19/12/18
Il silenzio si ciba di suoni
Anonimo
"Credo dovremmo parlare.". Renjun rabbrividì, e non solo per il freddo. Erano giorni cupi e frigidi quelli, nella quale la nebbia impediva la visione delle cose a pochi centimetri dal proprio naso. Erano giorni nella quale i bambini ridevano nei centri commerciali urlando che quello, o quest'altro, l'avrebbero chiesto a Babbo Natale nella letterina. Erano giorni nella quale le giornate erano più corte, in senso metaforico, e la notte arrivava a coprire tutto più velocemente. Erano giorni nella quale Renjun sentiva che stava commettendo un errore. E quella frase glielo confermò. "Credo che dovremmo deciderci a capire cosa esattamente siamo." Mark si tenne su la testa con la mano, mettendosi su un fianco avvicinandosi a Renjun, che nel mentre rimase disteso a guardare il soffitto, lasciando che l'odore di lavanda delle lenzuola di Mark lo inebriasse. "Non so nemmeno chi sono io Mark, dici che riuscirei a capire cosa siamo n-noi.". Mark si era accorto che aveva fatto fatica a pronunciare quella parola magica, che alla fine aveva detto balbettando. "Renjun, a me sembra che tu non voglia capire cosa siamo noi perché hai paura, non devi averne, e se ne hai vuol dire che non ti fidi.". Renjun sospirò "Vuol dire che non sono ancora pronto a dimenticare quello che è il passato.". Mark sbuffò a sua volta, sentendo il suo cuore che leggermente si crepava. Non voleva bene a Jaemin, tutt'altro, e dopo aver visto la scena di pochi giorni prima, nella quale quel ragazzo era uscito da quel bar piangendo, certo non gli era diventato simpatico. Dopo quell'episodio, della quale non aveva capito nulla, si era fatto spiegare da Renjun chi fosse Jaemin e finalmente era riuscito a dare un nome a tutto e a tutti. Quindi aveva identificato il ragazzo biondiccio che lavorava nel negozio nella quale era andato a comprare i fiori da sostituire con quelli al cimitero sulla tomba di sua madre, come Jeno, il tipo con i capelli di un rosa smarrito come le ultime foglie che ancora magicamente si trattenevano agli alberi, e che ruolo aveva la stella a fianco a se in tutto quello. E si rese conto, che ci stavano soffrendo in tre. "Dovresti, dovresti cercare di superare e voltare pagina, se vuoi possiamo farlo insieme, solo ti prego, non voglio vivere in una situazione di pieno oblio, nella quale non so nemmeno cosa sono io per te.". Renjun chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle flebili note che uscivano dal giradischi di Mark sul comodino. "Non ti nego di provare qualcosa per te Mark, ma non ti nego che tengo ancora a Jaemin.". Mark, per la prima volta da quando conosceva Renjun, sentì le lacrime agli occhi. Perché doveva essere sempre messo al secondo posto? Era tanto difficile trovare una persona che gli volesse bene, che lo mettesse al primo posto, come lui aveva fatto? Era tanto difficile una volta tanto riuscire a sorridere perché qualcuno ti diceva un ti amo sincero? "Anche io vengo da una rottura pesante Renjun.". Ci fu silenzio per un po' tra i due. Renjun si sentiva ancora più in colpa di prima. Avevano sempre parlato di lui, ma a Mark non aveva mai fatto domande, era rimasto sempre e solo ad ascoltare un silenzio che si nutriva del rumore di singhiozzi trattenuti. "N-non l-lo sapevo...". Mark, disse quello che in quel preciso momento gli venne in mente, un pensiero dettato dalla rabbia della repulsione "Certo che non lo sapevi, ti sei sempre e solo preoccupato di fare i tuoi comodi, di piangermi sulla spalla per i tuoi problemi, su una spalla che ha sopportato altri pianti oltre ai tuoi. Una spalla che però non è mai riuscita a riposarsi. Tutti vengono da me quando la loro vita non va come dovrebbe. Nessuno però, alla fine mi chiede come va la mia di vita. Nessuno dei miei vecchi amici, è venuto da me a darmi anche solo una pacca sulla spalla quando il mio ex-ragazzo mi ha lasciato. Ha buttato all'aria un tenero amore nato sui banchi di scuola del primo anno di medie..." la sua voce iniziò ad affievolirsi, e le lacrime a scendere "un tenero amore che è durato anni, tanti anni. Un amore che sembrava vero, che sembrava duraturo e che poi si è spezzato quando ho fatto incontrare lui e il mio migliore amico. E sai, ci sono rimasto male. Ci sono rimasto male quando li ho visti con i miei occhi, mentre entrambi peccavano nei miei confronti. Quel giorno ero pure felice, era otto anni che io e Donghyuck eravamo fidanzati, eravamo felici. Ma, era una mia illusione. Quello fu lo stesso giorno in cui ti vidi piangere sotto la pioggia. Avevo appena finito di piangere anche io. E quando ti ho baciato l'ho fatto perché ero talmente arrabbiato da non riuscire a ragionare lucidamente. E poi tutto si è sviluppato, tutto è diventato un fiume in piena, e tu sei andato a riempire delle ferite che erano state lasciate da un sorriso, che erano state lasciate da un bacio, che erano state lasciate da un corpo. E avrei voluto fare lo stesso, vorrei riuscire a fare lo stesso, ma mi sento così impotente ed arrabbiato. E quando ci sono quei giorni nella quale credo meno di quanto già non faccia in me stesso, scoppio a piangere in questo stesso letto, tra queste stesse lenzuola, pensando a tutte quelle volte nella quale ho fatto l'amore con il mio ex-ragazzo, nel modo più dolce che esista. Ho buttato tutte le coperte che il suo corpo avevano toccato. Pensando a tutti quei baci rubati nel sonno, di quando ancora tutto non c'era, di quando avrei potuto fare un passo indietro e non l'ho fatto. Pensando a tutti i baci dati a te invece, che sembrano un disinfettante potente per le ferite del mio cuore, ma che non sembrano lo stesso per te. Pensando a tutti quei tuoi pianti, fatti per quel Jaemin del cazzo, mentre io ero qui, pronto ad aiutarti, e non puoi capire quanto tutto questo possa fare male, tanto che a volte penso che sarebbe meglio smetterla qui, bloccare tutto e fare finta di non essere mai esistito.". Mark si bloccò. Gli mancava il respiro, le lacrime gli impedivano di vedere e i singhiozzi di respirare. I ricordi si erano fatti strada con un maremoto distruggendo tutto. E sentiva così tanto freddo attorno a sé, sentiva la mancanza di qualcosa e di qualcuno, che gli volesse bene che lo amasse. "Le lacrime scorrono sul tuo viso. Quando perdi qualcosa che non puoi riavere. Le lacrime scorrono sul tuo viso e sul mio. Le lacrime scorrono sul tuo viso. Ti prometto che imparerò dai miei errori. Le lacrime scorrono sul tuo viso e sul mio.", ora questo intonava la canzone che veniva riprodotta dal giradischi sul comodino, all'interno di quella stanza, nella quale Mark venne avvolto in un abbraccio e la sua testa venne appoggiata sulla spalle di qualcuno, un qualcuno che subito lo baciò. Ma entrambi sapevano che quello che era appena successo non era ancora abbastanza.
È rimasto il tuo profumo in questa casa che ora è triste
sopra il pianoforte ho messo le tue foto già riviste
È rimasta la collana che ti avevo regalato
Per quella corsa verso il mare sono ancora affaticato
Io che perdo già in partenza mentre parlo nei tuoi occhi
Tu sorridi e non ci pensi e chiudi a chiave i sentimenti
È rimasta la paura di non essere abbastanza
E l'amore non esiste per chi è sempre stato senza
Cosa pensi sia servito, vedi adesso cosa siamo... due puntini da lontanoOvunque tu sia, Ultimo.
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Che dire care persone, ho pubblicato una Changlix, e mi piacerebbe voi andaste a dare un'occhiata.
Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se vi giuro, mi è salita una tristezza rileggendolo, che è assurda, va bé, perdonatemi, è che non è il migliore dei periodi.
Jaeminismysmile
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❝ pianeti ❞
FanfictionNoi, esseri finiti, personificazioni di uno spirito infinito, siamo nati per avere insieme gioie e dolori; e si potrebbe quasi dire che i migliori di noi raggiungono la gioia attraverso la sofferenza. Ludwing Van Beethoven Sequel di Peter Pan