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Si svegliò nudo nel suo letto, Falco, accanto a lui la sua fidanzata dormiva beatamente, sorrise al dolce pensiero della notte passata a fare qualcosa di diverso dal sesso: l'amore.

Perché si sente, quando si fa l'amore, qualcosa di più dolce, tenero e non volgare e sporco.

La abbracciò da dietro sentendo il disperato bisogno di percepire il calore del suo corpo, le baciò il collo e la testa, avrebbe voluto fermare il tempo e rimanere in quell'attimo per sempre, con lei tra le sue braccia per proteggerla da qualsiasi male.

Avevano deciso di uscire, quel pomeriggio, come una coppia normale, magari andare al cinema o in una gelateria.

Falco era appena uscito dalla sua stanza, dopo aver dato un bacio alla sua fidanzata, per andare in bagno a prepararsi: lei era rimasta sola nella stanza del suo ragazzo.

Non aveva mai curiosato in giro per rispetto e privacy nei suoi confronti ma quel giorno la tentazione fu troppo forte.

Mentre gironzolava per la stanza, si fermò alla scrivania di Falco, più ordinata del solito.

Osservandola, notò un cassetto semi aperto, dove s'intravedevano delle carte, rimase a contemplarle per qualche attimo mentre, dentro di lei, una piccola battaglia prese piede: curiosare o lasciar perdere. L'impulso fu troppo forte e lei non poté resistere.

Diede uno sguardo alla porta aperta e poi, più silenziosamente che poteva, aprì il cassetto: fascicoli. Piccoli fascicoli con sopra dei nomi, probabilmente i suoi clienti.

Li sfogliava leggendo i nomi di tutti quelli che compravano erba da lui e si stupì nel vedere che vi erano anche alcuni dei loro ex compagni di scuola, addirittura indebitati e si parlava di somme molto salate.

Fu l'ultimo fascicolo a farla pietrificare completamente, il suo cervello ci mise qualche secondo per elaborare le informazioni, poi sentì un vuoto, la testa prese a girarle e si sentiva stanca, quasi svenire.

Non riusciva a muoversi.

Sull'ultimo fascicolo vi era il nome di sua sorella. Lo aprì. Vi era incollata una sua foto, il viso era cancellato da una grande "x", il cui tratto usciva anche dai margini dell'immagine, fatta con un pennarello nero a punta doppia, tutti i suoi dati erano lì: data e luogo di nascita, quello che aveva comprato da lui, il prezzo e la data di morte.

Il giorno, il mese e l'anno della sua morte. Tutte su quel fascicolo trovato nella camera del suo fidanzato.

Si accorse dopo che le sue mani stavano tremando, di avere la tachicardia, di sudare e di avere l'affanno.

Quando Falco tornò in camera, indossava i suoi vestiti buoni e i capelli erano ordinati, rimase confuso nel vedere lei in piedi, immobile, davanti alla sua scrivania.

Corrugò la fronte
«Amore, tutto bene?»
Si avvicinò a lei e poggiò una mano sulla sua spalla, fu un attimo, lei si girò di scatto e, d'istinto, gli diede un sonoro schiaffo sulla guancia.

Si portò le mani sulla guancia che bruciava a causa del ceffone, Falco, che rimase sorpreso dal suo gesto
«Ma che cazzo di problemi hai?!»
La guardò infuriato, ma il sangue gli si gelò nelle vene quando vide, nelle sue mani, uno dei fascicoli dei suoi clienti che teneva custoditi in uno dei cassetti della scrivania.

Quando incontrò i suoi occhi, solo una cosa riuscì a vedere: rancore, oppure, odio, assieme alle lacrime abbondanti che avevano iniziato a bagnarle le guance
«Figlio di puttana»
Sibilò lei
«Brutto stronzo!»
Urlò lanciandogli addosso il fascicolo di sua sorella, assieme agli altri dei suoi clienti, con tutta la rabbia che aveva in corpo.

«Perché?!»
Urlò lei
«Perché?!»
I suoi erano urli straziati accompagnati da un pianto disperato.

Falco la osservava inerme
«Tu lo sapevi! È colpa tua!»
Rovesciò la sedia della scrivania sul pavimento con forza
«Le hai venduto delle cazzo di pasticche!»
Prese il bilancino e lo scaraventò sul pavimento
«Basta!»
Ordinò Falco prendendola per polsi
«Non era una mia cliente! Io non vendo quella droga! Ho dovuto farlo per un collega!»
«E ti sembra una cazzo di giustificazione?!»
Si dimenava disperata per fuggire alla stretta
«Era tua amica e tu le hai venduto la morte!»
Riuscì finalmente ad allontanarsi, tremava mentre le lacrime scendevano ininterrotte, aveva il fiato corto, lui rimase fermo
«E tu lo sapevi»
Sussurrò
«Al funerale, hai avuto anche la cazzo di faccia tosta di presentarti!».

Si fiondò verso di lui e lo prese per il colletto della maglia, lo guardava negli occhi neri
«Mia madre era piegata sulla sua cazzo di bara a piangere come una disperata! Non hai provato nemmeno un minimo di senso di colpa figlio di puttana?! Hai distrutto una famiglia!»
«No!»
Sbraitò lui, ma mai fu affermazione più sbagliata e falsa, perché dire "no" quando lui davvero si sentì un infame, un disgraziato, vedendo un'intera famiglia cadere a pezzi per della droga che lui aveva venduto?

«Promettimi che non glielo dirai»
Lo supplicò la sorella di lei porgendogli i soldi, lui scosse la testa
«Io non capisco perché...»
«Ne ho bisogno, per favore»
Di nuovo lo supplicò
«Lo devo fare per un amico»
Mentì lei.

Che sciocco che era stato a crederci, non avrebbe mai dovuto vendergliela, non avrebbe mai dovuto accettare la richiesta del suo collega. Lui non doveva avere nulla a che fare con lui, nulla.

Lei lo guardò disgustata e si sentì lacerare l'anima, gli lasciò il colletto e fece un passo indietro
«Ed io che credevo...»
Singhiozzò lei interrompendo la frase a metà, non sapendo nemmeno lei cosa credeva di lui, non lo sapeva più.

«Che cosa credevi?»
Le domandò sfacciato, Falco, i loro sguardi s'incrociarono
«Ti amavo, cazzo! Vaffanculo, Falco! Vaffanculo!»
Sbraitò lei, infine, uscendo di corsa dalla palazzina.

Dovette asciugarsi più volte le lacrime per vedere dove stesse andando, correva, veloce come il vento, per scappare da quel posto che una volta le dava gioia e pochi minuti prima si trasformò nell'inferno.

La sua corsa non durò molto.

Sentì le forze venir meno, perse l'equilibrio e cadde a terra, in ginocchio, mentre respirava a fatica. Si accasciava poco alla volta sul marciapiede della strada desolata, ormai senza forze, non riusciva nemmeno a chiamare aiuto.

Le palpebre pesavano e minacciavano di chiudersi, lo avrebbero fatto ma fu in quel momento che ebbe una visione eterea: sua sorella era lì, accanto a lei, le sorrideva dolcemente, era bella e un'aura bianca la avvolgeva. Era un angelo.

In quel momento si chiese se fosse sveglia o se quello che aveva appena vissuto era solo un terribile incubo e questa ne era la prova. Sperava di svegliarsi accanto a Falco, sperava di svegliarsi felice.

Sperare. Era l'unica cosa che le era rimasto da fare.

«Sorella mia»
Parlò la visione
«Sei stanca?»
La più grande mugugnò stanca, l'altra continuava a sorridere
«Ora riposerai e starai subito meglio, fidati»
La più piccola le accarezzò il viso
«Non sarai mai sola, sorella, mai».

Giovane Disorientato-Falco Flashman (Reader Insert)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora