Dopo il ritorno dalla loro fuga romantica allo Snape Manor, le giornate a Scuola tornarono a trascorrere lente e noiose. Sembravano tutte uguali e non passare mai.
I Cavalieri della Luce, l’Illusionista e la Scrutatrice, erano molto impegnati nell’addestrare gli studenti in previsione di un attacco oscuro che, purtroppo, Draco aveva previsto leggendo le carte che gli erano state donate dal Preside Dumbledore.Era una soleggiato e calmo sabato di maggio. La mattina era troppo tranquilla. Gli studenti stavano approfittando del sole che aveva fatto capolino da dietro le nuvole per godersi in pieno il giardino, mentre Harry era alla disperata ricerca di suo marito che, a causa di un’improvvisa chiamata da parte dell’Oscuro Signore, era dovuto andare via senza salutarlo.
Quando Severus era da Voldemord, abbassava al minimo i livelli della sua Magia della Luce, annullando anche il contatto unico che avevano per poter comunicare telepaticamente. Harry, in quei casi, si sentiva smarrito. Soprattutto se non aveva potuto salutare il marito, ricordandogli di tornare a casa da lui tutto intero.
- Ciao Harry. – lo salutò Viktor battendo i tacchi dei suoi stivali.
- Ciao Vik. – sorrise il ragazzo – Tutto bene? – domandò facendo saettare lo sguardo tutto attorno.
- Dovrei chiederlo io a te. – replicò il mago bulgaro.
- Scusa, hai ragione. – abbassò la testa mestamente – Camminiamo, ti va?
- Con piacere, signore. – annuì il Comandante – C’è qualcosa di nuovo che ti preoccupa? – chiese.
- No, niente. È solo che Rus è dovuto andare via ed io… - e non terminò la frase, perché furono circondati da un gruppo di petulanti ragazzini del primo anno che volevano farsi firmare delle sue foto ed ottenere degli autografi dal campione di Quidditch.
- Ti chiesto scusa, Harry. – mormorò mortificato Krum.
- Non scusarti. – gli sorrise – A me fa piacere che ti mostrino il rispetto che meriti, Viktor.
Il giocatore bulgaro sorrise ad Harry, poi firmò loro autografi su alcune foto, quaderni, magliette e bandiere.
- Non ti infastidisce tutta questa notorietà? – chiese Harry curioso.
- Ci sono abituato. – si strinse nelle spalle – Nella vecchia scuola, succedeva raramente che qualcuno avesse il coraggio di avvicinarsi a me per parlarmi o chiedermi una foto. – spiegò – Era un ambiente molto diverso da questo. Molto più cupo e chiuso. Non erano viste di buon occhio le interazioni tra studenti.
- Tutto il contrario di questa Scuola. – sorrise comprensivo il Bambino che è Sopravvissuto.
- Preferisco stare qui. – annuì Viktor continuando a camminare al fianco del Portatore della Luce.
- Lo sento. – mormorò Harry, osservando il giardino pieno di studenti intenti a rilassarsi.
- Ma come fanno! – sbottò Hermione passando loro davanti a mo’ di Furia – Mi chiedo io, ma come diavolo fanno ad essere così tranquilli?
- Mione? – la chiamò Harry facendola sobbalzare, tutti i libri che teneva in mano caddero a terra – Ti ha appena punto un Gorgosprizzo? – le domandò aiutando lei e Viktor a raccogliere i libri.
- Ooh Harry! – alzò gli occhi al cielo lei – Non ti ci mettere anche tu, per favore.
- A fare cosa? – le sorrise.
- A fingere che gli esami non siano dietro l’angolo e che siamo terribilmente indietro con il programma! – rispose ringraziando Viktor con un sorriso pieno d’amore – i G.U.F.O., Harry, saranno a breve.
- Ho altre priorità al momento, sai? – scosse la testa lui.
- Altre. Priorità? – strillò facendo voltare un gruppo di studenti Tassorosso che si godevano un angolo di giardino al sole – E quali, di grazia?
- Scoprire chi sta tentando di attaccare la Scuola per uccidere il nostro Preside. – rispose contandole sulle dita – Restare vivo. Riuscire a trovare mio marito per accertarmi che stia bene. Vendicare la morte di Cedric e di Sirius. Fermare un terribile mago oscuro. – la guardò mandando la testa di lato – Devo continuare?
- No. Ho capito. – replicò abbassando lo sguardo – Ognuno ha le sue priorità. Le mie, al momento, sono passare questi esami con il massimo dei voti. Non voglio deludere i miei genitori. – concluse mordendosi il labbro, nervosamente.
- Tu non potresti mai deluderli, Mione. – la rassicurò Viktor cercando le sue labbra per un rapido bacio.
- Non ne sarei così sicura. – mormorò con la voce roca, sembrava sul punto di mettersi a piangere.
- Hermione. – la chiamò Harry, ora era seriamente preoccupato per la sua Guaritrice, avvertiva in lei qualcosa di strano – Stai bene?
- No. ma non voglio parlarne ora. Non voglio parlarne qui. – lo pregò ed Harry annuì, rispettando la sua richiesta.
- Andiamo in biblioteca, mio диамант (diamante in bulgaro).
- Preferirei andare nella Stanza delle Necessità, Vik.
- Essia. – le sorrise lui – A dopo Harry, buona ricerca.
- Grazie. – li salutò con un cenno del capo e li osservò allontanarsi con un sorriso indulgente sulle labbra, erano davvero una bella coppia.
Continuando la sua esplorazione, si imbatté in Draco e Neville che stavano parlando seduti su una panchina del corridoio della Scuola.
- Cavalieri. – li salutò Harry.
- Harry. – sorrise Neville con affetto.
- Potterino. – gli rivolse il solito ghigno Draco – Dove hai lasciato lo sposo?
- Lo sto cercando, lo avete visto? – domandò.
- Onestamente no. – scosse la testa Neville – È passato ieri sera tardi alla serra. Erano pronte delle radici che mi aveva chiesto. Poi non l’ho più visto. – concluse.
- Ieri sera eravamo insieme. Stamattina non era in stanza. Non ho idea di quando sia uscito. – sospirò – E voi cosa ci fate qui? – chiese osservandoli, si tenevano per mano.
- Stiamo aspettando i miei genitori. – spiegò Draco accarezzando con un gesto delicato la pelle di Neville – Ho chiesto al Preside un incontro con loro. Voglio parlargli prima che la Scuola finisca. Voglio dire loro che sono innamorato di Nev. E che non ho intenzione di sposare nessun’altro.
Harry sorrise felice, evocò il Filo Rosso del Destino e vide come brillava e pulsava di vita, unendo i due Cavalieri in modo unico.
- Siete semplicemente meravigliosi. – sorrise facendo scintillare la sua Magia.
- Grazie Harry. – arrossì Neville che, abbassando lo sguardo, vide che il Filo era stato reso visibile – Drake, guarda. – alzò il mignolo della mano sinistra tremando emozionato.
- Il vostro legame è cresciuto con voi. – spiegò Harry – È forte. È saldo. – mostrò loro il filo.
- E la maggior parte del merito è mia, perché sono semplicemente perfetto. – rise emozionato Draco, Harry alzò gli occhi al cielo, abituato ormai al sarcasmo “protettivo” del Serpeverde.
- Sei modesto. Per questo il filo brilla così. – stette al gioco il Grifondoro.
Neville scoppiò a ridere ed abbracciò il suo fidanzato, cercando le sue labbra per un lungo ed appassionato bacio; ma furono interrotti da un colpo di tosse: era arrivata la professoressa McGonogall per scortarli nell’ufficio del Preside.
- Professoressa, buongiorno. – la salutò Harry con un sorriso.
- Buongiorno a lei, signor Snape. – ricambiò il sorriso – Perché non è in Sala Grande a fare colazione? Ho visto suo marito lì mentre venivo a chiamare i suoi Cavalieri.
- Perché stavo cercandolo, signora. – sospirò – Quando mi sono svegliato non era in camera e mi sono preoccupato che…
- No, era in “missione” per Albus. – spiegò scuotendo la testa – È andato a prendere i genitori del signor Malfoy e la nonna del signor Longbottom. – spiegò.
- Capisco. – annuì – Forza, ragazzi, andate. Non fate aspettare le vostre famiglie.
- Harry. – tremò Neville – Verresti con noi? – lo pregò sbattendo le ciglia.
- No, - fece un passo indietro Harry – non ho ancora fatto colazione e sono cose private che dovete discutere tra voi. – concluse ricevendo un segno affermativo dalla sua Capo Casa.
- Dai Nev, andiamo. Non sarà peggio di una lezione di Pozioni con Snape. – lo prese bonariamente in giro e Neville arrossì.
- Ma almeno io sono bravo in Erbologia. - replicò piccato, facendo scoppiare a ridere il fidanzato.
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Il filo rosso del destino.
RomanceDopo aver letto molte Snarry, che mi hanno appassionata in modo che non ritenevo possibile, ho deciso di provare a scriverne una io mescolando alcune leggende Giapponesi al mondo magico di Harry Potter e Severus Snape. Dal prologo: "Una leggenda pop...