Capitolo 12

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CAPITOLO 12

C'era un brusio di sottofondo che a malapena la mente di Harry riusciva a mettere a fuoco. L'unica cosa che riusciva a pensare era quella melodia che continuava a suonargli prepotente nelle orecchie, che lo spingeva ad impugnare una penna e a scrivere.

«Harry, mi stai ascoltando?» fece con tono stizzito Gemma, dandogli un pugno leggero nella spalla.

Il fratello alzò lo sguardo su di lei, mettendola finalmente a fuoco e dedicandole la sua attenzione. «Cosa?» chiese, mordendosi il labbro inferiore.

La verità era che non riusciva proprio a concentrarsi su quelle noiose questioni legali che gli stava elencando sua sorella. Non gli importava nemmeno più di tanto, se doveva essere onesto: la sua casa discografica e il suo management erano stati spiazzati dalla notizia del suo abbandono e si erano vendicati per bene sottraendogli una generosa cifra a quattro zeri dal conto in banca e privandolo della maggior parte dei diritti sulle sue canzoni. Nonostante le cose sembrassero nere per una sua futura carriera, lui non ne era preoccupato perché in quel momento non riusciva a pensare a nient'altro se non a Louis.

Le sue parole continuavano a ronzargli in testa da più di una settimana e si sentiva scombussolato per il peso e la sincerità che esse avevano significato. Inoltre, avevano fatto nascere in lui una nuova ondata si ispirazione e amore: si sentiva bruciare dalla voglia di incontrare quegli occhi blu e cantare loro la canzone che li aveva dedicato e mille altre ancora.

Gemma sbuffò. «Harry, ti prego, dedicami solo dieci minuti, poi ti lascio fare quello che vuoi. Anzi, ti prenoto lo studio per una sera se solo mi aiuti a districare questo casino.»

Harry alzò il viso verso la sorella e la osservò come se avesse davanti un fantasma. «Lo studio?» domandò, spiazzato.

«L'ho capito che hai bisogno di scrivere, cantare e incidere qualcosa. Non fai altro che tamburellare le dita nel tavolo e stai canticchiando qualcosa da mezz'ora. Hai una canzone e hai bisogno di farla uscire.» sentenziò la ragazza, una punta d'orgoglio a macchiarle la voce.

«Io...» iniziò Harry, ma in realtà non sapeva cosa dire perché ovviamente sua sorella l'aveva capito e lui non aveva le parole giuste per ringraziarla.

Lei gli prese le mani tra le sue e gli dedicò un sorriso che aveva il calore di quello di loro madre. «Lo so che pensi di aver perso la musica, ma non è così. Solo perché non sarai più su un palco o perché non inciderai dei dischi, non significa che non puoi continuare a cantare. La musica è parte di te.» fece una pausa, le dita che accarezzavano gentilmente le nocche della mano di Harry. «E anche Louis è parte di te. Non hai perso nulla, Harry. Puoi avere la musica e Louis. Lascia che ti rendano felice insieme.» concluse, lasciandogli un bacio delicato sulla fronte.

Harry sbatté le palpebre un paio di volte, frastornato da quelle parole e dalla meravigliosa sensazione che lo investì. Si sentì bene dopo tanto tempo; un nuovo futuro brillante a colorargli gli occhi. C'era musica; una melodia gentile e delle parole intrise d'amore e sincerità. E c'era il blu di uno splendente cielo di primavera. C'era Louis a stringerlo e ad amarlo.

*

Louis era un vulcano pronto ad esplodere. Era costantemente nervoso, rispondeva male ai suoi amici e si rintanava nella sua stanza per ore a fare assolutamente nulla. Avrebbe voluto mettersi ad urlare per la frustrazione.

Erano passati esattamente undici giorni, sette ore e tre minuti da quando aveva baciato Harry per l'ultima volta. Teneva il conto come se fosse un orologio svizzero e non se ne vergognava minimamente. Perché di quel tocco lui ne faceva aria e sostentamento. Di quello sfioramento ne stava vivendo, in attesa che Harry gli desse un segnale, uno qualunque. Che lo facesse tornare a vivere o lo uccidesse non gli importava davvero, l'importante era che Harry si facesse sentire.

Just take my pain awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora