Capitolo 13

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CAPITOLO 13

Parigi.

La città degli innamorati era ricoperta da uno spesso strato di neve bianca. L'inverno creava un'atmosfera statica, come se il tempo si fosse fermato e fosse momentaneamente sospeso in un limbo.

O forse era Harry che si sentiva così, mentre era seduto in una panchina, la Senna che scorreva placida alle sue spalle e la splendente Torre Eiffel a guardarlo dall'alto. Non riusciva a scrollarsi di dosso l'impazienza; il senso di attesa che lo stava attanagliando da quando aveva messo piede sul suolo francese.

Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, non aveva lasciato niente al caso perché già in passato le cose lasciate nelle mani del destino non avevano funzionato. Questa volta, non aveva voluto che quell'incontro fosse una possibilità su infinite, no, questa volta sarebbe stato lui a decidere il suo futuro. O meglio, colui che amava avrebbe dato vita al suo futuro. Sperava vivamente che fosse un futuro insieme.

Guardò l'orologio che segnava le nove di sera. Non era mai stato così agitato come in quel momento. Aveva affrontato tanti momenti stressanti, tra concerti davanti a milioni di persone, premiazioni importanti e lotte per la sopravvivenza che tanto odiava, ma mai come in quel momento si sentiva nervoso. Le mani gli sudavano e se le passava costantemente nei jeans neri. Il freddo, nonostante indossasse un pesante cappotto con il pellicciotto, sembrava volergli fare un dispetto e gli si insinuava nelle ossa.

Con la coda dell'occhio vide la silhouette della persona che interessava a lui dirigersi verso il banco dei biglietti per salire sulla torre. Si alzò di scatto dalla panchina, l'agitazione a fargli tremare leggermente le mani. Si avviò anche lui alla biglietteria, sgusciando davanti ad una finestrella secondaria per attirare l'attenzione della bigliettaia.

«Mi scusi, sono il signor Styles. Il ragazzo di cui le ho parlato è
arrivato. Si assicuri di fargli avere il biglietto che ho comprato per lui, per favore.» diede istruzioni, mentre indicava alla giovane il diretto interessato.

La ragazza gli fece un enorme sorriso. «Come da istruzione, signor Styles, il ragazzo avrà il biglietto, glielo assicuro.» promise, prima di alzare un pollice e fargli l'occhiolino.

Harry le sorrise. Fu grato di aver trovato una ragazza così gentile alla biglietteria. Si era presentato quel pomeriggio, appena atterrato a Parigi, e, con le guance rosse per l'imbarazzo, aveva comprato due biglietti per quella sera, aveva parlato con la ragazza e le aveva dato precise direttive, insieme a qualche banconota in più per la gentilezza e per la privacy. Non era solito fare cose del genere; usare la sua fama per guadagnarsi favori, ma per Louis avrebbe fatto un sacco di cose a cui non era abituato, quindi non ebbe problemi a sfruttare la popolarità per organizzare quella serata speciale.

Dopo aver ringraziato di nuovo, si diresse all'ascensore per salire in cima alla torre. Aveva le gambe di gelatina e temette di poter avere un attacco di panico da un momento all'altro.

«Respira, Harry.» si disse, mentre le porte dell'ascensore si chiudevano.

Le coppiette lì intorno non sembravano fare minimamente caso al suo stato di agitazione, ma quando il suo sguardo cadde su due occhi blu quasi gli venne voglia di vomitare. Il proprietario di quei due diamanti gli stava sorridendo; un sorriso debole e appena accennato, ma con dentro tanta di quella dolcezza che Harry fu costretto a reggersi al corrimano e ad incamerare più aria possibile. Ricambiò il sorriso, per poi mordersi il labbro. Nell'attimo di un secondo, i loro sguardi tornarono lontani.

Non appena si aprirono le porte, Harry sgomitò per uscire. Il gelo gli sferzò il viso, sicuramente doveva avere il naso e le guance rosse. Infilò le mani nelle tasche del cappotto e si fermò davanti al cornicione nero che delimitava la torre. Ai suoi piedi, Parigi appariva congelata; satura del suo romanticismo che Harry trovava sopravvalutato, ma di cui aveva incredibilmente bisogno in quel momento.

Just take my pain awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora