CAPITOLO XV

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Finalmente è sabato, e questo vuol dire solo una cosa: relax.
Così me la prendo comoda e rimango sdraiata a letto fino a quando comincio ad avvertire un certo languorino allo stomaco.
Infilo una felpa per diminuire l'escursione termica tra le coperte calde e l'aria un pò pungente che entra dalla finestra e poi raggiungo la cucina.
Sul tavolo trovo un biglietto di Giulia che mi dice di essere uscita e che tornarà nel primo pomeriggio.
Cerco qualcosa da mangiare in frigo ma niente, evidentemente mia cugina ieri ha dimenticato di fare la spesa, nonostante glielo avessi chiesto esplicitamente.
Pazienza. Mi accontento di un caffè.
Vorrei tanto passare un pò di tempo con Arthur oggi, e mi rendo conto di aver fatto troppo la scocciata lo scorso pomeriggio al telefono, d'altronde è lavoro.
Così decido di chiamarlo, e almeno questa volta risponde dopo pochi squilli.
-Treasure.-
-Hey.- sorrido, come sempre quando sento la sua voce un pò roca e calda.
-Come stai?-
-Bene. Ti ho svegliato?- chiedo, avendo l'impressione che sia ancora insonnolito, ma lui nega.
-Nono, tranquilla! Tu sei già alzata?-
-Si, ora.-
Lo sento sbadigliare.
-Arthur...-
-Dimmi bimba.-
-Ti va di venire da me? Ce ne stiamo sotto le coperte con una cioccolata calda e un bel film? O magari anche senza film...È un pò che non...- lascio la frase in sospeso.
-Mi piacerebbe un sacco amore...-
-E allora ti aspetto...- sorrido, con la testa già altrove.
-Clara...non posso...-
-Perchè?- chiedo con un filo di voce e il cuore in mille pezzi.
-Non ho avuto il tempo di dirtelo...mi hanno preso per un altro film!-
-Che bello...- ma forse il mio entusiasmo è fin troppo finto.
-Già! Dovrò anche tagliare i capelli, un pò.-
Non so cosa rispondere. Cosa mi interessa dei suoi capelli se tanto non posso mai vederlo?
Questa situazione comincia a pesarmi un pò.
-Clara? Ci sei?-
-Si...Si scusa...-
-Tutto bene...?-
-Certo.-
-Ascolta...mi dispicare, io...-
-Lo so Arthur, lo so...-
-Forse non lo sai abbastanza...-
-Forse...-
Lo sento sospirare dall'altra parte del telefono.
-Ci sentiamo Arthur.-
-Aspetta Clara mi dispiace possiamo almeno...- ma io chiudo senza che possa terminare la frase.
Continuare a parlarne mi farebbe solo stare male, ancora di più.
Giulia è fuori, e probabilmente con Flavio, il che vuol dire che anche lui è occupato.
Arthur ormai è immerso esclusivamente nel suo lavoro.
Potrei chiamare Francesca, ma non credo di voler passare la giornata a parlare dei suoi problemi con Paolo.
Mi rimane solo un'opzione, forse la più azzardata.
Ma è anche vero che, ormai è appurato, con lui riesco a distrarmi.
Ci penso un secondo, per non pentirmene.
Poi lo chiamo.
Sto quasi per rimettere giù, quando sento la sua voce.
-Clara?-
-Ciao Claudio.-
-Scusa, stavo facendo una doccia.- aspetta che io parli, cosa che non mi decido a fare, così mi sollecita -Dimmi.-
-Ehm, niente...-
-Niente? Mi hai chiamato per niente?-
-Nono! Cioè...Volevo chiederti se ti andava di fare qualcosa oggi.-
-Vuoi provare?-
-Non per forza. O magari si. Come vuoi tu.-
È lui a tacere per qualche istante questa volta.
-E Re Artù?-
-Ha da fare. Ti prego...Non parliamone...-
-Ok. Sarò da te in una mezz'ora.-
-Grazie.-
Me ne sto già pentendo, ma ormai è tardi. Almeno avrò qualcosa da fare.

***

Claudio ha appena citofonato, puntuale come sempre e dopo pochi secondi è già sulla porta.
-Ciao ragazzina!- saluta porgendomi  un sacchetto bianco.
-Ciao. Ma che hai preso?-
-Non ho ancora fatto colazione. L'ho presa anche per te.-
-Grazie!-
Che tempismo: casa mia è a corto di cibo e lui porta la colazione. 
Anche oggi la provvidenza non mi ha lasciata a stomaco vuoto.
Apro il sacchetto che contiene due cornetti e ne porgo uno a Claudio, notando che sono alla crema.
-Come facevi a sapere che sono i miei preferiti? Di solito tutti comprano quelli con la nutella però è...-
-È eccessivamente...-
-Dolce.-
-Già...- mi guarda quasi stupito sorridendo appena.
Finalmente qualcuno che la pensa come me.
Perfino Arthur continuava a comprarmi quelli con la nutella.
Mentre mangiamo lui si guarda intorno curioso, ma con occhio critico.
-È carino qui.-
-Abbastanza. Anche se da quando c'è Giulia è un pò disordinato.-
-Sinceramente mi aspettavo di peggio da te. Non è così male.-
-Grazie!- dico un pò ironica, non sapendo se prenderlo come un complimento o meno.
-Ma tu vuoi provare?- chiede d'un tratto.
-A me basta fare qualcosa. Quello che vuoi.-
-Sarei troppo pretenzioso.-
-In che senso?-
-Se guardassimo un film?- sembra glissare.
-Ok. Prendo qualcosa da bere.- dico, ma solo perché sono sicura di avere della birra in frigo.
Si mette a cercare tra i film che ho scaricato su sky, fino a quando gli si illuminano gli occhi.
-L'hai mai visto questo?-
-No...-
-Ok! Vediamolo! È bellissimo! Devi avere un certo occhio critico però.-
-Non sono sicura di esserne in possesso ma ok, mi fido.-
È così entusiasta che mi racconta a grandi linee la trama per farmi capire meglio, o così ha detto.
È la storia di un soldato americano che parte per la guerra ed incontra una ragazza che si finge uomo per arruolarsi al posto del fratello più piccolo.
-Non ti facevo un tipo sentimentale.-
-Infatti non lo sono. Mi piace questo film perché ha un certo patriottismo. Ora vedrai.- e schiaccia play.
Non posso negarlo, aveva ragione.
È bellissimo e devo sforzarmi per trattenere le lacrime; non voglio mi veda piangere.
Lui invece è tutto concentrato, con la birra in mano, come se non avesse mai visto questo film e ogni tanto sorseggia dalla lattina.
Il protagonista, che si chiama John, sta litigando con quella ragazza tanto coragiosa, di nome Katie.
Vorrebbe che tornasse a casa, è troppo pericoloso, ma lei si ostina a tutti i costi non volendo sentire ragioni.
Avessi io un briciolo di autorità di Katie.
Credo di essermi persa un passaggio mentre aprivo un'altra lattina perché improvvisamente si baciano e finiscono in un letto, se così si può definire.
Non so perché ma provo un certo imbarazzo a guardare questa scena, tra l'altro piuttosto dettagliata, con Claudio.
Lui non distoglie lo sguardo dallo schermo, ma all'improvviso sposta la mano sulla mia gamba, piuttosto in alto ed io ho un sussulto.
Stringe un pò ma non ho il coraggio di obiettare; forse è un semplice impulso, magari è colpa del film.
Sento che sposta la mano verso l'interno ed ha voltato la testa per guardarmi, avvicinandosi.
Sotto i suoi occhi divento subito viola e lui accorgendosene poggia l'altra mano sulla mia guancia.
È un microsecondo, ed ha già le labbra sul mio collo.
La stessa sensazione che ho provato in teatro: la testa che gira, il fiato che manca, i battiti che accelerano e tutti i miei sensi che si abbandonano.
-Claudio...che stai facendo.- riesco finalmente a parlare.
-Sta zitta.- mi ordina, riprendendo a mordermi il collo.
È assurdo, perché non riesco a muovermi?
Ha le labbra morbidissime ed ho i brividi ogni volta che mi sfiora la pelle.
La sua mano ormai è dove non dovrebbe essere e appena mi tocca sussulto.
Ma non riesco a emettere nessun suono perché prende a baciarmi.
Ho l'impressione che voglia divorarmi, per quanto è preso dalla foga.
Io sono su di giri, ma non ho ancora scelto e sono ad un bivio: devo usare la testa ed ammettere che è una follia o lasciarmi andare a questa malsana avventura?
Il tempo per decidere è poco, non posso certo mettermi a fare la lista dei pro e dei contro. Anche perché sarebbero di più i punti a sfavore.
Scelgo di ascoltare il mio corpo, che in questo momento è ad un punto di non ritorno e mi abbandono.
Le nostre lingue si intrecciano ed io da passiva divento improvvisamente complice.
Claudio deve averlo capito, perché sembra ancora più eccitato.
Forse per la prima volta nella vita assaporo il gusto del proibito.
Gli sbottono la camicia senza staccarmi dalle sue labbra e lui se la sfila lanciandola poco distante.
Poi mi toglie la maglietta e le sue mani calde sulla schiena mi coinvolgono ancora di più.
E finalmente posso farlo, sta volta senza vergogna, perché siamo già andati oltre ogni limite.
Posso finalmente accarezzare la sua pelle, nuda.
Si alza dal divano e mi tira su, per poi togliersi i pantaloni.
Rimane in boxer e non è difficile immaginare già tutto; anzi, si capiva benissimo anche con i pantaloni.
Mi solleva di peso poggiandomi sul tavolo della cucina e sfila anche i miei di pantaloni, mentre continua a baciarmi.
È strano pensare che una come me, così timida, ora non si faccia problemi a rimanere in biancheria davanti al ragazzo più bello e stronzo che abbia mai conosciuto.
E ormai sono io a cercare il contatto con il suo corpo, che desidero anche troppo.
Si leva i boxer e fa lo stesso con me.
Mi tira giù dal tavolo e mi spinge contro la prima parete che trova.
Io mi stringo a lui con le mani fra i suoi capelli morbidi e scompigliati, mentre mi tiene ferma per i fianchi.
Nonostante all'inizio faccia piano, provo un pò di dolore forse dovuto al fatto che era un bel pò che non mi capitava.
Ho le mani piantate nella sua schiena per soffocare qualche urlo ma il respiro mi tradisce, e sento gemere anche lui.
Non credevo che i maschi riuscissero a trattenersi e invece si blocca, mi prende in braccio e mi porta nella mia stanza, che io gli indico con la voce spezzata.
Scansa le lenzuola e mi poggia sul letto, lui sopra di me.
Io mi avvinghio, sentendomi un tutt'uno con lui.
Non distinguo più il confine tra la sua pelle e la mia.
Quando riprende ho di nuovo un sussulto che sta volta non riesco a soffocare.
Dopo pochi minuti si ferma, con il fiatone, continuando a tenermi stretta.
E così anche noi come John e Katie siamo finiti in un letto.

***

Solo dopo una mezz'ora abbondante riesco a rendermi conto di tutto quello che è successo e quasi provo ribrezzo per me stessa.
Mi alzo dal letto coprendomi, mentre lui si rinfila i boxer sotto le lenzuola.
-Claudio, per favore vai via.-
Lui si solleva e mi guarda per qualche secondo, e sembra chuedermi davvero lo vuoi?
-Ok.- dice alla fine.
Mi rinchiudo in bagno, finché non sento la porta di casa chiudersi.
Mi viene da piangere.

AMORE DIETRO LE QUINTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora