Chiave

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07/12/18

Che se il tuo amore fosse inferno mi ci dannerei

Marco Mengoni

La pioggia che cadeva sul tappeto di foglie gialle che dolcemente si trovavano al suolo, era come le lacrime di Renjun che cadevano sulle sue guance pallide. Il buio che lentamente andava a sostituire il grigio perenne del cielo quasi invernale, aveva lo stesso colore di quello che piano piano stava prendendo possesso del cuore di Renjun. "Credo che dovremmo lasciarci, non sento più nulla per te, io credo che non ci sia mai stato nulla realmente.". Quelle parole avevano fatto più male di una coltellata allo stomaco. Jaemin le aveva dette con così tanta semplicità e freddezza che davvero Renjun aveva creduto non ci fosse stato nulla tra loro. Ma poi ripensava ai bei momenti trascorsi insieme, con un leggero strato di amarezza nei pensieri. Non credeva che tutti quei baci fossero solo finzione, non riusciva a credere che tutti i sorrisi timidi che si erano rivolti erano frutto di un qualcosa di programmato, non credeva che quella notte di luna piena, il loro amore era stato consumato al buio per finzione. Non riusciva e non voleva crederci. E poi, farlo soffrire a quale scopo? Subito aveva pensato a Jeno. Quel ragazzo, aveva notato, portava confusione e inesattezza nei comportamenti di Jaemin. La sua mente aveva escogitato le peggiori vendette nei confronti del biondo, poi però aveva visto come i due ragazzi erano felici insieme, come quando uscivano da scuola si salutavano sorridendo, come parlassero animatamente di ogni cosa, e come Jaemin fosse gioioso. In tutto questo Jaemin era contento. E chi era Renjun per frantumare quella radiosità? 

Mosse un passo in avanti, e poi un altro, lentamente, sotto quella pioggia che portava con sé dolore. Gli capitò un paio di volte di scontrarsi con alcune persone, che prima gli sputavano addosso la solita frase "Stai attento a dove metti i piedi bamboccio", e poi si stringevano verso il centro dell'ombrello per cercare di ripararsi meglio dalla pioggia, incamminandosi verso un posto asciutto. Renjun, non li sentiva nemmeno, le sue orecchie erano tappate e lui era in un altro mondo. Davanti ai suoi occhi vedeva solo scene che continuavano a fargli del male, sempre di più. Sentiva sempre qualcosa di nuovo rompersi, anche se non sapeva esattamente cosa, ormai il suo corpo era un ammasso di ossa e muscoli che si teneva unito a stento. Forse stava esagerando, se si abbatteva per una cosa del genere, probabilmente quando le difficoltà della vita sarebbero arrivate, lui sarebbe crollato all'istante. Ma aveva appena perso la persona che amava e la persona di cui si era più fidato, aveva perso il suo migliore amico oltre che il suo ragazzo. E forse avrebbero potuto riaggiustare i rapporti, ma avrebbe fatto troppo male, a Renjun, vedere Jaemin felice con qualcun altro. Le lacrime si confondevano con la pioggia, e iniziavano ad appannargli la vista, forse se avesse tenuto gli occhi chiusi, avrebbe fatto meno male. Arrancava, la vista assente per via delle palpebre delicate che andavano a coprire gli occhi, nella pioggia, un piede davanti all'altro. Un sasso non vide e colpì. Stava per cadere, quando un braccio gli prese la vita. Da quel momento lì, in tutti i sensi. Renjun, si abbandonò un attimo, su quel braccio forte e atletico. "Ehi, stai attento a dove cammini, ok?". Questa volta il tono non era acido, era dolce e idilliaco, sembrava provenire da un altro universo, come la voce di Jaemin. E con questo pensiero, Renjun si lasciò scappare un singhiozzo. "Ehi, su, vieni qui!". E si sentì tirare in un abbraccio. La pioggia aveva smesso di sbattere violenta sul suo corpo e ora avvertiva le gocce che si infrangevano sulla superficie dell'ombrello producendo un suono sordo. La sua testa era appoggiata sulla spalla dello sconosciuto, che bagnava con i suoi capelli fradici. Il giubbotto più che umido si era appiccicato al cappotto dell'altra persona. Il fiato caldo del ragazzo solleticava la pelle del collo di Renjun, facendogli leggermente il solletico. "Stai bene?". No, Renjun non stava bene, e quando provò a dirglielo, altre lacrime scesero impetuose come un fiume di montagna dai suoi occhi. Questa volta non si fermò ad un solo singhiozzo, in realtà non riusciva più a bloccarsi. Il braccio dello sconosciuto si strinse ancora più forte attorno alla sua vita e Renjun quasi d'istinto portò le sue braccia a cingere il collo dell'altro ragazzo. Aprì leggermente gli occhi stanchi e appannati, e davanti a lui trovò dei piccoli occhi marroni e dei soffici capelli dello stesso colore, una fisionomia un po' definita rispetto alla norma, che quasi subito si trasformarono in lineamenti dolci e in capelli rosa. "Jaemin, mi manchi così tanto, è poco che mi hai lasciato, ma mi sembra un'eternità. Sai che ti amo, ti prego ritorna da me, ho bisogno dei tuoi baci, ho bisogno dei tuoi abbracci, ho bisogno delle notti nella quale tutto sembrava scomparire e c'eravamo solo io e te". Vide 'Jaemin' aggrottare le sopracciglia curate "Scusami, ma non conosco nessun Jaemin, credo tu mi abbia confuso con qualcun alt-". Renjun non credeva come il sapore delle labbra di 'Jaemin', avesse potuto cambiare così velocemente. Non sapevano più di pesca, ma da un particolare gusto, che non aveva mai sentito, che gli piaceva molto di più. Le sue mani erano passate ad accarezzare selvaggiamente i capelli morbidi dell'altro ragazzo. Il braccio di 'Jaemin' era sceso più in basso. Renjun si staccò con un sorriso malizioso "Lo sapevo che non avevi smesso di volermi.". Ritornò a baciarlo con passione. Ad un certo punto si sentì sbattere su una superficie piana e fredda e la pioggia tornò ad infrangersi violentemente sul suo corpo. Ora sentì chiaramente le mani di 'Jaemin' stringergli i glutei. Sentiva qualcosa di duro sbattergli sulla coscia, e poteva tranquillamente immaginare cosa fosse. C'era qualcosa di strano, però, non era mai stato così esplicito e veloce, avevano sempre fatto tutto con lentezza e dolcezza, ma non ci fece caso, diede la colpa a quei pochi giorni di lontananza e di tristezza. "Dai Jaemin, non qui però, andiamo da un'altra parte.". Renjun poi chiuse gli occhi e svenne. 

Mark si bloccò un attimo stranito. Era successo tutto così velocemente che non aveva idea nemmeno lui di che cosa era appena accaduto. Guardò per secondi eterni il ragazzo davanti a sè, poi una volta essersi assicurato che questi respirasse, se lo caricò in spalla, recuperò l'ombrello e cercò di tornare a casa, con qualche difficoltà per via di qual problema in mezzo alle gambe. 

Per me che avevo una stella e l'ho persa

Chiave, Ultimo.

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comunque, non chiedete cosa sia questa cosa, perché non lo so nemmeno io, non era neanche mia intenzione far iniziare la storia e fare finire il capitolo così 👌






























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