La storia di un uomo

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20/12/18

Ci dimentichiamo di un gesto, perdonare, che non vuol dire farsi del male, ma tenere di più ad una persona piuttosto che al proprio orgoglio

Anonimo

Renjun quel giorno decise che avrebbe fatto pace con il proprio passato. Così, dopo essere tornato da scuola, aveva tirato fuori tutti gli scatoloni nella quale aveva riposto i regali e le foto che gli rammentavano Jaemin e li svuotò. Mentre buttava tutto, stava lentamente ripercorrendo anni di un qualcosa che si era rivelato talmente doloroso da ridurlo ad un ammasso di lacrime e ossa fragili perché mancanti di nutrimento, a causa del poco cibo che ingeriva da un po'. Dopo aver fatto questo con un grande respiro e grande forza di volontà uscì di casa. Il vento violento di quella giornata gli schiaffeggiò il volto mentre il Sole alto nel cielo glielo accarezzava, eppure era così piacevole il vento sul viso. Quelle emozioni gli ricordavano così tanto quello che stava provando da un po', delle stupide ed inutili emozioni contrastanti per due persone completamente diverse. Strascicava i piedi sull'asfalto, la voglia che lo aveva motivato alla partenza da casa se n'era andata completamente. Presto si ritrovò davanti a quella casa che tanto tempo prima aveva visto a pezzi e nella quale aveva iniziato a credere di poter considerare quello che c'era tra lui e Jaemin amore, quello che viene descritto nelle peggiori storie smielate, quella casa nella quale aveva imparato a donare il suo corpo ad una persona che poi glielo aveva indirettamente spezzato. Si voltò e vide il ristorante dall'altra parte della strada, dove circa un mese prima Jaemin si era presentato con dei fiori rosa, e si era dichiarato, dove sempre lo stesso giorno aveva iniziato a parlare di Jeno a Renjun, e di come gli era sembrata la creatura più indifesa del mondo. Si ricordava perfettamente come aveva aggiunto anche l'aggettivo carina, e si era subito affrettato a dire che però nessuno superava Renjun. Rise, perché già allora doveva rendersi conto che era una relazione malsana la loro, e forse Jaemin aveva confuso forte amicizia con amore. Renjun sospirò, un sospirò triste e fievole che si perse nel vento. Suonò al campanello. La porta si aprì lentamente e Renjun poté chiaramente vedere il volto della madre di Jaemin, bello, ma di una bellezza sfiorita e smarrita, non curata, una bellezza che subito non avresti definito tale. Gli rivolse un sorriso che fece formare delle piccole rughe attorno ai suoi occhi, un sorriso che fece sentire Renjun a casa e che allo stesso tempo gli fece salire una leggera malinconia. "Ciao, Renjun, è da tempo che non ti vedo, Jaemin non mi parla nemmeno mai di te! Quel ragazzo, sempre tra le nuvole sta!" e si portò la mano sinistra alla bocca coprendo la risata leggera come le nuvole. Renjun notò la fede nuziale sull'anulare e al pensiero di tutte le volte che aveva fantasticato sul suo matrimonio con Jaemin, una malinconia arrogante lo travolse. "Voi entrare a bere qualcosa, un tè? Una cioccolata calda? Un bicchiere d'acqua?". Renjun scosse la testa realmente dispiaciuto. Gli mancava quella donna che aveva considerato come una madre per tanto tempo. "No, scusami Misun, sto cercando Jaemin.". Pronunciare il suo nome dopo tanto tempo lo scombussolò un po'. I lembi della bocca della donna si abbassarono in un'espressione che però Renjun non riuscì a decifrare. "I-io credo che sia a-andato alla solita fontanella. I-io sì, credo sia lì." Renjun vide gli occhi della donna farsi lucidi. Renjun la ringraziò e se ne andò promettendole che sarebbe tornato a trovarla, promessa che sarebbe stata infranta. 

E come aveva detto la signora Na, Jaemin, si trovava seduto in una delle panchine che erano posizionate attorno alla fontana più nascosta del parco più sconosciuto che Seul avesse. Renjun si avvicinò lentamente, poi ad un certo punto sentì dei singhiozzi, e considerando che lì attorno non c'era nessuno, ricollegò quei suoni a Jaemin. Effettivamente stava piangendo, e se ne poté accorgere da come tirava su con il naso e da come le sue mani continuavano ad andare a sfregare gli occhi che, essendo Jaemin di spalle, Renjun immaginò rossi. In quel momento gli vennero in mente le parole di Mark del giorno prima, parole che lo avevano indotto a cambiare, e tutto quello, oltre a farlo per sé stesso, lo faceva soprattutto per Mark. Così decise di mettere da parte sé stesso, i suoi sentimenti, quello che poteva provare se avesse fatto quello che aveva in mente. Così si sedette al fianco di Jaemin e con dolcezza lo abbracciò allacciando le sue braccia attorno alla vita di Jaemin. Questi si immobilizzò e divenne silenzioso. Era un'aria imbarazzata quella che aleggiava tra di loro, ed entrambi ne erano consapevoli. "Ehi, Jaemin perché piangi?". Il tono di Renjun era morbido e dolce, era come lo zucchero filato, era come un pasticcino appena sfornato, e ad entrambi sembrò di andare indietro, a quando tutto tra di loro non si era spezzato. Jaemin si lasciò andare tra quelle braccia fragili, che gli erano mancate più di una qualsiasi altra cosa. "E' successo di nuovo Renjun, ti giuro che voglio andarmene di casa. Andrei tranquillamente a vivere sotto i ponti pur di non dover sentire più le solite cose, peccato che mi manchi il coraggio" formulò debolmente Jaemin. Renjun capì al volo cos'era successo. Sospirò dispiaciuto, gli aveva sempre fatto male sentire quelle cose "Che ti hanno detto questa volta?" chiese stringendo di più a sé Jaemin. Quest'ultimo alzò le spalle "Cosa vuoi che mi dicano? Sono sempre le stesse cose, non vado bene per loro, non sono capace a fare nulla, non servo a nulla, posso anche sparire, posso anche piangere, posso anche dire che sta andando tutto una merda tra me e te, posso anche prendere i volti più alti di tutta la classe, ma loro non mi ascolterebbero e non mi considererebbero ugualmente. Si permettono di scaricare il loro stress su di me, non sanno che però ne rimango ferito. Non mi hanno mai visto piangere in camera mia, mi hanno sempre visto con la testa bassa in silenzio, a fissare il pavimento che in realtà non vedevo nemmeno per via delle lacrime che mi appannavano gli occhi. Sembra non importargli, e sono d'accordo, non sono la persona più bella del mondo, commetto solo errori e ferisco le persone, ma il rispetto lo pretendo. Sono i primi che mi hanno insegnato che il rispetto va sempre dato e poi si permettono di dirmi che non sono capace a fare nulla e mi privano delle mie cose, cose mie personali. Credono di mettermi in riga così, che finalmente un giorno mi darò da fare e diventerò un imprenditore, un presidente di qualche azienda nota. Non mi importa del futuro più avanzato, per il momento ho da pensare al presente, che ora è tutto un casino. Tu che non ci sei più, Jeno che mi ha abbandonato pure lui, e sono rimasto solo,come nei miei peggiori incubi. E sembra tutto così brutto, voler dire quello che senti ma non riuscirci. Oggi ci ho provato e ho solo visto lacrime sul volto di mia madre e rabbia negli occhi di mio padre. Sono scappato, e sono venuto qui, dove ci siamo conosciuti, non so nemmeno io perché l'ho fatto in realtà mi sembrava così giusto e così dolce tornare qui. MI è parso di sentire di nuovo la tua mano che mi accarezzava la schiena, ormai ho imparato a memoria come la tua mano percorreva la mia spina dorsale, e come le tue parole arrivavano lentamente ad aggiustarmi il cuore. Renjun mi dispiace così tanto, quando è stato il tempo di renderti felice, ti ho solo spezzato il cuore. Non avrei mai voluto spezzare tutto. E chiederti di ritornare sarebbe così egoista da parte mia, così immaturo, eppure è uno dei pochissimi pensieri che mi girano per la testa. Mi manchi, sei una delle cose più belle che ho avuto la concezione di avere. Vorrei solo che tu sapessi che ti voglio bene, un bene che non si può descrivere, un bene che è talmente profondo che è radicato nelle profondità della mia anima. E non puoi assolutamente immaginare i pianti silenziosi che faccio la notte prima di addormentarmi pensando a come ho buttato tutto. Non puoi capire quanto mi stia pentendo di aver fatto quell'errore enorme. Eppure allo stesso tempo mi sembra così sbagliata l'idea che avrei potuto continuare a fingere che tutto andasse bene e che non ci fossero delle lacune nel nostro rapporto. Mi dispiace, mi dispiace infinitamente. Vorrei solo poterti stringere più spesso. Sono andato così tanto lontano dalla mia idea iniziale, dall'idea di essere felice. E vorrei che ci fossi anche tu con me, vorrei che ci fossi anche tu con me in questo momento, perché non trovo un appoggio, non trovo una roccia, una roccia che è sempre stata lì e che ad un certo punto non c'è più. E quando mi sono reso conto che eri sparito ho sentito un vuoto enorme impossessarsi di me.". Jaemin continuava a piangere, le sue lacrime continuavano a sgorgare dai suoi occhi. Renjun lo strinse ancora di più a sé. Stava piangendo pure lui, e non voleva darlo a vedere. Anche a lui mancava Jaemin, ma non come amico, e per questo si sentiva un po' in colpa, perché tutto era nato da lì, quel luogo che, talmente preso dal suo amore sfrenato per Jaemin, aveva abbandonato i suoi ricordi. Alzò il mento di Jaemin, e gli baciò le labbra. E in quel momento sentì la mani di Jaemin sulle sue spalle, e poi non sentì più le labbra del rosa sulle sue. "No Jaemin, io non ti amo, e se sei venuto qui per cercare di tornare insieme, mi dispiace ma con questa bugia ho avuto a che fare per troppo tempo.". Renjun rimase ferito da quelle parole, ma Jaemin aveva ragione, quel bacio era solo servito a chiudere con un lucchetto quello che erano le sofferenze di Renjun. "Jaemin, non preoccuparti, sono venuto qui perché dovevo chiudere tutto, dovevo aver la consapevolezza effettiva che tutto era ormai distrutto e l'ho avuta, ora vieni qua, ci sono io." e Renjun strinse in un abbraccio Jaemin, che un istante dopo smise d piangere, stremato, e appoggiandosi al petto di Renjun, si addormentò.

E qua non conta quello che è stato
Conta quello che resta
Ma come puoi cancellare il ricordo del sole
A chi ora vive senza una finestra
Non puoi farlo no
Che non puoi farlo no

Ma è la storia di un uomo
Partito per caso
In cerca d'amore
Nel posto sbagliato

La storia di un uomo, Ultimo.

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è stato un parto.

Jaeminismysmile

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