Capitolo 8

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CAPITOLO 8

Non aveva ascoltato nemmeno una parola. Era entrato nella sala delle riunioni senza nemmeno prestare attenzione ai volti che aveva davanti.

I dirigenti avevano urlato tanto, gli avevano dato dell'irresponsabile e dell'ingrato, minacciandolo che se avesse fatto di nuovo una cosa del genere ci sarebbe state delle gravi conseguenze.

Come se quello che gli avevano imposto subito dopo non fosse grave; non fosse un peso.

Sotto lo sguardo annoiato di Xander, i dirigenti avevano comunicato alla coppia di aver deciso di farli sposare entro la fine dell'anno. Non aveva senso aspettare, secondo loro, avrebbero catturato maggiore attenzione con un grande matrimonio celebrato vicino a Natale.

Poi, con tono grave, avevano ordinato ad Harry di terminare il suo album entro la primavera. Non gli avrebbero più dato tempo fino all'estate, no, volevano tutto pronto entro lo sbocciare dei fiori.

Harry sentì una fitta al cuore nel pensare a quella stagione: la sua primavera se n'è era andata. Non sarebbe mai più sbocciato, non avrebbe mai più respirato l'aria sbarazzina impregnata di polline e colorata di fiori. Lui la primavera non l'avrebbe mai più vissuta. Mai senza Louis.

Gemma si era limitata ad annuire davanti a quelle pretese. Aveva diligentemente preso appunti sul suo tablet e aveva rassicurato che tutto sarebbe stato pronto e in ordine per la data di scadenza. Solo dopo che i dirigenti erano sembrati soddisfatti, aveva preso la mano di suo fratello e l'aveva guidato fuori da quella gabbia.

Voleva salvarlo, come sempre, come l'aveva salvato dopo che era rimasto da solo in quella stanza troppo soffocante per passarci anche un solo secondo. Ad Harry era bastato mandarle un messaggio con l'indirizzo e lei era arrivata nel giro di pochi minuti. Non gli aveva fatto domande, non aveva detto nulla, l'aveva portato a casa sua e si era assicurata che dormisse un po'. Ovviamente, lui non aveva chiuso occhio, e Gemma si era rassegnata a passare la notte con lui, in silenzio.

Il giorno dopo erano dovuti andare a quell'incontro e lei non aveva potuto fare niente per risparmiarglielo. Non poteva fare nulla contro gli orchi che manovravano Harry, non ne aveva le possibilità, per questo quando salirono in macchina si morse il labbro e trattenne a stento le lacrime.

«Ho fallito.» le sentì dire Harry.

Non si voltò verso di lei, non tentò di consolarla mentre abbandonava la testa contro lo sterzo e si lasciava investire da un pianto colpevole. Non avrebbe potuto nemmeno tentate di rassicurarla, di dirle che lui avrebbe sempre messo la sua vita nelle sue mani, semplicemente perché non ne aveva le forze.

Si sentiva svuotato, come la parte alta di una clessidra, che lasciava cadere la sabbia e la dava alla parte inferiore. Lui aveva dato la sua sabbia a Louis; aveva donato tutto sé stesso a Louis.

«Possiamo andare a Holmes Chapel?» mormorò, passandosi una mano sul volto stanco.

Gemma alzò la testa e con ancora gli occhi colmi di lacrime annuì. «Sì, certo. Passiamo a casa tua e a casa mia per prendere qualcosa e andiamo, sì?»

Harry scosse la testa. «Non ho bisogno di niente. Non c'è bisogno di andare da me, tutto quello di cui ho bisogno è nel borsone che ho riempito di cose in questi giorni.»

Le cose che gli aveva prestato Louis. Le magliette strette che gli avvolgevano il torace e le spalle. I pantaloni corti che gli lasciavano scoperte le caviglie. Il suo odore impresso nella fibra del tessuto di quegli abiti.

Gli avrebbe fatto male usarli, gli avrebbe fatto tremendamente male. Ma ormai si doveva abituare al dolore, ne avrebbe subito parecchio in futuro. Quel futuro senza Louis che sapeva di tortura.

Just take my pain awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora