Le ore notturne trascorsero con una lentezza insopportabile per i ragazzi catturati dai Mangiamorte che, troppo spaventati per dormire, vegliavano sul corpo svenuto di Harry sperando che si svegliasse al più presto.
Alle prime luci dell’alba, Harry riuscì ad aprire gli occhi trovando i suoi amici attorno a lui che lo guardavano sospirando.
- Cosa… - domandò, aveva la bocca impastata come se avesse mangiato una manciata di sabbia.
- Eravamo alla villa, ricordi? – domandò Hermione aiutandolo a mettersi seduto.
- Mh. – annuì, una fitta alla tempia gli fece stringere gli occhi gemendo.
- Abbiamo trovato ciò che stavamo cercando. – continuò Neville passandogli una bottiglia d’acqua e una fiala di pozione: i Mangiamorte che avevano perquisito i loro bagagli non avevano visto niente di interessante, grazie all’incantesimo di disillusione lanciato da Luna su tutti i loro zaini.
- Ricordo un brutto quadro. – mormorò dopo aver bevuto avidamente sia l’acqua sia la pozione – Che abbiamo riso e abbiamo trovato una scatola.
- Esatto. – sorrise Pansy – Poi siamo stati attaccati dai Mangiamorte.
- Ci hanno sopraffatto. – ammise Hermione.
- Ricordo che abbiamo spedito l’oggetto al campo. – sospirò Harry poggiando la schiena contro la parete – E poi, onestamente, non ricordo altro.
- Neanche noi. – ammise Neville – Siamo stati sconfitti e portati in questa cantina. – spiegò.
- Abbiamo provato a contattare i nostri compagni, - iniziò Ron – ma senza i medaglioni i nostri contatti telepatici sono praticamente nulli.
- Mi metterò in contatto io con Rus. – sorrise - Hanno preso qualcos’altro? – domandò mettendosi a posto gli occhiali.
- Le nostre bacchette. – bofonchiò Pansy arrabbiata.
- Poi nient’altro, grazie agli incantesimi di illusione che Looney ha lanciato sui nostri zaini. – scosse la testa Hermione.
Harry annuì e, dopo aver portato le mani sul chakra del cuore, iniziò a recitare un’antica preghiera della Luce capace di oltrepassare ogni tipo di incantesimo e barriera creata anche dalla magia nera.
Restando ad occhi chiusi, lasciò che la Magia della Luce lo avvolgesse come un bozzolo e solo quando si sentì pronto tracciò alcune rune davanti a sé chiamando per intero il nome di suo marito.
Al terzo tentativo, sentì il collegamento mentale attivarsi: erano distanti e molte barriere li separavano ma la loro connessione era parecchio forte, si sarebbero trovati sempre nonostante le enormi distanze e le difficoltà.
“Harry” la voce di Severus riempì la mente di Harry che iniziò a piangere dalla gioia di sentirlo.
“Rus, amore” rispose il Portatore della Luce “dove siete. State bene?”
“Siamo al campo, Harry.” Rispose il mago sentendo il cuore più leggero, il suo moccioso era vivo.
“Noi siamo stati catturati dalla zia pazza di Draco e dai Mangiamorte” spiegò con un sospiro.
“Dove siete, moccioso?” domandò serrando la mascella.
“In una cantina” sbuffò guardandosi intorno, non aveva nessun altro punto di riferimento e non riconosceva l’ambiente “Non ci hanno ancora portato fuori dalla nostra prigione, Rus. Ma stiamo bene e siamo tutti insieme”
“Bene?!” sospirò l’uomo “Noi vi stiamo cercando e…”
“Rus, hanno preso i medaglioni dei miei Cavalieri. Chiedi agli altri di cercarli” lo pregò un attimo prima di chiudere il contatto, aveva sentito un rumore sulle scale che conducevano alla cantina; infatti, dopo qualche istante, la porta si aprì cigolando, lasciando entrare l’uomo che aveva causato la morte dei genitori di Harry: Peter Pettigrew.
- Mancava un lurido topo in questo ambiente. – ringhiò Pansy non riuscendo a contenere la rabbia.
- Moderi il linguaggio signorina Parkinson, o suo padre non sarà felice di vederla. – ridacchiò, ben sapendo che l’uomo non sarebbe stato felice di vederla in ogni caso - Schifoso Potter, hai qualcosa da ribattere tu? – continuò l’ometto sputando ai piedi di Harry – Spero che l’alloggio sia di vostro gradimento.
- Mi fai pena, Codaliscia! – replicò stizzito il Mago della Luce mentre Ron annuiva in supporto.
- Silenzio! – tremò l’uomo – Non sei nella posizione di potermi parlare in questo modo!
- Ah no? – Harry si alzò e l’uomo, codardo come non mai, fece un passo indietro – Allora perché ti nascondi dietro la porta? Hai paura? Eppure sono solo un ragazzino disarmato. Tu, da grande Mangiamorte quale sei, non dovresti avere paura di una nullità come me. – concluse con un ghigno.
- Cosa succede qua? – tuonò un’altra voce alle spalle di quella di Peter, era una donna e sembrava anche molto scocciata.
- Si sono svegliati, signora. – rispose ossequioso l’ometto facendo un inchino.
- Bene. – ridacchiò la donna, i ragazzi riconobbero in lei Bellatrix – Il nostro Signore sarà molto felice di saperlo. – si affacciò sulla porta osservandoli – È inutile che tentiate di scappare, mocciosetti. – rise, gli occhi illuminati da una luce folle – La casa è stata protetta dalla potete magia oscura del nostro padrone.
I ragazzi si guardarono ingollando a vuoto, Pansy stava quasi per rispondere che la Magia della Luce era più potente di quella Oscura; ma un’occhiata dura di Hermione la convinse a stare zitta.
- Signorina Parkinson. – la osservò Bellatrix riconoscendola – Che peccato vederla dalla parte sbagliata di questa guerra. Lei. – fece un passo avanti nella cella improvvisata – Una Serpeverde Purosangue che si confonde con questa melma. – concluse indicando con un gesto Harry, Ron, Hermione e Neville.
Pansy si morse con forza il labbro inferiore, allentando la presa dei denti solo quando sentì il sapore del sangue invaderle la bocca. Quei discorsi pieni di cattiveria le ricordarono i suoi genitori e l’odio con il quale l’avevano guardata quando lei aveva dichiarato che mai, per nessun motivo al mondo, li avrebbe seguiti sul sentiero dell’oscurità.
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Il filo rosso del destino.
RomanceDopo aver letto molte Snarry, che mi hanno appassionata in modo che non ritenevo possibile, ho deciso di provare a scriverne una io mescolando alcune leggende Giapponesi al mondo magico di Harry Potter e Severus Snape. Dal prologo: "Una leggenda pop...