Capitolo 9

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Il giorno dopo, che era sabato, Angela ed Emanuele si diedero appuntamento sulla spiaggia, dove avrebbero raccolto conchiglie.
《Guarda un po' che bella questa!》fece lui, mostrandogliene una molto bella e grande.
《Miii, manco ad Aci ne viddi così bedduzze!》esclamò estasiata la bambina.
《E questa qui?》chiese Emanuele prendendone un'altra.
《È veramente bello raccogliere tutte queste conchiglie... Chi lo teneva prima il tempo di farlo?》ricordò lei ripensando alla Sicilia.
《Cosa facevate?》domandò il bambino.
《Papà pescava e vendeva il suo pesce al mercato, noi facevamo lo stesso coi prodotti dell'orto e dei nostri animali, e infine salavamo le acciughe》raccontò la piccola Salina.
《Ed eri felice?》chiese il ragazzino.
《Sì》rispose l'una.
《Più felici che adesso?》insistette l'altro.
《Adesso è tutto diverso. Abbiamo sempre fatto tutto da sole, e quando arrivammo alla villa ci ritrovammo piene di servitori... La zia dice che è normale per le persone come noi, ricche e nobili... Ma io ancora una persona semplice mi sento!》affermò la prima.
《Io non ti posso capire molto, perché sono nato ricco, ma comunque ti credo》disse genuinamente il secondo.
《Miii, guarda che bedda sta conchiglia che trovai!》esclamò Angela, trovandone una dalla forma frastagliata e dai colori suggestivi.

***

Intanto alla villa Rosaria ripensava alle parole della contessa Scapece sul ruolo della sua ricchezza nel riprendersi il marito: ci aveva pensato anche lei all'inizio, ma non aveva incluso anche l'importanza dell'interesse che Marta stava provando per Gennaro, e che poteva distrarlo e allontanarlo definitivamente da Ambra Filangieri.
Il denaro e la figlia maggiore erano le sue armi vincenti: si augurò di saperle utilizzare bene.
《Mammà, io esco》fece all'improvviso la voce di Teresa.
《E dov'è che vai?》domandò la madre.
《A vedere le rovine antiche, con Arturo》rispose la ragazza.
《Non vi farà male tutta questa antichità?》commentò sua madre in tono di sfottò.
《A Marta non avresti fatto tutte queste domande》ribattè seccata Teresa.
《Tua sorella ha vent'anni ed esce con gente che conosco. Di questo Arturo invece so soltanto che sta nella tua stesse scuola》replicò Rosaria.
《Anche Emanuele è un compagno di classe di Angela, però loro li lasciasti uscire stamattina!》fece la giovane.
《Loro carusi sono. Tu e Arturo siete più grandi e più svegli. Non sta bene che uscite da soli, in pieno giorno, davanti a tutti》affermò la madre.
《E io vorrei ricordarti che siamo a Napoli, ma quando fai così sembra di stare ancora ad Aci Trezza!》sbottò la ragazza, andandosene via sbattendo la porta.
Rosaria sospirò: la città stava forse facendo un effetto negativo sulle sue ragazze?
"Ad Aci Trezza Teresa mai si comportò così. Marta sì, ma Teresa mai" pensò.
Si augurò che l'amore non venisse a bussare troppo presto alla porta delle sue figlie più piccole.

***

Arturo aspettava Teresa sotto casa. Quando la ragazza scese, lui sorrise.
《Non vedo l'ora di andare a vedere queste rovine》commentò lei.
《Vedrai, ti piaceranno》promise il ragazzo.
Si incamminarono per le vie di Napoli, contenti e col cuore leggero nonostante la rissa tra i genitori di lei su tutti i giornali.
Arrivarono poco fuori città e lo spettacolo che si manifestò davanti agli occhi della ragazza fu grandioso: rovine di età greco-romana le si stagliavano davanti, baluardi di un passato lontano e maestoso.
《Vedi, Napoli era una colonia greca. I Greci non provenivano da una terra molto fertile, perciò vennero in Italia. Un tempo questa città si chiamava Neapolis, Città Nuova, ed era un centro di cultura e potere ancora prima di Roma》narrò lui.
《Quante cose che sai, anche più di me...》si complimentò la ragazza.
《Adesso le sai anche tu》le sorrise Arturo. Teresa sorrise a sua volta: quel ragazzo magro e colto le faceva dimenticare tutti i problemi.

***

Marta nel frattempo guardava il mare dal terrazzo e per la prima volta non le faceva pensare a quanto avesse nostalgia della Sicilia, ma a quanto fosse fortunata a trovarsi lì in quel momento.
《Però, vi piace proprio tanto questo terrazzo, eh?》esordì Alfonso, spuntando all'improvviso dietro di lei.
《Alfonso, tu qua stai? Un colpo mi facesti pigliare!》si spaventò lei.
《Stavate pensando al vostro Gennaro Esposito, vero?》la stuzzicò lui.
《E se anche fosse lo vengo a dire a tia?》replicò la Salina.
《Mamma mia, che aggressività... Dovreste moderarvi un poco, altrimenti lo farete scappare!》commentò Capuano.
《Io non faccio scappare nessuno anche perché lui fidanzato è!》ribattè la giovane.
《Però lo desiderate...》continuò il factotum.
《E come mai tutta questa curiosità? Non sarai mica geloso...》osservò l'una.
《No che non lo sono》rispose l'altro.
《E allora perché ti presero i cinque minuti l'altro giorno al Palazzo Reale?》insistette la prima.
《Perché mi avete scaricato appena avevate capito che non vi servivo. Ho capito che siete signora e padrona, ma le persone sono fragili, se le butti a terra si rompono...》le spiegò il secondo.
Marta sgranò gli occhi. 《Miii, e che sono, un servizio buono?》chiese stupita.
Alfonso sorrise intenerito dal fatto che la ragazza prendesse tutto alla lettera.
《No, signorina Marta, è solo un modo di dire, ma molto efficace》disse.
《Ah d'accordo. Allora starò attenta a non farti fare la fine del servizio buono quando cade!》promise Marta, tornando dentro.
Alfonso sorrise di nuovo e scosse leggermente la testa. Si stava affezionando, e pregava ogni sera la Madonna del Carmelo affinché quell'affetto non si tramutasse in altro.

***

Nel frattempo Rosaria si era fatta accompagnare fino all'appartamento in cui Calogero abitava con Azzurra e Ambra.
Si era fatta dire l'indirizzo da sua sorella per sfinimento, promettendole di non agire d'impulso. Marisa l'aveva guardata inarcando un sopracciglio ma alla fine aveva voluto crederle.
La donna osservò la palazzina: non era una capocchia, pensava peggio.
Quando suonò alla porta, Azzurra le aprì e a vederla sbiancò.
《Guardi che vengo in pace. Calogero ci sta? Vorrei parlare a tutti e due》esordì la Salina.
《Calò! È arrivata mugliereta!》lo chiamò Azzurra.
L'uomo arrivò, guardando la moglie terrorizzato.
《Ha detto che viene in pace》si affrettò a spiegare la compagna.
Calogero però non si fidava, non dopo la sceneggiata di Rosaria alla villa della contessa Scapece.
《Accomodati》fece sospettoso, guidandola in salotto. Azzurra li seguì e i tre si sedettero.
《Sono venuta a dirvi che mi dispiace per tutto quello che successe due giorni fa. Non volevo, arrabbiata ero...》esordì la Salina.
《Lo immagino》rispose la Filangieri. "No, non lo immagini, svergognata. Non immagini niente" pensò la siciliana, che invece disse tranquilla: 《Finalmente ho capito che ognuno di noi ha la sua vita...》
《E meno male!》sospirò Calogero.
《L'unica cosa a cui dobbiamo pensare sono le nostre figlie. Marta è molto bella e sicuramente presto troverà marito, Angela crescerà in un ambiente dignitoso e Teresa, dovresti vedere quanto è intelligente...》affermò Rosaria.
《Me ne accorsi. Sei tu che non volesti farla studiare oltre le elementari!》ricordò suo marito.
《Sì lo so, ma adesso dimentichiamoci il passato e pensiamo ad una vita nuova!》propose lei.
《Io sono d'accordo》s'inserì Azzurra.
《E va bene》concluse Calogero.
Pochi minuti dopo Rosaria salì soddisfatta nella limousine guidata da Ciro.
"Che fesso che sei, marito mio!" disse tra sé e sé.

Il canto del mandolino [Saga del Boom Economico]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora