Quasi come il 19 marzo

182 17 12
                                    



Mio fratello Eric è di fronte a me, con lo sguardo basso e il cappuccio alzato in un espressione che mi dà un'incredibile sensazione di deja-vu.
E mi sembra di rivedere Chanyeol, in quella lontana notte di marzo, quando era venuto distrutto alla mia porta. E li vedo simili, come se fossero fratelli.

Lui non si muove, ma alza la testa. Ha un'espressione crucciata, triste, e io non ho idea di cosa possa essere successo.
«Cosa ci fai qui? È successo qualcosa?»

Eric fa di no con la testa. Lo invito ad entrare e lui avanza piano, quasi spaventato, come se non meritasse di entrare a casa mia.
Con il cuore in gola, turbata e piena di domande, voglio solo sedermi e ascoltarlo, sapere che cosa è successo per trovarlo alle quattro del mattino alla mia porta.

Lo faccio sedere in cucina, gli do un bicchiere di tè alla pesca che so che adora. Aspetto che parli, gli do il suo tempo.
Mi siedo di fronte a lui e lo guardo preoccupata, sul punto di scoppiare.

Lui mi guarda afflitto con quegli occhi uguali ai miei e parla piano.
«Io... Io voglio parlarti»

Sospiro. «Hai fatto tutta quella strada a piedi, da solo a quest'ora?»

Annuisce. «Non potevo aspettare più»

«Avresti potuto chiamarmi, a qualsiasi orario sarei venuta a prenderti... che succede?»

Lui sbuffa, le pupille basse vanno da un punto all'altro mentre cerca il modo di esprimersi. «Sicuramente lo sai, e sarai anche arrabbiata. Io in questi mesi ho scritto a Chanyeol, tantissime volte. All'inizio quasi tutti i giorni, non mi davo pace. Ecco ieri...»

Lo blocco immediatamente e gli dico di darmi un secondo. Seria come la morte mi avvicino alla camera da letto e sveglio bruscamente Alec.

«Vattene subito, per favore»

Quello si stropiccia gli occhi e mi chiede perché, cosa c'è.

«Mio fratello ha un problema e devo parlare con lui. Ti chiedo di lasciarci»

«Tuo fratello?» mi guarda interrogativo ma non si muove, finché non si accorge della mia espressione. Deve andarsene. Istantaneamente.

Allora si alza e comincia a vestirsi. Non fa obiezioni, non è il caso. Sa quanto tengo alla situazione mia e di mio fratello, che ha priorità su tutto.
Così semplicemente dopo aver raccolto le sue cose sotto il mio sguardo inquieto e urgente, si dirige seguito da me verso la porta. Prima di uscire passando dalla cucina dà uno sguardo a mio fratello, e poi aggrotta la fronte.
Quando gli apro la porta non lo saluto nemmeno. Sono troppo presa da altri pensieri e ho ancora il cuore che mi batte a mille, una paura immensa di quello che verrò a sapere. Ma prima di chiudere la porta dietro di lui, si volta e mi guarda negli occhi.

«Sincerità nel presente» mi dice, e poi va via.

Io mi precipito da mio fratello, rimasto seduto esattamente dov'era, ma stavolta con un'espressione un filo nervosa.

«Chi era quello?»

Sospiro profondamente mentre mi risiedo di fronte a lui. «Lo sai chi era, anche se non l'hai mai visto, Eric. Non cambiare discorso»

«L'hai lasciato per quello?» Eric si sta innervosendo, e io non voglio scontrarmi con lui. Devo sapere il motivo per cui è qui adesso.

«No, ma che domande fai? Certo che no. Eric, perché sei qui? Cosa hai bisogno di dirmi?»

Lui pressa le labbra e batte le dita sul tavolo, cerca di calmarsi. È come se facesse mente locale ricordandosi qualcosa per distogliere la rabbia e concentrarsi su cosa deve dirmi.

365 days // ChanyeolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora