27 marzo

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27 marzo 2018

Io e Chanyeol ci conosciamo da mesi ormai. È diventato per me quasi una dipendenza poco tempo dopo, e me ne sono accorta all'improvviso quando una volta per il solo fatto di avere il suo sguardo addosso ho sentito una cosa allo stomaco come se il cuore mi ci fosse caduto dentro. Il resto è andato avanti come in quel momento mai mi sarei immaginata. È piombato nella mia vita nel bel mezzo del nulla, della tranquillità, nel momento in cui ho pensato di essere stabile e di non aver bisogno di nessuno. Dopo averlo conosciuto riguardo la mia vita indietro e ho un solo pensiero: non ho idea di come vivessi prima di lui. Lui è passione, colore, emozione, casa mia. È l'essenza della vita, della bellezza, di ciò che mi attrae inevitabilmente. Non ho mai amato così tanto qualcuno.
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Non continuo a leggere perché le lacrime mi inondano gli occhi e non riesco a focalizzare le parole scritte con l'inchiostro blu su questa agenda nera. Scuoto la testa, emetto solo due singhiozzi strozzati e respiro profondamente.

Mi trema il petto. Metto una mano sul cuore, come se potessi calmarlo così, come se il suo battito non dipendesse da quello che ho nella mente.
Mi alzo in piedi, prendo il tovagliolo di cotone dalla scrivania e davanti allo specchio mi asciugo gli occhi con cura, evitando di rimuovere del tutto il mascara. Metto su un rossetto rosa e pettino i capelli.
Indosso di nuovo il cappotto e prendo la borsa, ma mi fermo di fronte al portone di casa.

Continuare a far finta di niente mi sta uccidendo. Sento come se mi mancasse un arto, qualcosa di vitale che mi è stato strappato via dall'interno.
È la prima volta che lo ammetto a me stessa. Le mani cominciano a tremarmi leggermente e non riesco a muovere un passo.
Farò in ritardo, mi ripeto. Riprenditi e risali subito, prima di cadere troppo in fondo.

È che non trovo una ragione per farlo. Per uscire da quella porta e vivere come se niente fosse. Come se lui non fosse mai esistito.

Respiro di nuovo profondamente.
Apro la porta e una ventata fredda mi investe, mi ricorda che sono viva.
La sua macchina è lì, lucida e posteggiata sul vialetto, coperta da qualche fiocco di neve caduto mentre piangevo leggendo quella pagina del cazzo.
Quando entro in macchina ci salutiamo con un piccolo bacio. Mi chiede cos'hanno i miei occhi, gli dico che ho la congiuntivite.

Su questo sedile di pelle, comodo e che profuma di nuovo, accanto a lui, posso bearmi della tranquillità delle maschere che stanno sui nostri visi. Non c'è bisogno di spogliarsene, di far uscire tutti gli scheletri che abbiamo nel nostro cuore, tutte le paure che ci logorano. Se lo fai le cose si fanno serie e alla fine ci rimani fottuto. È meglio rimanere sulle apparenze; meglio conoscere solo i complimenti dell'altro, le chiacchiere del più e del meno, le cene insieme, il sesso piacevole. Lasciarci nascosti e segretamente tristi per mantenere questa superficie di calma e perfezione apparente.

«Sei bellissima stasera» appoggia una mano sulla mia coscia.

«Grazie, Alec. Significa che di solito non lo sono?»

L'angolo della sua bocca si piega in una risatina stizzita. «No, lo sei sempre. È che mi piace come ti sta il vestito»

Il vestito di raso blu che indosso, quello che mi ha regalato lui. Non mi ha chiesto di metterlo stasera ma ho immaginato gli avrebbe fatto piacere.
«Avrai pure buon gusto, ma quello che conta è chi lo indossa»

«È vero» dice sorridendo lievemente, e la conversazione si esaurisce lì.

La cena a cui prendiamo parte è un convegno di cardiologi. Un ammasso di gente con gli orologi costosi al polso e le BMW posteggiate nel parcheggio, accompagnati da donne bellissime e bicchieri di champagne mezzi pieni.
So perfettamente come devo comportarmi, fa parte del mio lavoro. Seguire una certa linea di comportamento, lasciar trasparire sicurezza di sé e non vacillare mai. E a lui questo piace, è sicuro di avermi accanto a sé, sa che verrò giudicata perfetta per stare con lui.

365 days // ChanyeolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora