Capitolo 11

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CAPITOLO 11

L'aria si stava raffreddando mentre il sole veniva coperto da minacciose nuvole scure. Con l'arrivo dell'inverno, Holmes Chapel assumeva sfumature buie di temporali rumorosi e pagliuzze di bianca neve. Per quanto fosse freddoloso e non amasse particolarmente quella stagione, Harry si rispecchiava sempre nell'inverno del Cheshire, fin da quando, appena più che adolescente, in mezzo ai fiocchi di neve aveva scritto la sua prima canzone. Era stata una canzone triste perché era stato rifiutato da un ragazzino a scuola che poi l'aveva offeso davanti a tutti per essere gay. Aveva pianto così tanto tra le braccia di sua madre e poi, incapace di prendere sonno, era uscito in giardino e nel vecchio dondolo aveva impugnato la sua chitarra sgangherata che aveva comprato al mercatino delle pulci con i guadagni del suo lavoretto alla panetteria della cittadina e aveva canticchiato e strimpellato fino ad intonare una canzone. Ricordava ancora qualche frase e qualche accordo di chitarra che aveva suonato con mani incerte.

Prese un sorso dalla sua tazza di tè, la piacevole sensazione di calore ad espandersi nel corpo avvolto da una coperta rosa che aveva fin dall'infanzia. Era rannicchiato nello stesso dondolo e, come tanti anni addietro, il suo cuore stava affrontando una delusione d'amore.

Sentì la porta vetrata aprirsi e non ebbe bisogno di girarsi per sapere che era sua madre. La donna gli si sedette accanto e lui, senza parlare, ruotò la schiena per poterla appoggiare contro di lei, che prese ad accarezzargli subito i capelli.

«Si sente che è arrivato l'inverno.» commentò la donna, guardando il cielo farsi più scuro. «Hai forse dimenticato di portarti la chitarra qui fuori?»

Harry sentì un nodo alla gola e gli occhi pizzicarono fastidiosamente. «Non l'ho presa di proposito.» rispose, per poi tirare su con il naso.

Non toccava la sua chitarra da quasi un mese. Nemmeno dopo essere uscito dall'ospedale aveva trovato il coraggio di prenderla in mano.

L'ultima volta che ne aveva impugnata una era stato il giorno in cui Louis se n'era andato dall'albergo. Harry si annoiava a stare da solo in quella stanza, così era sceso dalla gentile padrona e, tra una chiacchiera e l'altra, era venuto fuori che possedeva una vecchia chitarra. Ad Harry si erano illuminati gli occhi e le aveva chiesto con trepidazione se potesse prenderla in prestito per un po'. Lei aveva annuito e gli aveva anche dato un bacio sulla guancia marcata dalla fossetta felice.

Aveva aspettato Louis in camera strimpellando le corde ruvide, il cuore nel petto a battergli come un tamburo per l'emozione. Nei giorni precedenti, era riuscito a finire la canzone che il suo Louis gli aveva ispirato e, vista la fortuna di avere uno strumento, aveva deciso che era arrivato il momento di cantargliela. Non vedeva l'ora di incontrare quegli occhi blu e cantare per loro, magari vederli anche un po' annacquati d'emozione.

E invece, quando aveva incrociato quel blu, l'aveva trovato spento e triste. Quel blu che venerava e amava aveva spento la sua scintilla e si era portato via ogni traccia d'ispirazione. Harry, senza quel blu, non suonava o scriveva più.

«Sai,» fece la voce di Anne, mentre Harry si asciugava una lacrima dalla guancia. «quando mi dicesti di voler diventare un cantante avevi una luce magnetica negli occhi. Non erano la fama o il successo ad interessarti, no. Tu volevi cantare perché quello era sempre stato il tuo modo di esprimerti. Quella lucciola che ti brillava dentro era così viva, così...» la donna si fermò per cercare la parola adatta, ma non dovette trovarla perché fece un sospiro e continuò. «Con gli anni, quella luce si è affievolita. Ha chiuso leggermente le ali, la tua lucciola. Ma non l'ho mai vista annullarsi...fino ad ora. Ora, quando ti guardo negli occhi vedo solo un ammasso nero di tristezza.»

Le lacrime erano ormai libere nelle guance di Harry. Strinse le braccia intorno alla vita della madre e nascose il volto nel suo collo. I singhiozzi lo investirono come onde travolgenti e il pianto divenne doloroso anche solo da sentire, figurarsi da vivere.

Just take my pain awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora