore le balzò nel petto. Era stata così concentrata nel suo studio che non si era mai seriamente preoccupata di come ci si dovesse vestire, truccare o presentare ad una festa. Guardò fuori dall'auto ed in quel momento rimpianse di aver messo solo quei tremendi jeans.. tutte le ragazze, seppur ubriache, erano splendide nei loro cortissimi vestiti. E lei.. Anne era solo Anne. Prese un gran respiro, poi uscì dall'auto, la chiuse ed incominciò a camminare verso la casa, eccitata come non mai. Quella era la sua prima festa e non vedeva l'ora di entrare nel mondo dell'università. Alla porta della confraternita, c'era un ragazzo dai capelli corvini ed una corporatura massiccia allacciato a due ragazze evidentemente ubriache fradice che sghignazzavano a destra e manca. Il ragazzo era intento a bere da un bicchierino rosso che alzava in aria di tanto in tanto quando uno dei suoi confratelli entrava o usciva. Anne si avvicinò verso l'entrata ed immediatamente una delle ragazze iniziò a ridere tremendamente, così Anne si fissò rapidamente dal basso verso l'alto, senza però trovare nessun capello fuori posto, nessun outfit imbarazzante e si, non si era dimenticata i jeans a casa.

<< C'è qualcosa che vi diverte così tanto? >> disse fulminandole con lo sguardo. Una delle ragazze si staccò dal ragazzo per andare a vomitare mentre l'altra, contorcendosi sghignazzò ancora una volta.

<< Certo, uhm tesoro.. ricorda che alle feste si viene solo con le gambe scoperte >> disse la ragazza ridendo più forte.

<< Mi dispiace mia cara se non sono così sgualdrina come te, vedrò cosa sono in grado di fare la prossima volta >> disse Anne lanciandole un tono di sfida. Il ragazzo sghignazzò in sua direzione.

<< Cosa c'è cazzone? C'è qualcosa che turba anche te? >> disse.

<< Nulla >> disse il ragazzo zittendosi. << Puoi entrare troietta >> disse la ragazza cadendo al suolo.

<< Grazie cara, buona notte.. >> disse Anne sorpassandola. Si bloccò un momento e si guardò indietro: << Secondo me ti conviene portarla al pronto soccorso, non si sa mai che la tua ragazza sia morta.. sarei un testimone tremendamente scomodo, non credi? >> disse ridendo. Il ragazzo accennò ad un sorriso che spense subito, le fece una smorfia e poi si allontanò dall'ingresso. Complimenti per l'efficienza, si disse.

Dall'interno la musica era ancora più alta di quanto pensasse ed ora le sembrava davvero di trovarsi nel mezzo di un night club: ragazzi che scolavano intere bottiglie di solo Dio sa cosa e ragazze che ballano sensualmente ovunque. Nonostante questo, Anne si diresse verso il bar e si sedette su una delle numerose sedioline.

<< Cosa ti porto? >> disse il barista.

<< Ciò che vuoi, va bene tutto >>. L'uomo annuì e poco dopo le servì il drink che fece scendere velocemente per la gola e poco dopo ne ordinò ancora ed ancora ed ancora. Dopo quello che poteva essere il quinto, iniziò a blaterare qualcosa sulla fisica e sulla chimica, per finire col parlare con una bottiglia di birra sul tremendo comportamento delle ragazze a quella festa.

<< Non credi anche tu che queste ragazze siano solo delle gallinelle? >> disse con un bicchiere in mano. Rise di gusto e poi bevve l'ultimo goccio della bibita.

<< Da quale pulpito >> disse una voce.

La ragazza si volse nella direzione da cui proveniva la voce e vide con suo tremendo stupore che apparteneva al ragazzo di prima.

<< Oh per piacere! Non dovevi essere all'ospedale con quella là? >> disse facendo segno al barman di riempire ancora il bicchiere.

<< Sentiti! Anche tu farai la stessa fine tra poco, immagino >> disse spostandosi di una sedia. Anne si alzò, con in mano il bicchiere pieno ed iniziò a traballare nei suoi stessi piedi. Ridendo toccò il ragazzo ripetute volte sul petto come per rimproverarlo.

<< Credo tu sia ubriaca >>

<< Ha parlato quello sano, perché non vai a curare la tua ragazza? >>

<< Mi spieghi perché parli di lei? Vai a casa >>

<< Ma io voglio solo ballare e bere >> disse cominciando a ridere e saltare.

<< Okay, allora provvedo io >> disse il ragazzo. Non le lasciò il tempo di spiegare e la prese per le gambe.

<< Brutto maniaco! Mettimi giù >> cominciò a blaterare, ma prima che se ne rendesse conto aveva già chiuso gli occhi ed aveva iniziato a dormire, mentre lo sconosciuto, che così tanto sconosciuto non era la metteva al riparo da ubriachi universitari.

Anne and the Olympians: the one hundred livesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora