10 febbraio

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10 febbraio 2018

Oggi è un giorno speciale, che non potrò scordarmi. Devo scriverlo tutto, nei preziosi particolari, che non voglio dimenticare e per questo deve rimanere su carta.
Oggi Chanyeol mi ha portata al luna park. Abbiamo fatto tutti, tutti i giochi presenti, ogni tipo di montagna russa, il fiume lento per i bambini e persino il tiro al segno.
Ho riso così tanto, come forse mai nella mia vita, e quelle ore passate insieme sono volate via come se il tempo con lui fosse sempre poco, mai abbastanza, mai troppo. Adesso quando camminiamo Chanyeol non mi lascia mai la mano. Io mi aggrappo al suo braccio, lo circondo letteralmente con la mia mano libera e appoggio la testa su di lui, beandomi della sua altezza. Abbiamo corso da un punto all'altro del parco per tutto il pomeriggio, fino a sera, fino a quando eravamo sfiniti e come sempre eravamo consumati dal freddo. Ora che ci penso, il tiro al segno per lui è stato molto deludente: ho colpito così tanti bersagli che ha perso. Ho vinto un peluche stupidissimo che ho regalato a lui, e mi ha detto che tenendolo si sarebbe ricordato per sempre della sconfitta che, comunque, ha tenuto a precisare, non lo ha sfiorato minimamente. Chanyeol ha pagato tutte le giostre e pure messo su il muso quando, senza che se ne accorgesse, gli ho comprato lo zucchero filato. Poi però mangiandolo gli è tornato il sorriso. E io guardavo quella fossetta spuntargli sulla guancia destra, ogni volta, così a un certo punto non ho resistito e gli ho baciato la guancia.
Quando faccio queste cose lui diventa serio. E io mi sento in soggezione, non so perché mi guarda in quel modo. Poi lui però mi bacia le labbra e sorride, e continua a mangiare semplicemente contento.
Chanyeol è come il sole, come il vento, come l'acqua. È come la vita, come l'adrenalina che ti scorre nelle vene. Come una sostanza che ti entra in circolo e arguisce i sensi, che ti fa respirare a pieni polmoni. È come un tornado che ti travolge.
Ed è così bello. Così bello, ha un viso così dolce e delle labbra che le guardi e vuoi costantemente assaporarle. Potrei guardarlo per sempre, ogni particolare di lui, ogni sua movenza, ogni espressione. Le sue mani grandi e ossute, il petto ampio, il suo collo dal pomo d'Adamo sporgente. Mi affascina da morire. Quando sorride sento un calore al petto che mi dice: sei persa. Non hai via di scampo.
Lui fa uscire la parte migliore di me; quella più spensierata, quella che non pensa a niente se non a lui. È strano che questo, da un lato, mi spaventa. Non riesco ad essere orgogliosa con lui, non posso nascondermi. Sta arrivando nel mio profondo e ruberà ogni mio segreto, ogni mia parte nascosta. La toccherà e io glielo lascerò fare, fino a che non sarà la persona avente tra le mani tutto il potere per distruggermi; ma farmi toccare da lui è troppo intenso, troppo piacevole, e io lo desidero.
Mi tocca i pensieri, ciò che ho dentro. E tocca il mio corpo, a volte fugacemente, altre volte con così tanta passione che penso di star bruciando tra le fiamme di qualcosa di più forte di me, di noi.
Quando siamo usciti dal luna park siamo andati a cena. Abbiamo litigato sui piatti migliori del menù e abbiamo fatto una scommessa ordinando l'uno le portate dell'altro. Abbiamo perso entrambi perché non abbiamo assaggiato nulla che non ci piacesse; e siccome lui aveva scommesso che mi avrebbe portata a casa sulle spalle se avesse vinto, in realtà ci è rimasto male. Mi ha detto che portarmi sulle spalle non sarebbe stato uno sforzo, anzi. Io ho fatto un sorriso che significava mille cose e mi sono ficcata il boccone in bocca, per non dire altro.
Alla cassa abbiamo litigato di nuovo, come al solito. Io volevo pagare la cena ma lui categoricamente non me lo permetteva. A un certo punto, dopo minuti di discussioni davanti alla cassa, non sapevo come zittirlo e gli ho dato una pacca sul sedere e gliel'ho palpato decisa. La cassiera ci guardava perplessa senza capire, perché lui da una faccia seria che aveva, immerso nel suo monologo, si è zittito e il suo viso si è trasformato in una smorfia divertita. Poi mi sono sentita la sua mano sul sedere, che ricambiava la stretta. Ci siamo guardati negli occhi sul punto di scoppiare a ridere e guardando la cassiera abbiamo detto: "paghiamo a metà". È stato esilarante, io non ho sentito i miei ventidue anni addosso; al massimo sedici.
Il tragitto in macchina verso casa è stato molto rilassato, nell'aria dell'atmosfera della giornata, frivola e felice. Chanyeol mi ha chiesto che impressione avesse fatto a mia madre, qualche giorno prima per il mio compleanno.
"È assurdo ma... Le sei piaciuto davvero molto"
Lui ha battuto la mano sul volante sorridendo soddisfatto. "E cosa ti ha detto?"
"Che sei quello che mi ci vuole. Mia madre non è affettuosa e neanche sentimentale, lo sai" ho detto in un sorriso accondiscendente.
"Figurati, ma ci tenevo a farle una bella impressione. Ci tenevi tu, quindi ci tenevo anch'io"
"Non me ne sarebbe fregato niente se non le fossi aggradato"
"Lo so, ma così è meglio" ha detto facendomi l'occhiolino.
E poi abbiamo cominciato una di quelle discussioni serie, profonde. Di quelle che mi fanno rientrare a casa sempre instabile.
Quando ha accostato la macchina di fronte al mio vialetto ha spento il motore e si è girato verso di me, piantandomi gli occhi addosso come se fossi la sua preda.
"Mi sto innamorando di te" ha detto. Con le pupille scure su di me e uno sguardo consapevole ma tranquillo, come se niente potesse scalfirlo. Come se mi avesse detto una cosa ovvia, saputa e risaputa. Ma io lo guardavo senza fiato con il cuore che mi esplodeva nel petto. "E voglio stare con te. Io sono tuo, Helena. Sono tuo da quella notte in cui sei stata mia, e da lì mi hai avuto per sempre. Non penso ad altro che a te. E mi sembra che il mondo possa crollare e il cielo cadere ma una verità le schiaccerà sempre tutte; non voglio nient'altro che te. Solo te, in tutti i modi possibili"
Ho rilasciato un sospiro che ha riempito l'abitacolo e ha fatto tremare il mio petto. "Anche io voglio stare con te. Dio, non voglio altro Chanyeol, neanch'io nient'altro che te". Ci siamo baciati prima lentamente e profondamente, poi lui mi ha presa dalle cosce e mi ha messa a cavalcioni su di lui, senza smettere di baciarmi.
Abbiamo continuato fino a che non avevamo più fiato e lui era eccitato. Allora ci siamo fermati, ci siamo guardati negli occhi. Lui ha fatto un sorriso ampissimo e con gli occhi che brillavano mi ha detto: "adesso posso dire ad alta voce che sei la mia ragazza"
Io ho riso leggermente. "Praticamente lo ero già"
E il suo sorriso, se possibile, è diventato ancora più largo e luminoso.
Continuavo a baciarlo ovunque sul viso tra le sue risa, e per smettere mi sono costretta a staccarmi e appoggiare indietro la schiena. Per sbaglio ho premuto il clacson, nel silenzio totale delle tre di notte davanti casa mia.
Sono praticamente saltata in aria per lo spavento e siamo scoppiati a ridere completamente senza contegno. Ho nascosto la testa sul suo collo e ridevo così tanto da avere gli occhi che lacrimavano. La sua risata rumorosa e mi rimbombava nell'orecchio e mi riempiva di una sensazione che non ho mai provato.
E abbiamo continuato fino a che non abbiamo sentito qualcuno che bussava.
Ci siamo zittiti immediatamente e ci siamo guardati improvvisamente in allerta, chiedendoci cosa fosse. Di nuovo, abbiamo sentito bussare al finestrino.
"Non aprire, sono sopra di te, non possiamo farci vedere, Chanyeol!" ho detto con voce strozzata e gli occhi spalancati. Ma lui alzando le spalle stava già abbassando il finestrino. Quando ho visto la faccia della mia vicina di casa, scura in viso e con un'espressione di puro odio che ci puntava contrariata, trattenermi di nuovo è stato quasi impossibile. "Ragazzi vi devo chiedere di fare silenzio! C'è gente che cerca di dormire! Certe cose si fanno a casa!"
Io, seduta a cavalcioni su Chanyeol sul sedile dell'abitacolo stretto della macchina, non avevo completamente il coraggio di voltarmi e rispondere. Le mie labbra erano una smorfia, un tentativo di reprimere una risata, e cercavo disperatamente di non guardare né lei né quello scemo di Chanyeol.
"Ci scusi signora, ha ragione. Non sentirà più un fiato" ha risposto lui. Ma quella praticamente già stava rientrando a casa, disgustata e borbottante cose tipo "non c'è più contegno", "ai miei tempi certe cose non si facevano", "non c'è più nessun rispetto". Abbiamo continuato a ridere cercando di soffocare le nostre voci, quasi invano. Fino a che non mi faceva male la pancia e sul serio sono scesa dalla macchina.
Chanyeol, prima che entrassi mi ha chiamata. "Spero di rivederti domani".
Io ho annuito. Spero di rivederti per sempre.
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365 days // ChanyeolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora