⏪ Inverno

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Inverno, la neve aveva ricoperto l'asfalto e dipinto di bianco i cipressi di quel cimitero di città. Una donna, lei, aveva in mano un mazzo di fiori bianchi e viola: stava varcando il cancello dell'enorme spazio aperto.

Le lapidi delle tombe, decorate da fiori finti o freschi e qualche lumino, e dalla neve caduta la sera prima, poste ordinatamente in linea, le mettevano una certa angoscia, così come il profumo morto dei petali colorati.

Passò prima per la tomba della sorella, lasciò un fiore, le raccontò qualcosa -novità degli ultimi giorni, del nuovo lavoro- come l'era solito fare, poi si dovette allontanare per raggiungere un'altra ala dell'immenso cimitero, questa volta si fermò davanti una modesta lapide, vi erano due lumini in croce e un vaso di fiori finti.

Al centro, la foto di un ragazzo giovane, bello, sorridente ma dagli occhi cerchiati, lo sguardo stanco e il viso scavato. Lesse il nome: Falco Flashman.

Lei sospirò e s'inginocchiò sulla tomba non facendo caso al freddo pungente della neve sulle ginocchia, ancora non ci aveva fatto l'abitudine a vedere i suoi occhi in una semplice fotografia, e nemmeno alla sua mancanza, nonostante quello che successe tra loro.

Si portò una mano sul petto per provare a placare l'improvviso dolore, pur sapendo che non sarebbe stato possibile, ricordando quando venne a sapere da Skip che il fratello maggiore era stato trovato morto in un vicolo con un colpo di pistola dietro la nuca.

Le disse, Skip, che da quando avevano litigato, Falco non tornava più a casa per giorni e, quando lo faceva, rimaneva chiuso in camera sua a fumare, a bere fino al coma etilico e un paio di volte era scampato alla morte per merito dei suoi fratelli anche se, quella notte, però, non potettero fare nulla. Nessuno poté fare qualcosa.

Ricordò di essersi sentita male, nonostante il rancore nei suoi confronti per aver portato sua sorella via da lei, gli voleva ancora bene, ha speso settimane intere a piangere quegli occhi e quel sorriso che non avrebbe potuto più avere.

Prese il vaso pieno di fiori di plastica, eccessivamente colorati per i suoi gusti, che stonavano con l'atmosfera malinconica e il bianco candido della neve, li tolse dal vaso e li andò a buttare nel grande bidone colmo di fiori appassiti e candelotti consumati.

Riempì il vaso d'acqua alla fontana e lo riportò alla tomba, lì mise i fiori che aveva comprato e poggiò il vaso accanto alla lapide. S'inginocchiò di nuovo davanti alla sua foto e non poté non lasciar scorrere qualche lacrima silenziosa sulle sue soffici guance.

Le sembrava di sentire ancora i suoi abbracci, i suoi baci, i suoi respiri caldi, il suo profumo che sapeva di erba la maggior parte del tempo.

Si strinse tra le braccia cercando quel conforto che da tanto non riusciva più ad avere, si asciugò le lacrime e sospirò, tirò fuori dalla tasca del giubbotto la sua collana preferita, una finta pietra acquamarina attaccata a un gancio, e la appese alla cornice della foto di Falco, con l'indice ne accarezzò il vetro
«Anche se hai rovinato la vita della mia famiglia, voglio farti compagnia in questo posto così triste»
Si alzò in piedi senza distogliere lo sguardo dalla fotografia, altre lacrime bagnarono il suo viso
«Dovrei odiarti con tutta me stessa, non sarei dovuta più tornare qui»
Silenzio
«Però continuo a farlo»
Mormorò
«Perché continuo a tornare?».

Si aggiustò una ciocca ribelle dietro l'orecchio
«Le prime settimane, dopo aver scoperto quello che avevi fatto, era così, ti odiavo, Dio, se ti odiavo e non ti sto a dire quante volte ho invocato questo momento»
Ammise tristemente
«Ma quando ho saputo che ti avevano ucciso perché non avevi saldato dei debiti, non mi sono sentita meglio, anzi»
Prese un lungo respiro, poi espirò di colpo
«Perché non mi hai detto nulla? Credevo che noi ci raccontassimo tutto...».

Si levò un vento leggero, freddo e pungente, che le accarezzò il viso e i capelli
«Mi manchi tanto e manchi tanto anche ai tuoi fratelli»
Tirò su col naso
«Spero vivamente che tu e tua madre siate insieme in questo momento... e che tu abbia incontrato anche mia sorella»
Rimase solo un attimo a guardare la foto, una lacrima solitaria le bagnò la fredda guancia
«A presto».

Candidi fiocchi scendevano leggiadri dal cielo bianco mentre lei era sulla via di casa, ingoiò più volte il magone che si era formato attorno alla sua gola nel tentativo di non spendere altre lacrime.

Durante il tragitto si fermò dopo che la sua attenzione fu catturata da due denti di leone che spuntavano dal sottile strato di neve.

Vicini, danzavano allegri mossi dal vento, mostrando il loro acceso colore giallo. Erano soli in quella distesa di neve.

Soli contro il mondo. Proprio come lo erano lei e Falco, ma destinati ad appassire per il freddo della stagione invernale.

Giovane Disorientato-Falco Flashman (Reader Insert)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora