15~In fuga

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•Eren•
I giorni successivi al discorso del leader dei devianti in diretta televisiva furono davvero assurdi.
Si scatenò una vera e propria caccia all'uomo in tutta Detroit e venne avviato un controllo su ogni androide registrato.
Ogni presunto deviante si guadagnava un biglietto di sola andata per il campo di smaltimento.

Mi mordicchiai nervosamente un'unghia mentre lanciavo occhiate distratte alla professoressa dall'altro lato della classe.
Non potevo concentrarmi sapendo che Levi poteva essere portato via in qualsiasi momento.
Lui era sempre stato importantissimo per me, ma in quei due giorni di caos averlo accanto era diventato necessario come l'aria.

-Eren, hai già pensato a cosa fare quando...sì, insomma...verranno a prenderlo?- la voce bassa e preoccupata di Armin mi ridestò dai miei pensieri.
Lo guardai per alcuni istanti prima di scuotere negativamente la testa.
-Mi serve il tuo aiuto e quello di Mikasa per salvare Levi, non posso farcela da solo-
Il biondo sorrise e mi strinse dolcemente una mano cercando di confortarmi.
In realtà era difficile rilassarsi con lo sguardo di fuoco di Jeanvallo puntato sulla mia schiena...

Quando l'ultima campanella suonò in un batter d'occhio spinsi i miei amici in strada e iniziammo a camminare velocemente.
Nel silenzio anormale della grande via solitamente trafficata si udirono distintamente delle grida.
Chiedevano pietà, la stessa pietà che stava lentamente scomparendo sepolta dalla paura.
Procedemmo a passo spedito nonostante gli spari in lontananza e ogni battito del mio cuore era un tuono assordante in quell'aria totalmente ferma.

Arrivati a casa trovai ad accogliermi un Levi dall'aria preoccupata che senza dire niente ci invitò in salotto.
Prendemmo tutti posto sul divano e per un po' nessuno disse niente.
-Eren, Levi, dovete assolutamente lasciare Detroit- affermò Mikasa giocando con una manica del suo maglione.
-Lo so ma...ho sinceramente paura, Mika- esitai un momento sentendo le lacrime inumidirmi gli occhi.
-Io non so come affrontare tutto questo, vorrei un posto sicuro dove stare senza pericoli o minacce, ma...-
-Eren, conosco un posto- Levi mi attirò a sé in un abbraccio.
-Kara mi ha inviato delle coordinate qualche giorno fa, dice che c'è un posto dove gli androidi possono vivere in tempo di guerra-
-Eh? E dove?- chiese Armin facendosi improvvisamente molto più attento.
-È il rifugio dei devianti, una nave abbandonata chiamata Jericho, non è molto lontana da qui-
Mi staccai dall'abbraccio solo per incontrare gli sguardi decisi sei miei migliori amici.
-Ragazzi...-
-No Eren, dovete andare-
-Mikasa...io non-
-Eren, non avrete mai un futuro se restate qui-
-A-Armin...- calde lacrime iniziarono a rigarmi le guance mentre la consapevolezza di doverli abbandonare mi colpiva in pieno viso.

Avrei dovuto rinunciare a tutto, la mia vita sarebbe completamente cambiata.
Niente più amici o genitori, niente più casa o scuola, solo Levi e la guerra.
Già, Levi.
Avrei perso tutto, ma avrei avuto la certezza di poter stare con lui.
Avremmo vissuto insieme, mano nella mano.
E allora perché esitare? Avevo lui e il suo amore ed era più che sufficiente.

-Ragazzi, vi voglio troppo bene-
Cademmo in ginocchio sul pavimento e iniziammo a piangere strigendoci a vicenda.
Oh, quanto mi sarebbero mancati!
Poi guardai Levi tra una lacrima e l'altra e vidi davanti a me la mia unica ragione di vita.

Avrei rinunciato a tutto per la persona che amavo.

Avrei distrutto e ricostruito da zero il mio piccolo mondo per lui.
Di questo ne ero più che sicuro.

Quella sera feci le valigie.
Ero sull'uscio a salutare i miei genitori tra i singhiozzi e le promesse di incontrarci di nuovo.
Mia madre era disperata e speranzosa allo steso tempo, mio padre era triste e più volte si era trovato a dover asciugare le lenti dei suoi occhiali, ma entrambi brillavano di orgoglio.
Erano orgogliosi di me, me lo dissero con fierezza, erano felici che avessi trovato qualcuno da proteggere con la mia stessa vita.
Avevo sempre avuto dei genitori così straordinari?
È proprio vero che non ci si accorge del valore di una cosa fin quando non la si ha perduta.

Quando iniziai a correre per le strade buie con la mano del mio ragazzo stretta nella mia, mi sentii libero e potente.
Avevo bruciato tutto, il futuro era una carta bianca da riempire.


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Foto:

Feeling alive- {Ereri/Riren}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora