CAPITOLO XXXIII

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Mi sono svegliata presto per accompagnare Arthur alla stazione: ha rimandato la partenza di qualche ora per starmi vicino, visto quanto ero scossa dalla notizia che mi ha dato.
Ho passato la notte abbracciata a lui, decisa a voler recuperare quel rapporto splendido che avevamo e che si era perso, almeno per me, per colpa di Claudio.
Devo rimettermi in riga.
Basta pensare a cose impossibili e proibite; devo vivere il mio unico presente possibile, con Arthur.
-Quando torni?- gli chiedo speranzosa.
Stare sola non sarebbe proprio il massimo per me in questo periodo.
-Ti prometto che proverò a venire prestissimo. Anche fra un paio di giorni, se tutto va bene.- mi sorride sornione.

- mi sorride sornione

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-Ok...- allargo le braccia e lui mi stringe, sollevandomi da terra.

- allargo le braccia e lui mi stringe, sollevandomi da terra

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-Mi mancherai Arthur.-
-You too girl!-
-Ti amo.- mi viene spontaneo dire, poi che sia vero o no non mi interessa.
Voglio tornare ad essere felice con lui, perché so che è quello giusto.
-Io di più, credimi...- mi posa delicatamente a terra e mi accarezza la guancia -Ora devo andare...Ti faccio sapere quando arrivo.-
-Buon viaggio.- gli sorrido e lui ricambia.
Poi sale sulle scale mobili, e più si allontana più sento il vuoto impossessarsi di me.
Dovrei smetterla di dipendere dalle persone, ma sono fatta così e ho paura che questo non potrà mai cambiare.
E Arthur ormai è un pò la mia ancora, in ogni occasione.
Mi saluta con la mano fino a quando non lo vedo più.
Nello sconforto più totale mi dirigo in Accademia, anche se so già che entrerò con un'ora di ritardo.
Di una cosa sono sicura: niente potrà più turbare il mio presente. O almeno lo spero.

***

Entro in Accademia per le nove e mi dirigo verso l'aula.
Riconosco Claudio seduto in ultima fila ma non lo degno di uno sguardo e filo dritta prendendo posto fra Flavio e Paolo.
-Tutto bene?- bisbiglia il primo avvicinandosi al mio orecchio.
-Ho accompagnato Arthur alla stazione.- rispondo altrettanto a bassa voce.
-Ah, okay. Però non hai risposto alla mia domanda!- sorride benevolo.
-Ragazzi per favore, se avete qualcosa da dire rendeteci partecipi.- ci ammonisce il professor Mattei un pò stizzito, rigirando una penna fra le mani.
-Scusi prof, colpa mia.- risponde prontamente Flavio, che in queste situazioni è sempre un pò kamikaze.
La lezione riprende come se nulla fosse ed io rimango nel mio silenzio assoluto fino a che non finisce e ci dirigiamo in cortile.
-Clara, vado a prendermi un caffè. Tu lo vuoi?-
-No grazie.-
-Ok, torno subito!- si allontana a passo veloce, e appena imbocca il corridoio mi sento afferrare il polso e di istinto mi scanso.
-Clara! Stà tranquilla sono io.-
-Appunto Claudio. Cosa vuoi?!-
-Parlare.-
-Non c'è niente di cui parlare.- faccio per andarmene ma lui mi blocca di nuovo.
-E invece si!- il mio viso è vicinissimo al suo -E invece si...- ripete a bassa voce.
Solleva la mano e lo guardo mentre mi sistema i capelli dietro un orecchio.
Il suo modo dolce di sfiorarmi mi fa ancora tremare.
Per paura di incastrarmi nei suoi occhi mi giro dall'altra parte.

Per paura di incastrarmi nei suoi occhi mi giro dall'altra parte

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-Qualsiasi cosa io abbia fatto, mi dispiace.-
-È tardi Claudio.-
-Avevi detto che non avresti lasciato lo spettacolo...-
-Infatti. Non lo farò. Ma non per te, per principio. Lo avevo promesso.-
-Faremo le prove insieme?-
-Si, è lavoro. Saremo professionali e basta. Il resto è passato.-
-Clara...io...-
Lo fisso seria aspettando che continui, ma lui esita.
-Niente...- riprende poi.
-Clara!- Flavio si avvicina continuando a fissare Claudio -Tutto bene?-
-Si. Si, tranquillo.-
Improvvisamente entrambi sembrano ignorarmi e non distolgono lo sguardo l'uno dall'altro, fanno quasi paura.
Ma non erano migliori amici? Forse anche Flavio ha capito cosa ha fatto Claudio.
Lo tiro per un braccio, portandolo via.
-Ma avete litigato anche voi due?- chiedo.
-Si... E anzi, se ti infastidisce dimmelo.-
-Non preoccuparti. So cavarmela. Comunque grazie.- gli sorrido debitrice.
Lui mi abbraccia ed io mi lascio stringere.
Mi è di grande conforto avere un amico come lui, così buono e sincero, adesso che mi sento sola e tradita dal mondo intero e brancolo nel buio più totale.
-Ti voglio bene Flavio.-
-Anche io.- risponde accarezzandomi i capelli.

***

Una volta tornata a casa faccio scorta di schifezze varie, tra cui nutella, cioccolata, biscotti e patatine, e mi chiudo in camera con il computer fra le gambe.
Il mio telefono vibra.

Sono arrivato. Già mi manchi...
Torno presto. Ti amo!
                                  Arthur

Sento bussare alla mia porta.
-Avanti.-
L'uscio si socchiude fino a spalancarsi.
-Hey...-
-Ciao Giu.- saluto distrattamente alzando una mano.
-Come stai?-
-Flavio ti ha raccontato, immagino.-
Lei annuisce.
-Se vuoi parlarne...io sono qui.-
-No...-
-Ok. Ti lascio sola allora.- sorride e sta per chiudere la porta quando riconosco di essere stata piuttosto scortese.
-Aspetta!- torna indietro -Scusa...Vieni qui.- le faccio cenno di sedersi accanto a me -Scusa è che...non sto capendo più niente e...non volevo trattarti male.-
-Ma no Clara, tranquilla.-
-Sono tanto triste Giulia...- sospiro -Vorre riuscire a non pensare, almeno per un pò.-
Lei posa una mano sulla mia gamba e mi guarda impotente.
Poi sembra avere un'idea.
-Vado a prendere una cosa.-
La vedo uscire dalla stanza e rientrare pochi secondi dopo con sei bottiglie di birra, tenute fra le braccia come un fossero un tesoro prezioso.
-Ecco! Così ti assicuro che non penserai.-
Mi lascio scappare una risatina.
-Sei sempre la solita...-
-Beh, se funziona...Perché non usare questo piccolo rimedio?-
-Passamene una va.-
Si sdraia accanto a me e fra un sorso e l'altro parliamo di cose che non hanno niente a che fare con l'amore, come l'università che sta frequentando, i giochi che facevamo da piccole o dove vorremmo passare le prossime vacanze estive.
Era abbastanza prevedibile, ma dopo una mezz'ora siamo entrambe su di giri, soprattutto io che ho la sbronza facile ed inizio a sparare cose senza senso e a fare ragionamenti assurdi.
Ma anche da ubriaca, il mio pensiero torna sempre lì.
-Giulia...mi manca...voglio Claudio...- sbiascico.
-Lo vuoi?- replica, anche lei un pò annebbiata.
-Si. Lo odio.-
-Lo vuoi o lo odi?-
-Lo voglio e lo odio.-
-Ah...E come si fa?-
-Dimenticando.-
-Cosa?-
-Che lo voglio.-
-Ah...- ripete confusa.
Poggio la testa sulle gambe della mia cuginetta e mi rannicchio cercando una posizione comoda, mentre lei si poggia sullo schienale del letto.
-Lo amo Giu...- bisbiglio prima di chiudere gli occhi.
Ma lei già è nel mondo dei bei sogni su Flavio, e non mi sente più.





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