30: Sopravvissute

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Per un attimo ebbe l'impressione che qualcuno stesse suonando il pianoforte.

- Mamma...?

La sua mente era ancora persa nei fumi del sonno, confusa, annebbiata. Sbatté le palpebre, cercando di mettere a fuoco il mondo. Il letto nel quale aveva dormito era circondato da una cortina di tende. Aveva ancora addosso i vestiti da viaggio con i quali aveva lasciato Alfea prima della missione a Roccaluce. Quanto tempo era passato?

Scivolò giù dal letto e fuori dalle tende in una stanza che non aveva mai visto. Sembrava quella di una ragazzina, con pareti bianche ma decorata in ogni angolo con fiori azzurri e dorati. Una grande finestra a bovindo si apriva su un parco e sulla finestra, intento a guardare fuori, sedeva Brandon. La musica che aveva sentito veniva da un dispositivo poggiato sul davanzale davanti a lui.

- Brandon...

Il ragazzo si voltò, sul volto un'aria assente: - Ti sei svegliata. Come ti senti?

- Mmmmh...

La ragazza non sapeva come rispondere. Nella sua mente risuonavano ancora le parole di Taleia, affilate e dolorose. E Faragonda... Musa strinse i pugni. Come si sentiva? Non lo sapeva e forse non lo voleva nemmeno sapere. Sentiva solo addosso una specie di ombra, una malinconia simile a quella che aveva provato quando era morta sua madre ma per fortuna molto meno soffocante.

- Dove siamo?

- L'incantesimo di Griffin era fatto in modo da portarci nel posto che considero più sicuro: siamo su Naucratis, la luna di Heraclyon dove sono nato. Non credo che quella strega possa raggiungerci, qui.

L'espressione seria di Brandon le sembrò in qualche modo fuori posto su quel volto sempre sorridente. Anche la musica, per quanto meravigliosa, stonava un po' con il carattere del ragazzo per come lo conosceva lei. Forse Stella avrebbe saputo interpretare meglio quello sguardo ma...

- Dove sono le altre?

Il ragazzo alzò le spalle.

- Se l'incantesimo ha agito anche su di loro suppongo siano tutte al sicuro in giro per la Dimensione Magica. Griffin non è stata a guardare le coppie che faceva ma con un po' di fortuna anche Stella sarà da qualche parte in compagnia di uno Specialista... che non sono io.

- Ma staranno bene?

Poco le importava che per lei non ci fosse più nessuno Specialista: in quel momento e di fronte a quella perdita avrebbe voluto solo essere con le sue compagne. Il ragazzo al suo fianco sospirò.

- Tutto ciò di cui sono sicuro è che eravate tutte in piedi quando siamo arrivati e nessuna di voi sembrava ferita ma se quella donna vi avesse fatto un incantesimo potremmo non conoscerne mai gli effetti...

Musa sbiancò.

- Lo ha fatto, appena prima che voi arrivasse! Ci ha soffiato qualcosa addosso, una specie di nuvola nera che ha sciolto la trasformazione...

- Concentrati, senti qualcosa?

La ragazza si guardò le mani, si tastò le guance il preda al panico. Non sentiva niente di strano ma...

- Guardami, ti sembro... diversa? C'è qualcosa che non va in me?

Il ragazzo la guardò per qualche istante poi scosse la testa, l'espressione ancora più seria di prima.

- Ma anche così... chi ci assicura che non si tratti di un incantesimo a lungo termine?


Fu una scossa nella sua mente a svegliarla. Scattò a sedere sul letto, come una molla, la fronte coperta di sudore, la pelle caldissima.

- Bloom...

Daphne si allungò per prenderle una mano tra le sue. Era abituata a vederla raggiante, splendente per la gravidanza, bellissima: occhiaie scure le cerchiavano gli occhi rossi e la sua bella pelle candida aveva un'aria quasi malsana. Bloom rabbrividì.

- Cos'è successo?

La sorella non le ripose, limitandosi ad abbassare gli occhi. Dietro di lei, sulla porta, comparve Thoren, che salutò la cognata con un timido sorriso. - Bloom, è bello vederti aprire gli occhi...- mormorò il ragazzo avvicinandosi - Hai dormito per un giorno intero...

- Cos'è successo?- ripeté Bloom, gli occhi che saettavano tra i due. Thoren aveva posato entrambe le mani sulle spalle della giovane moglie mentre Daphne sembrava evitare deliberatamente lo sguardo della sorella.

- Daphne...? Il bambino...?!

Eppure il suo ventre era ancora tondo e gonfio come quando l'aveva vista l'ultima volta.

- No no no!- si affrettò a rispondere il ragazzo – Grazie al cielo il bambino sta benissimo e mancano pochi giorni al suo arrivo! Non preoccuparti...

- Allora cosa...- e poi si interruppe.

L'immagine era lì, stampata dietro le sue pupille: la silhouette di Faragonda sul pavimento. Gli occhi rossi di Daphne erano la risposta alla domanda che non avrebbe mai avuto il coraggio di porre.

- Taleia.

Daphne scoppiò a piangere.

- Tesoro...- cercò di consolarla Thoren, inginocchiandosi davanti alla poltroncina su cui era seduta e posandole le mani sulle ginocchia. - Mi dispiace così tanto... Se io fossi stata ad Alfea forse questo non sarebbe successo, forse Faragonda...

- C'era Griselda con lei- le ricordò debolmente Bloom, trattenendo le lacrime al pensiero del sacrificio della donna – nemmeno lei ha potuto fare niente... stiamo parlando del potere di una ninfa, dopotutto...

- Ma anche io ero una ninfa!- pianse Daphne, strappando le mani dalla presa del marito per nascondere il viso sconvolto dietro di esse – Avrei dovuto sentire che stava succedendo qualcosa, avrei dovuto accorgermi che qualcosa non andava in lei quando mi ha chiamata l'ultima volta! Sarei dovuta restare...

Le sue parole erano a malapena comprensibili tra i singhiozzi sempre più disperati. Thoren era il ritratto del dolore.

- Tesoro... so quanto eri affezionata a lei ma non puoi darti la colpa di quanto è successo. Non fa bene né a te né al bambino e tu sei sveglia da troppe ore. Ora che sei riuscita a parlare con Bloom forse riuscirai a riposare un po'...?

Bloom si sforzò di sorridere alla sorella.

- Daphne... Thoren ha ragione, io sto bene ora, perché non vai a dormire anche solo un po'?

La sua espressione resse finché la coppia non lasciò la stanza poi Bloom scoppiò in lacrime. Prima la prova di Hesperia, poi l'attacco di Taleia e ora Faragonda...

Non voleva crederci. Non poteva proprio crederci.

Winx Club 8: Luci e OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora