Capitolo 10

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CAPITOLO 10

Sua madre gli sistemò i cuscini dietro la schiena e poi gli accarezzò la guancia dolcemente. Harry le sorrise stanco, ma cercò di farle capire quanto le fosse grato per quello che stava facendo.

Nonostante si fosse svegliato da due giorni, si sentiva ancora molto debole. I medici gli avevano detto che era normale tutta quella stanchezza, ma gli avevano assicurato che si sarebbe ripreso completamente nel giro di qualche settimana.

Ad Harry, onestamente, non importava particolarmente tornare al cento per cento. Ci pensava parecchio durante la notte, quando non riusciva a chiudere occhio in quella stanza troppo asettica circondato dai bip bip dei macchinari attaccati al suo corpo. Lui non voleva più niente, non aveva più voglia di pensare, non aveva più aspirazioni.

Ma si era ripromesso di non lasciarsi più andare per il bene di sua madre. Quando l'aveva vista, appena sveglio, con il volto coperto di lacrime e l'ansia dipinta addosso, aveva promesso a sé stesso di non farla più preoccupare. Non si meritava quel dolore, quindi Harry aveva deciso di vivere solo per lei e per sua sorella.

Tutto il resto l'avrebbe preso come veniva, cercando di farsi forza solo ed esclusivamente per la sua famiglia, che aveva sottovalutato quando aveva fatto quel gesto sconsiderato.

«Vado a casa a prepararti qualcosa da mangiare che non sia questa pasta appiccicosa, va bene?» chiese sua madre, posando il vassoio nel comodino accanto al letto.

Harry scosse la testa. «Non importa, non ho tanta fame.»

La risposta non sembrò soddisfare Anne che scosse prontamente la testa. «Harry, devi mangiare per riprenderti. Ci metto pochissimo e torno con la pasta al forno che tanto ti piace, sì?»

Davanti all'espressione speranzosa di sua madre, Harry non poté che annuire. La donna sorrise con fare vittorioso e, dopo avergli dato un bacio, uscì dalla stanza. Nemmeno il tempo di rimanere da solo per qualche secondo, che sua sorella sgusciò all'interno e si sedette nella poltrona accanto al letto.

«Lo sapete che non c'è bisogno di stare con me ventiquattro ore su ventiquattro? Sto bene.» fu l'esclamazione decisa di Harry.

Gemma fece un'alzata di spalle indifferente. «Non ci stanchiamo mai di vedere la tua brutta faccia, dovresti esserne felice.»

Il fratello rise divertito, scuotendo la testa con fare fintamente annoiato. «Vorresti averla una faccia stupenda come la mia!» la rimbeccò, indicandosi il viso.

Risero insieme, per poi rimanere in un silenzio confortevole per un po'.

Poi, Harry vide Gemma torturarsi le mani, segno che fremeva per dire qualcosa, ma ne temeva le conseguenze. «Gems, che c'è?» domandò quindi, per cercare di darle l'input per parlare.

La sorella si morse il labbro, ma non resistette molto prima di raccontare. «Louis è stato qui.» sputò tutto d'un fiato, come se fosse una sua colpa. «Ha passato qui tutto il tempo finché non ti sei svegliato. Voleva accertarsi che stessi bene.»

Harry la guardò impassibile per un po', senza sapere come prendere la notizia. Se da una parte si sentiva incredibilmente felice di sapere che Louis ancora teneva a lui, dall'altra pensava che fosse un gesto estremamente codardo quello di non presentarsi da lui dopo due giorni che era sveglio. A quanto pareva, fuggire era una cosa che a Louis riusciva davvero bene.

Sospirò stancamente e non rispose. Davanti al suo mutismo, Gemma gli prese la mano. «Harry, Louis era terrorizzato per quello che poteva succederti. Quando è venuto qui, è stato male e poi non è voluto andarsene nemmeno un secondo per paura che potesse succederti qualcosa. Ci tiene a te.»

Just take my pain awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora