Il solito fastidioso rumore della sveglia interrompe il mio riposo. Allungo la mano verso il comodino e cerco di afferrare il telefono per spegnerla, ma invece di prenderlo tra le mani lo faccio cadere per sbaglio.
"Iniziamo bene" sono le mie prime parole di stamattina.
Mi faccio coraggio e mi alzo, vado verso l'armadio che per ora contiene solo i vestiti nuovi che ho preso l'altro ieri e li indosso, successivamente scendo le scale e vado in cucina.
"Buongiorno papà" mi rivolgo a mio padre
"Buongiorno" risponde semplicemente mentre lui è già a tavola. Per ora non parliamo molto, in fondo siamo qui da solo due giorni, ma sono sicura che con il tempo il nostro rapporto si rafforzerà.
Per colazione mangio solo una tazza di cereali, dato che i giorni in cui vado a scuola devo fare tutto di fretta, perciò dopo averli finiti mi fiondo in camera a prendere lo zaino ed esco di casa. Devo ancora orientarmi in questa città. Per fortuna la scuola è vicina e posso andarci tranquillamente a piedi, inoltre io amo camminare e una parte del tragitto si affaccia anche sull'oceano. Accendo una sigaretta per scacciare lo stress da primo giorno di scuola; sembro una ragazza molto calma ma in alcune occasioni vado in ansia anche io.
Ripenso al ragazzo che si è seduto accanto a me due giorni fa, sulla spiaggia. Non l'ho visto benissimo in faccia, eppure da come mi ha parlato mi sembrava di capire perfettamente quello che stesse dicendo, come se conoscessi già la sua storia.
Appena arrivata davanti al cancello vedo una ventina di studenti che sta già aspettando di entrare a scuola. Prendo un respiro profondo e mi faccio coraggio: cammino lentamente verso l'ingresso e circa a metà strada la maggior parte dei ragazzi si girano verso di me per scrutarmi, come se fossi una gazzella in mezzo a un branco di leoni. Per fortuna la campanella mi salva e tutti si recano all'interno dell'edificio. Non capisco tutto questo entusiasmo di tornare a scuola, se fosse per me sarei rimasta nel letto a guardare serie tv per tutto il giorno.
Mi sento un po' disorientata, in pochi minuti la scuola si è riempita di studenti che camminano da una parte all'altra e si recano nelle proprie classi, quando uno in particolare attira la mia attenzione e subito dopo si scontra con me. Alza lo sguardo e sembra riconoscermi subito. Gli occhi azzurro chiaro mi osservano con uno sguardo confuso, come se si stesse chiedendo cosa ci faccio qui. Riesco a notare un piccolo piercing ad anello sul labbro mentre la sua bocca si schiude e sussurra un veloce "scusami" per poi passarsi la mano nei capelli biondi e sparire di nuovo nella folla. Era lui, sentivo una connessione mentre ci guardavamo negli occhi e sono sicura che era lo stesso ragazzo della spiaggia.
Subito dopo mi ricordo che prima che inizino le lezioni devo andare nell'ufficio della preside per farmi consegnare l'orario e il codice dell'armadietto. E' la prima volta che vado in una scuola con gli armadietti: quando vivevo a Londra c'erano le tipiche scuole europee senza di essi, quindi dovrò farci l'abitudine. Dopo aver incontrato la preside ed essermi fatta consegnare il tutto, si offre di accompagnarmi in classe, la 4C.
Le mie orecchie riescono a sentire solo la signora che bussa e che dopo aver ricevuto il permesso del professore apre la porta e mi presenta alla classe. Ho circa venti paia di occhi puntati addosso e non potrei sentirmi più a disagio di come lo sono ora. Per fortuna il professore se ne accorge e mi indica un banco vuoto in cui sedermi, di fianco a una ragazza dai capelli lunghi e castani e dagli occhi color nocciola."Sei la ragazza nuova, vero?" mi chiede. Annuisco semplicemente.
"Immaginavo. Ho sentito un gruppo di ragazzi parlarne prima che iniziasse la lezione. Comunque io sono Olivia, ma puoi chiamarmi Liv" mi porge la mano.
"Clary" la stringo.
"Sei nuova anche in città?"
"Sì, io e mio padre ci siamo trasferiti qui due giorni fa da Londra" non voglio neanche accennare di mia madre e del fatto che siamo venuti qui per ricominciare, e per fortuna Liv non sembra notarlo.
"Wow! Che bella città deve essere Londra, ho sempre sognato di andarci ma sai, non è un viaggio molto corto da poter fare con la scuola o anche con la famiglia" sento una nota di malinconia nella sua voce mentre pronuncia l'ultima parola, ma cerco di non farci caso.
Apro la bocca per parlare ma il professore mi interrompe: "Hemmings, hai finito di importunare la nuova arrivata e vuoi seguire la spiegazione?"
Un gruppo di studenti dall'altra parte della classe ridacchia e la ragazza di fianco a me si ammutolisce tutto ad un tratto, così decido di seguire anche io la noiosissima lezione di storia.
"Finalmente è arrivato l'intervallo, non ce la facevo più a sentire quell'oca parlare di elementi chimici e cose del genere. Forza, andiamo da Alex!" non faccio neanche in tempo a chiedere chi sia questo Alex che mi afferra la mano e mi trascina fuori dalla classe.
Arriviamo davanti a una macchinetta dove c'è un ragazzo dai capelli castano chiaro che sta facendo scorta di cibo. Liv gli tira uno schiaffo in testa e appena si gira le sorride subito.
"Ehi! Come sono andate le prime tre ore?" le chiede. Solo ora noto che indossa una bandana rossa in mezzo ai capelli ricci.
"Meglio di quanto pensassi. Devo presentarti una persona" si gira verso di me "Lei è Clary, è la ragazza nuova di cui sentivamo parlare stamattina"
"Io sono Alex" mi porge la mano come aveva fatto Liv prima.
"Ehm, voi due state insieme..?" mi rivolgo a entrambi.
"Cosa? Nono, non potrei mai stare con questo qui." dice scherzosamente la ragazza.
"Io e Liv siamo amici d'infanzia. Un tempo i nostri genitori erano molto legati e anche i nostri fratelli, Luke e Ashton, lo sono" conclude lui.
Il suono della campanella interrompe la nostra conversazione e io e Liv salutiamo Alex per poi recarci alla prossima lezione.
"Non ho fatto in tempo ad andare in bagno, che ne dici se tu inizi ad andare in classe e poi ti raggiungo?" uso come scusa. Volevo starmene un po' per i fatti miei, dato che sono già 3 ore che sto in mezzo alla gente.
La mia amica, o almeno penso di considerarla tale, annuisce e inizia a camminare nella direzione opposta alla mia.
Mi dirigo verso il bagno con l'intento di starmene un po' da sola ma, appena varco la soglia, mi accorgo di non esserlo affatto.
Sul bordo del lavandino c'è una ragazza che sta baciando un ragazzo, lo stesso ragazzo della spiaggia e che stamattina mi era venuto addosso.
STAI LEGGENDO
Strangers •l.h.•
FanfictionE se un incontro avvenuto casualmente cambiasse totalmente la vita di una diciassettenne con un disturbo alimentare e istinti suicidi?