Prepararsi

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Dopo la purificazione degli Horcrux, l’energia negativa aveva smesso di influenzare i cuori degli ospiti del Castello, rendendo la vita a Scuola più gestibile e vivibile per tutti.
I corsi di difesa all’interno del Castello ripresero a ritmi sostenuti; gli studenti e gli adulti che avevano aderito al progetto per difendere la Scuola, non avevano un attimo di respiro e trascorrevano le rispettive giornate allenandosi in incantesimi di attacco, di difesa e curativi e studio per piani per aiutare a difendere i confini del Castello, arrivando alla sera talmente stanchi che non avevano tempo per lamentarsi o provare ad avere paura per la battaglia finale che avrebbe messo la parola fine a quella dannata Guerra Magica che, a detta de “La Gazzetta del Profeta”, sarebbe potuta avvenire da un giorno all’altro.
Harry, consapevole del ruolo che rivestiva, cercava di tenere gli animi delle persone calmi; si faceva vedere sereno e sorridente e teneva nascosti i suoi veri sentimenti: era preoccupato e trascorreva ogni momento libero ad allenarsi con i Cavalieri e le ragazze; pretendendo da loro il massimo.
Tutti sapevano che la ripresa del Signore Oscuro sarebbe stata veloce; nonostante egli fosse stato colpito pesantemente dalla distruzione degli Horcrux, nulla gli avrebbe impedito di portare a termine la sua missione.
Harry sapeva che il suo attacco sarebbe stato devastante e pregava di riuscire a salvare più innocenti possibili.
Mentre l’Esercito della Luce si preparava all’imminente guerra, Voldemort stava cercando di rimettersi in forze rapidamente e stava ampliando, attraverso l’inganno, il suo esercito di Mangiamorte.
Nonostante l’impegno dei suoi Cavalieri Ombra, il fisico di Tom sembrava non risondere alle cure. Inoltre, il mago non aveva rivelato a nessuno la causa che aveva portato all’improvviso invecchiamento del suo corpo; non si fidava di nessuno.
Voldemort sapeva he molti dei suoi sottoposti non aveva preso il Marchio per scelta, ma solo per tornaconto personale. Gli unici che facevano eccezioni erano i Lestrange, con le loro idee di Purificazione della razza magica e con l’intenzione di estendere ovunque il dominio dell’oscurità.

Tom stava rincorrendo i suoi pensieri all’interno del suo studio, mentre guardava, senza realmente vederlo il giardino morente che circondava la Villa.
- Signore. – parlò una voce e lui sobbalzò, non aveva avvertito l’aura magica del mago che aveva aperto la porta.
- Codaliscia! – ringhiò rabbiosamente – Cosa vuoi, mio inutile e sciatto servitore? – si girò a guardarlo e l’ometto, un mago tanto inetto quanto vigliacco, si rimpicciolì fino a toccare con il petto le ginocchia.
- È l’ora della terapia, sig… signore… - balbettò alzando le mani per progettersi il viso.
- È inutile che continui a fare la terapia. – urlò Voldemort e il calice di cristallo sulla scrivania tremò – Non ha nessun effetto su di me. Nessuno!
- Que… Questo non è del tutto vero, padrone! – scosse la testa dai capelli unti l’ometto.
- E dimmi, Codaliscia, da quando sei diventato un Medimago?
Il debole mago emise uno squittio spaventato, quel tono di voce fintamente calmo e mieloso del suo padrone era più spaventoso della sua rabbia.
- Sono solo un umile servitore. – balbettò facendosi ancora più piccolo e Voldermort distolse lo sguardo, distolse lo sguardo disgustato.
- Vattene. – lo liquidò e Peter si sbrigò a fare ciò che il padrone gli aveva ordinato: restare ed insistere non avrebbe sortito nessun effetto, anzi, avrebbe solo messo a repentaglio la sua vita.
Quando la porta si chiuse, Tom emise uno sbuffo frustrato: il suo corpo era tornato improvvisamente umano. Tutti i frammenti della sua anima, che lui credeva di aver messo al sicuro, erano andati distrutti da un branco di stupidi ragazzini che amava giocare con la Magia della Luce.
I suoi occhi rossi furono attraversati da un lampo di collera, odiava sentirsi debole quasi quanto odiava la sua condizione di mago mezzosangue.
Un movimento in giardino lo distrasse dai suoi piani di vendetta: Bellatrix e suo marito stavano allenando i nuovi Mangiamorte, preprandoli per lo scontro che ritenevano imminente.

Voldemort sorrise, ed un ghigno malefico gli deformò i lineamenti fino a quando un lieve bussare alla porta lo costrinse a smettere di guardare gli allenamenti in giardino.
- Sì? – parlò.
- Padrone. – si fece avanti uno dei suoi Cavalieri Ombra, l’Oscuro Guaritore.
- Tu cosa vuoi? – lo accolse mostrando i denti.
- Codaliscia mi ha riferito che non volete più fare la terapia, padrone. – rispose a testa bassa il mago.
- Perché non ha nessun effetto. Perché è completamente inutile, come te e quel branco di idioti che si fanno chiamare Cavalieri. Come se avessi bisogno di Cavalieri! – concluse stringendo pericolosamente gli occhi.
- Non avete bisogno di nessuno, signore. – tentò di rabbonirlo il mago – Siete sufficientemente potente per sterminare quel piccolo mago della Luce. Ma dovete continuare a curarvi. – gli lanciò un’occhiata rapida, e rabbrividì non appena vide gli occhi dell’uomo brillare di collera.
- Perché? – chiese il Mago Oscuro facendo svolazzare la sua veste.
- Non volete dirci cosa vi è successo. Né da che tipo di magia dobbiamo guarirvi. Possiamo solo usare tecniche generiche.
- Siete solo dei vermicoli al mio servizio, dottore! – replicò dando un pugno sulla scrivania, il bicchiere cadde e si frantunò sul pavimento. L’Oscuro Guaritore fece un balzo indietro e, tremando, rispose:
- Siamo i vostri umili servitori, padrone. Rispettiamo la vostra scelta di non dirci cosa vi è successo. Ma, per favore, ci permetta di curlarla. Deve tornare in forze per la battaglia finale. Quel Potter deve morire, ma la sua magia non è abbastanza forte per sconfiggerlo.
Voldemort restò in silenzio, soppesando le parole dell’uomo che aveva davanti; era consapevole di essere diventato debole. Sentiva la sua Magia Oscura circolare nel suo corpo affannata, era in momenti come quello che sentiva di più la mancanza della sua Nagini: lei, con il suo veleno, sarebbe stata in grado di aiutarlo a tornare in forze più rapidamente di quegli stupidi Cavalieri Oscuri che avevano giurato di guarirlo.
Purtroppo Nagini non era più al suo fianco così l’uomo doveva lasciarsi curare in modi alternativi.
- Essia. – concesse, il mago che era rimasto sulla porta emise un sospiro di sollievo e stava per congedarsi, quando il suo padrone continuò – Dimmi, Oscuro e inutile Guaritore, quanto tempo impiegherà la vostra cura a guarirmi?
A quella domanda il cuore del mago iniziò a battere forsennatamente, lui ed i suoi colleghi Medimago avevano fatto delle stime, ma nessuna delle opzioni che avevano valutato avrebbe reso felice Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
- Hai ancora un battito di ciglia di tempo per rispondermi. – sbuffò Voldemort – Trascorso quel tempo, dirò a Bellatrix che potrà usare te e i tuoi inetti colleghi come bersagli per le Maledizioni senza Perdono.
- Vi prego di non farlo, padrone! – parlò gettandosi in ginocchio – Nessuno di noi ha mai distillato una pozione come quella che ci avete chiesto. – balbettò – Abbiamo soppusto che per tornare al pieno delle vostre forze, potreste impiegare da uno a docidi mesi di tempo.
- Vi darò un incentivo per fare in modo che sia solo un mese. – ghignò Voldemort – Se entro un mese di tempo io non sarò tornato completamente in forma, ucciderò i membri della vostra famiglia. Senza guardare sesso, età… - l’uomo inginocchiato tremò – Se non ricordo male tua moglie è incinta. Potrei iniziare da lei.
L’Oscuro Guaritore non replicò: per esperienza personale sapeva che era inutile pregarlo, si limitò ad annuire poi, con un briciolo di coraggio, rispose:
- Faremo del nostro meglio, padrone. Ma adesso deve venire con me. È tempo di iniziare la terapia.
- Apprezzo il coraggio nei miei schiavi. – ridacchiò senza allegria Voldemort e il Medimago rabbrividì, temendo di aver osato troppo.
Ma l’Oscuro Signore preferiva non sprecare energia in incantesimi per punire i suoi sottoposti, si stancava facilmente e non voleva mostrarsi più debole del dovuto: nessuno doveva mettere in dubbio la sua potenza.
In silenzio, Tom seguì il Medimago fino al laboratorio, sarebbe stato sottoposto ad un trattamento doloroso ma necessario per riattivare la Magia Oscura che era all’interno del suo corpo e lo rendeva invincibile.

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